Lleyton Hewitt: differenze tra le versioni

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* E quella al Queen's è stata la terza affermazione consecutiva nel classico prologo di Wimbledon, record eguagliato di [[John McEnroe]]. Non a caso il campione al quale l'australiano più somiglia per la capacità di far schierare gli spettatori: o con lui o contro di lui. Di più: o con lui in modo violento ed eccessivo, come il suo carattere, o contro di lui, per dare una lezione a quel moccioso maleducato.
* Ecco, il limite vero di Lleyton è il suo fisico: quelle braccine e quelle gambe esili, da teenager, che significano agilità e forza veloce, ma stridono a confronto con i mister muscolo del tennis moderno. Spesso Hewitt si arrende proprio alla resistenza, a qualche strano virus che l'affligge, a stomaco e polmoni che non sono di ferro come, invece, cuore e cervello. Le due molle che muovono il più grosso personaggio del tennis moderno, dopo l'addio di "Bum Bum" Becker e dopo l'imborghesimento di Agassi (marito e padre). Vabbè che purtroppo l'evoluzione della racchetta ha trasformato un gioco d'artisti in uno sport di superatleti, ma la gente vuole comunque spettacolo, intrattenimento, evasione, sensazioni. E questo è il vero campo di Lleyton Hewitt, altro che cemento ed erba.
* Lleyton il selvaggio, McHewitt, il nuovo Connors: paragonatelo a John McEnroe il moccioso oppure al gladiatore [[Jimmy Connors|Jimbo]], chiamatelo come vi pare, guardatelo come un guerriero piuttosto che come un tennista, applauditelo soprattutto per le gambe e per il cuore, odiatelo per come porta a tutti i costi a casa la partita, fischiatelo perche' offende il pubblico della sua citta' ("''Che stupidi!''") o un giudice di sedia a Wimbledon ("''Sembri un handicappato!''") oppure perché si dimostra razzista verso l'avversario e il giudice di linea - entrambi di colore - agli Us Open, ma non potrete negargli il rispetto. Perché il biondino di Adelaide con il cappellino da ciclista e la mascella dura alla Braccio di Ferro non deluderà mai lo spettatore.
* Perché Lleyton non si fa prendere dai sentimenti non s'emoziona di certo davanti allo svedese (più giovane di 16 mesi) che ha anticipato di tre anni fra i pro, che ha allenato personalmente, spesso sul cemento di casa, ad Adelaide, e che ha accompagnato spesso a cena, in famiglia e nei tornei. Niente di personale, ma è troppo forte l'inesauribile voglia di vincere di Lleyton il selvaggio, stoppato da un virus e anche dall'enorme sforzo psico-fisico che deve sempre fare per contrastare, senza un braccio sopraffino, i supermen del tennis.