Giovanni Gentile: differenze tra le versioni

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===[[Citazioni]]===
*A chi opponesse, che la coscienza è pretesto al mondo per affermare diritti al proprio arbitrio e capriccio, rispondono: «Quale delle opere di Dio l'uomo non sa profanare? Per noi, educati al [[cattolicesimo]], la coscienza resta l'apprensione individuale della legge naturale posta da Dio in tutte le cose create». Ma allora hanno ragione i protestanti, che vogliono l'autonomia della coscienza piena, senza restrizioni, e il giudizio privato guida ordinaria di tutta la vita religiosa? *«No – dicono – per noi l'atto normale della vita religiosa è la educazione della coscienza individuale alla vita della [[Chiesa]]; attraverso l'adesione a questa, epperò la sommessione all'autorità, l'individuo e messo a parte di tutti i mezzi di Vita spirituale, di cui dispone la società religiosa: dottrina e sacramenti, e nell'obbedienza, ottiene la libertà vera. Ma la coscienza stessa resta sempre il soggetto obbediente: è per lei e per i suoi giudizi primi ed elementari che ha valore la nostra accettazione della Chiesa. Epperò non potrà essere mai consentita un'offesa a quelle sue prime esigenze. Insomma, il ricorso alla [[coscienza]] è il caso d'eccezione, di cui non è l'autorità stessa, che possa giudicare la legittimità, perchèperché altrimenti sarebbe illusoria la possibilità di un tale appello supremo al tribunale della scienza (p. 68).
*Ora se un cattolicesimo potesse reggersi su questa dottrina, per conto mio, estraneo alla fede del ''Rinnovamento'', mi sentirei praticamente obbligato a sostenerne la propaganda. Ma che dottrina è questa? Se l'ultima parola, quando l'autorità sia in conflitto con la coscienza, spetta alla coscienza, non è chiaro che l'ultima parola alla coscienza spetta sempre, anche quando pare che si obbedisca umilmente? La coscienza potrebbe dire a se stessa: «Qui non è il caso di conflitto e di appello» senza esaminare e giudicare in sede di cassazione? Nella autorità e bella obbedienza cotesta, in cui nessuna sentenza alla prima, per se stessa, senza la sanzione della coscienza, avrebbe vigore! L'eccezione, una volta ammessa, qui, come in tanti altri casi, è regola, magari non esplicita, ma sempre una regola. Infatti, dicono benissimo l'[[Alfieri]] e il [[Casati]] che l'obbedienza stessa suppone la coscienza che obbedisce come soggetto! Dunque non è possibile obbedienza che distrugga la coscienza(p. 69).
*Quanto al contenuto di questa coscienza individuale, che i direttori del ''Rinnovamento'' intendono mantenere, non si può essere neppure d'accordo con loro. Essi, cattolici, intendono collaborare con gli acattolici alla scienza; alla scienza intesa alla [[Loisy]]: studio positivo del fatto religioso considerato nel suo aspetto umano, ossia come stato di coscienza, con tutte le ripercussioni nella vita sociale; ricerca di una filosofia capace di valutare il fatto religioso come mediazione tra il finito e l'infinito. In questo studio e in questa ricerca il loro cattolicesimo non vale come verità, ma come esperienza vissuta (p. 69).