Paolo Flores d'Arcais: differenze tra le versioni

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*Il [[Gesù]] di cui parla [[Joseph Ratzinger]] nel suo libro appena uscito (Gesù di Nazaret – Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, che segue il primo volume pubblicato nel 2007) non è invece Gesù, bensì il Cristo dogmatizzato dai Concili di Nicea (325) e Calcedonia (451), dominati e decisi dagli imperatori di Roma, che con il Gesù della storia nulla ha a che fare e anzi contraddice e nega sotto ogni aspetto essenziale. [...] Spiace dirlo, ma per tener fede alla spericolata pretesa di dimostrare la continuità tra Gesù di Galilea e il Cristo di Nicea, il professor Joseph Ratzinger è costretto a prodursi in quelle che sotto il profilo storico sono vere e proprie falsità, talvolta incredibilmente smaccate. (da ''[http://temi.repubblica.it/micromega-online/gesu-non-era-cristiano/ Gesù non era cristiano]'', ''MicroMega'', 25 marzo 2011)
*Le aspre divisioni che ancora sussistono tra chi vede Gesù come uno "zelota" rivoluzionario oppure, sul versante opposto, come un semplice maestro di saggezza, e tutta la gamma delle posizioni intermedie che comunque contrastano con il "mainstream" del Gesù predicatore e guaritore di un incombente "fine dei tempi", non mettono mai in discussione, infatti, ciò che è acquisizione comune: Gesù non si proclamò mai Figlio di Dio nel senso della "Seconda Persona", non fondò nessuna Chiesa (ne nacquero moltissime, ciascuna con il suo "vangelo" spesso incompatibile con quelli concorrenti, e la tradizione che per prima scolorì fu proprio quella della comunità originaria di Gerusalemme – che sopravvive forse nella "eresia" degli ebioniti – il cui capo del resto era il fratello di Gesù, Giacomo, e non Pietro), i racconti delle "apparizioni" per provare la risurrezione "differiscono sotto ogni profilo" e "sono impossibili da conciliare" (Bart D. Ehrman). (''ibidem'')
*La diseguaglianza, il conformismo, la paura, sono i vettori socio-psicologici attraverso cui il potere degli establishment nega nella vita quotidiana l'effettiva [[autonomia]] di ciascuno, solennemente sbandierata e analiticamente ricamata negli articoli delle Costituzioni democratiche.<ref>Da ''Rivolta o ideologia'', in ''Un'onda vi seppellirà'', supplemento a ''MicroMega'' n. 6/2008 (ISSN 97703497371038004), p. 3.</ref>
* Se la filosofia è, in obbedienza alla sua etimologia, amore per la sapienza, passione per il sapere accertabile, dunque critica di ogni superstizione, di ogni pensiero magico, di ogni ''religio'' semplicemente tramandata, insomma attività di dis-incantamento, allora l'[[ateismo]] dovrebbe essere, già da molto tempo, l'orizzonte "normale" e addirittura ovvio della filosofia. (da ''Atei o credenti?'', con [[Michel Onfray]] e [[Gianni Vattimo]], Fazi Editore, Roma, 2007, p. 3)