Philip Roth: differenze tra le versioni

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==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Addio, Columbus''===
La prima volta che la vidi, Brenda mi pregò di tenerle gli occhiali. Poi avanzò fini all'orlo del trampolino e scrutò la piscina, strizzando gli occhi; ma fosse pur stata asciutta, ella non se ne sarebbe accorta, tanto era miope. Si lanciò in un tuffo armonioso e un momento dopo tornò verso il margine della vasca, la testolina dai corti capelli rossi alta sull'acqua come una rosa dal lungo stelo.
 
===''Everyman''===
Intorno alla fossa, nel cimitero in rovina, c'erano alcuni dei suoi ex colleghi pubblicitari di New York che ricordavano la sua energia e la sua originalità e che dissero alla figlia, Nancy, che era stato un piacere lavorare con lui. C'erano anche delle persone venute su in macchina da Starfish Beach, il villaggio residenziale di pensionati sulla costa del New Jersey dove si era trasferito dal Giorno del Ringraziamento del 2001: gli anziani ai quali fino a poco tempo prima aveva dato lezioni di pittura. E c'erano i due figli maschi delle sue turbolente prime nozze, Randy e Lonny, uomini di mezza età molto mammoni che di conseguenza sapevano di lui poche cose encomiabili e molte sgradevoli, e che erano presenti per dovere e nulla più. C'erano il fratello maggiore, Howie, e la cognata, venuti in aereo dalla California la sera prima, e c'era una delle sue tre ex mogli, quella di mezzo, la madre di Nancy, Phoebe, una donna alta, magrissima e bianca di capelli, col braccio destro inerte penzoloni sul fianco. Quando Nancy le chiese se voleva dire qualcosa, Phoebe scosse timidamente il capo, ma poi finì per dire con voce sommessa, farfugliando un po': –È talmente incredibile... Continuo a pensare a quando nuotava nella baia... Tutto qui. Continuo solo a vederlo mentre nuota nella baia-. E poi c'era Nancy, che aveva organizzato tutto e fatto le telefonate a quelli che erano venuti per evitare che al funerale venissero solo sua madre, lei, il fratello del defunto e la cognata. C'era solo un'altra persona la cui presenza non era sta sollecitata da un invito, una donna robusta con una simpatica faccia tonda e i capelli tinti di rosso che era venuto spontaneamente al cimitero e si era presentato col nome di Maureen, l'infermiera privata che l'aveva assistito dopo l'operazione al cuore di qualche anno prima. Howie si ricordava di lei e andò a darle un bacio sulla guancia.
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===''Lamento di Portnoy''===
Mi era così profondamente radicata nella coscienza, che penso di aver creduto per tutto il primo anno scolastico che ognuna delle mie insegnanti fosse mia madre travestita. Come suonava la campanella dell'ultima ora, mi precipitavo fuori di corsa chiedendomi se ce l'avrei fatta ad arrivare a casa prima che riuscisse a trasformarsi di nuovo. Al mio arrivo lei era già regolarmente in cucina, intenta a prepararmi latte e biscotti. Invece di spingermi a lasciar perdere le mie fantasie, il fenomeno non faceva che aumentare il mio rispetto per i suoi poteri. Ed era sempre un sollievo non averla sorpresa nell'atto dell'incarnazione, anche se non smettevo mai di provarci; sapevo che mio padre e mia sorella ignoravano la vera natura di mia madre, e il peso del tradimento, che immaginavo avrei dovuto affrontare se l'avessi colta sul fatto, era più di quanto intendessi sopportare all'età di cinque anni. Credo addirittura di aver temuto che, qualora l'avessi vista rientrare in volo da scuola attraverso la finestra della camera o materializzarsi nel grembiule, membro dopo membro, da uno stato d'invisibilità, avrei dovuto per questo morire.
 
===''Addio, Columbus''===
La prima volta che la vidi, Brenda mi pregò di tenerle gli occhiali. Poi avanzò fini all'orlo del trampolino e scrutò la piscina, strizzando gli occhi; ma fosse pur stata asciutta, ella non se ne sarebbe accorta, tanto era miope. Si lanciò in un tuffo armonioso e un momento dopo tornò verso il margine della vasca, la testolina dai corti capelli rossi alta sull'acqua come una rosa dal lungo stelo.
 
===''La mia vita di uomo ''===
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In primo luogo, la sua infanzia da cucciolo, la sua ben protetta adolescenza, nella casa paterna di Camden, sopra il paterno negozio di calzature. Per diciassette anni, l'adorato rivale di quell'indefesso collerico scarparo (nient'altro, amava dire, che un povero ciabattino ma aspettate, diceva, e vedrete) che gli dava da leggere, da ragazzino, ''L'arte di conquistar gli amici'' di Dale Carnegie, onde temprarne l'arroganza, e gli offriva il proprio esempio, onde rafforzarla.<br>
{{NDR|Philip Roth, ''La mia vita di uomo'', traduzione di Pierfrancesco Paolini, Bompiani, 1975}}
 
===''Nemesi''===
Il primo caso di polio quell'estate si verificò agli inizi di giugno, subito dopo il Memorial Day, in un quartiere italiano povero all'altro capo della città rispetto al nostro. Dall'angolo sudoccidentale di Newark, nella zona ebraica di Weequahic, noi non ne venimmo a conoscenza, e non venimmo a conoscenza nemmeno dei casi successivi, una decina, sparpagliati in quasi tutti i quartieri tranne il nostro. Solo il 4 luglio, quando in città si registravano già quaranta casi, sulla prima pagina del quotidiano della sera comparve un articolo dal titolo ''Autorità sanitaria allerta i genitori contro la polio'', in cui si riportavano i consigli alla famiglia del dottor William Kittell, direttore del servizio sanitario locale: tenere sotto stretta osservazione i propri figli e contattare un medico se un bambino mostrava sintomi come mal di testa, mal di gola, nausea, torcicollo, dolori alle articolazioni o febbre.
 
==Citazioni su Philip Roth==
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*Philip Roth, ''La mia vita di uomo'', traduzione di Norman Gobetti, Einaudi, 2011. ISBN 9788806205140
*Philip Roth, ''Lamento di Portnoy'', traduzione di Roberto C. Sonaglia, Einaudi, Torino 2000.
*Philip Roth, ''Nemesi'', traduzione di Norman Gobetti, Einaudi, 2011. ISBN 9788806200947
*Philip Roth, ''Operazione Shylock'', traduzione di Vincenzo Mantovani, Einaudi, Torino 1998.
*Philip Roth, ''Pastorale americana'', traduzione di Vincenzo Mantovani, Einaudi, Torino 1998.