Henry Miller: differenze tra le versioni

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Abito a villa Borghese. Non un granello di polvere, non una sedia fuori posto. Siamo soli, e siamo morti.<br>
Ieri sera Boris si è accorto di avere i pidocchi. Gli ho dovuto radere le ascelle, ma il prurito non ha smesso. Come si fa a prendere i pidocchi in un posto bello come questo? Ma non pensiamoci. Non ci saremmo mai conosciuti cosí intimamente, Boris ed io, se non fosse stato per i pidocchi.<br>
Boris mi ha fornito poco fa un compendio di come la vede. È un profeta del tempo. Farà brutto ancora, dice. Ci saranno ancora calamità, ancora morte, disperazione. Non c'è il minimo indizio di cambiamento. Il cancro del tempo ci divora. I nostri eroi si sono uccisi, o s'uccidono. Protagonista, dunque, non è il Tempo, ma l'Atemporalità. Dobbiamo metterci al passo, passo serrato, verso la prigione della morte. Non c'è scampo. Non cambierà stagione.<br />
{{NDR|Henry Miller, ''Tropico del Cancro'', traduzione di Luciano Bianciardi, Feltrinelli, 1987}}
 
===Citazioni===
*''Voi mi dareste fastidio?'' No, beati scarafaggi, non mi darete fastidio. ''Voi mi nutrite''. State seduti l'uno accanto all'altro e io so che fra voi c'è un abisso. La vostra vicinanza è la vicinanza dei pianeti. Io sono il vuoto in mezzo a voi. Se io me ne vado, non vi resta più vuoto in cui nuotare. (p. 39; 1987)
*La madama è in piedi accanto al bidet e impreca e sputa. Ci sono anche le ragazze, con le salviette in mano. Ci siamo tutti e cinque, a guardare il bidet. Nell'acqua galleggiano due [[feci|stronzi]] enormi. La madama si china e ci mette sopra una salvietta. "Terribile! Terribile!" geme. "Mai visto una cosa cosí! Maiale. Sporco porcello!"<br />Il ragazzo indù mi guarda con aria di rimprovero. "Dovevi dirmelo!" fa. "Non sapevo che non sarebbe passata. Ti ho chiesto dove andare e tu mi hai detto di farla lí." Sta quasi per piangere. (p. 97; 1987)
*Pure, non riesco levarmi di mente lo scarto che c'è fra [[idea|idee]] e [[vita]]. Uno scarto permanente, per quanto noi cerchiamo di celarlo con lucida tenda. E non va. Le idee debbono sposarsi all'azione; se in loro non vi è sesso, non vita, non c'è azione. Le idee non possono esistere da sole nel vuoto del pensiero. Le idee sono in rapporto con la vita: idee di fegato, idee di reni, idee interstiziali, ecc. Se fosse stato sol per amore di un'idea, [[Niccolò Copernico|Copernico]] non avrebbe infranto il macrocosmo esistente e [[Cristoforo Colombo|Colombo]] non avrebbe dato alla fonda nel Mar dei Sargassi. L'estetica dell'idea produce vasi di fiori e i fiori si mettono alla finestra. Ma se non c'è né pioggia né sole a che serve mettere i fiori alla finestra? (p. 230; 1987)
*Se un umano mai osasse tradurre tutto quello che ha nel cuore, mettere giù quella che è la sua vera esperienza, quel che è veramente verità, io credo che allora il [[mondo]] andrebbe infranto, che si sfascerebbe in frantumi, e né dio, né accidente, né volontà potrebbe mai radunare i pezzi, gli atomi, gli elementi indistruttibili che componevano il mondo. (p. 236; 1987)
*Una volta pensavo che essere umano fosse la maggior meta dell'uomo, ma oggi vedo che questo significa distruggermi. Oggi mi vanto di poter dire che sono ''disumano'', che appartengo non agli uomini e ai governi, che non ho nulla a che fare coi credi e coi principî. Non ho nulla a che fare con la cigolante macchina dell'umanità – io non appartengo alla terra! (p. 240; 1987)
 
==[[Incipit]] di alcune opere==