Bhagavadgītā: differenze tra le versioni

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[[File:Bhagavad Gita, a 19th century manuscript.jpg|thumb|Bhagavadgītā: manoscritto indiano del XIX secolo]]
'''''Bhagavadgītā''''' o '''(''Il canto del Beato'''divino''<ref>''BeatoDivino'' è unqui appellativoriferito dia [[Krishna|Kṛṣṇa]].</ref>; devanāgarī: '''भगवद्गीता'''), è un episodio del poema epico indiano ''[[Mahābhārata]]''. Nell'Induismo ha valore di testo sacro.
 
===[[Incipit]]===
==''Bhagavadgītā''==
===[[Incipit]]===
'''Dhritarashtra''' Che cosa fecero i miei figli, le cattive, seducenti tendenze mentali e dei sensi, opposti alle pure tendenze mentali discriminative, radunatisi sulla sacra pianura del campo di battaglia della Vita (dharmakshetra) desiderosi di darsi battaglia psicologica e morale.<br />
'''Sanjaya''' Allora Re Duryodhana, dopo aver visto le armate dei Pandava schierate in ordine di battaglia, si rifugiò dal suo precettore Drona, e così gli parlò:<br />
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"Ascolta anche, o Fiore dei Brahmini due-volte-nati, chi sono i generali del nostro esercito che si distinguono tra noi; te li nominerò per tua conoscenza.
 
===Citazioni===
*I veri saggi però non s'affliggono né per i vivi né per i morti. ('''Il Beato''', II: 11)
*Fiore tra gli Uomini, colui che non può essere turbato da queste cose [i sensi], chi rimane calmo ed equanime nel dolore e nel piacere, lui solo è degno d'ottenere l'[[immortalità]]. ('''Il Beato''', II: 15)
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*Chi studia e conosce (percepisce intuitivamente) questo sacro dialogo tra noi, Mi adorerà con il sacrificio (yajna) della saggezza. Questa è la Mia sacra parola. ('''Il Beato''', XVIII: 70)
 
===[[Explicit]]===
Questa è la mia fede: ovunque sia manifesto Krishna, il Signore dello Yoga, ed ovunque sia presente Partha (un sincero devoto, come Arjuna), l'abile arciere dell'autocontrollo, là si trovano anche prosperità, vittoria, conseguimento dei poteri (spirituali) e l'infallibile legge dell'autodisciplina (che conduce alla liberazione). ('''Sanjaya''')
 
===Citazioni sulla ''Bhagavadgītā=''==
*Il prodigio della Bhagavad-gita è nella sua rivelazione, davvero bella, della saggezza della vita, che rende possibile alla filosofia di fiorire nella religione. ([[Hermann Hesse]])
*[...] io trovo nella Bhagavad Gita e nelle Upanishadi una consolazione che non riesco a sentire nemmeno nel Sermone del Monte. Non perché io non apprezzi l'ideale e gli insegnamenti di quel Sermone, ma perché, quando io mi sento nel dubbio e nella delusione e non vedo nessun raggio di luce all'orizzonte, io mi volgo alla Bhagavad Gita, e vi trovo un versetto che mi conforta, e subito comincio a sorridere in mezzo all'opprimente tristezza. La mia vita è stata piena di tragedie esteriori, e se esse non hanno lasciato nessun effetto visibile ed indelebile in me, lo devo agli insegnamenti della Bhagavad Gita. ([[Mahatma Gandhi]])