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*Come tutte le esistenze sacrificate interamente al trionfo di un principio morale, la vita del [[Salvatore Morelli|Morelli]], può riassumersi con tre parole che formano davvero la sintesi dell'esistenza di tutti i martiri di una nuova fede: cioè ''egli amò'', ''soffrì'' e ''lottò'' indefessamente per le idee il cui trionfo forma ancora in oggi, l'unico scopo de' suoi pensieri e dei suoi sforzi. (p. X-XI)
*Non dirò che l'ingegno de' meridionali sia potente nella determinazione e nella definizione delle idee, come pure nella classificazione di queste idee medesime e nello impiego delle forme retto«riche colle quali le si debbono esporre al lettore, Anzi, dirò che, in generale, non sempre però, in molti scritti de' meridionali le metafore inutili e l'enfasi fanno le veci di serietà e dei nessi logici fra le idee. Severo assai potrà sembrare questo giudizio, ma dirò altresì, per debito d'imparzialità, che essi posseggono al sommo grado quella chiaroveggente intuizione dei fatti avvenire, e che concepiscono con grande facilità, quelle idee che, sviluppate da menti meno creative, ma pia idonee all'esegesi, preparano la generale diffusione de' principii civilizzatori, e ne agevolano la pratica applicazione ai bisogni della vita sociale. (p. XIII)
*Io non consigliere mai ai [[Governo|governi]] che si pretendono forti, di gettare gli uomini di studio e di pensiero nel fondo di una [[prigione]]. Infatti, è nella [[solitudine]] che l'uomo d'ingegno, già illuminato dai dettami della Scienza, dalla esperienza della vita e dalla conoscenza del cuore umano, vede apparire nella sua mente i più grandi concetti intellettuali. Distaccato violentemente da tutte le mille e mille inezie della vita ordinaria, che pure, non volendo, distraggono l'intelletto e lo allontanano suo malgrado dal prefisso sul scopo, l'uomo nella prigione nutre un'idea con tal persistenza che può condurlo facilmente alla pazzia, se ei non trova la forza di svilupparla in tutte le sue logiche conseguenze. (p. XIV)
*Per dare una idea sintetica di quella lunga esistenza di dolori, il riportare qui alcuni brani di una lettera l'egregio sig. [[Speranza Mazzoni]], già dal 63 scriveva al ''Popolo d'Italia'', giornale repubblicano di [[Napoli]], onde rammentare al paese i diritti del [[Salvatore Morelli|Morelli]] al risarcimento de' danni patiti, allorché il governo italiano, cui eransi lasciati i beni particolari e 24 milioni di risparmi dei Borboni, per indennizzare i prigionieri politici vittima del loro governo, offrivagli la ridicola somma di lire 34 al mese! Dopo aver riportato vari certificati di persone che attestano aver sofferto col [[Salvatore Morelli|Morelli]] e ricevuto da lui aiuti e protezione nel tempo della loro comune prigionia, il sig. [[Speranza Mazzoni|Mazzoni]] dice: «Oltracciò son testimoni le carceri di [[Lecce]] — di Campi — di [[Manduria]] — di [[Taranto]] — di [[Mottola]] — di Gioia — di [[Casamassima]] — il castello di [[Bari]] — le carceri di [[Molfetta]] — di [[Barletta]] — di [[Canosa di Puglia|Canosa]] — di [[Cerignola]] — il centrale di [[Foggia]]— le carceri di [[Bovino]] — di [[Ariano Irpino|Ariano]] — di [[Grottaminarda|Grotta Minarda]] — i criminali di Castel Capuano a [[Napoli]] — ì criminali di [[Avellino]] — le carceri di [[Baiano]] — di [[Marigliano]] — la Questura di Napoli — il bagno, le caserme e le carceri giudiziarie di [[Ponza]] — l'ergastolo del castello d'[[Ischia]] — i criminali di [[Aversa]] — il centrale di [[Santa Maria Capua Vetere|Santa Maria]] — la torre di [[Ventotene]] — luoghi infernali dove il [[Salvatore Morelli|Morelli]] passò immacolato dodici anni della sua giovinezza in olocausto alla libertà, all'unità, ed all'indipendenza italiana. (p. XIX-XX)
*La lunga prigionia deve esercitare due sorte d'influenza su gli uomini. Irascibili e pervertiti debbono uscirne gli uni, mentre migliori e più generosi ancora debbono uscirne gli altri, avvegnaché essendosi avvicinati sventure che non avrebbero mai conosciuto nel corso di un quieto vivere, essi si convincono maggiormente del bisogno di moralizzare gli uomini ''coll'esempio'' per condurli al bene: e diciamolo pure francamente, [[Salvatore Morelli|Morelli]] fu ed è fra questi ultimi credenti.
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*Edificato su basi instabili come sono quelle della forza, questo regno scomparì colla fortuna di colui che erasi servito del di lui sangue e delle di lui ricchezze, e che avealo trascinato a lato delle armate francesi per conquistare il mondo e per dominarlo.<br />Povera [[Italia]]! come la [[Polonia]], essa sacrificava tutto alla gloria di chi l'ingannava, ed essa soccombeva. Ma questi due popoli non esistendo come potenze morali ed indipendenti in mezzo alle nazioni europee, essi non poterono nulla per impedire la caduta dell'uomo che avrebbe potuto farli vivere: ma che non volle. (p. 11)
*Il vecchio [[Piemonte ]] e l'[[Austria]] impiccavano inesorabilmente quelli che pensavano all'unità. Il governo di [[Napoli]] lasciavali morire di fame nelle prigioni; dappertutto infine, in questa lotta ineguale, innalzaronsi i patiboli; e coll'esempio del sacrificio, i martiri insegnarono al popolo la via da seguirsi per rendere trionfante la grand'idea dell'unità italiana. (p. 12)
*Il bel movimento del 1848 scoppiò; e se molti uomini, come il [[Francesco Domenico Guerrazzi|Guerrazzi]], commisero la colpa imperdonabile di non credere all'opportunità dell'unione delle provincie italiane; molti però, come [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] e [[Daniele Manin|Manin]], fecero conoscere all'[[Europa]] meravigliata, che l'[[Italia]] non mancava totalmente di soldati e di magistrati, che tutto tentavano, onde far prendere una forma materiale a quell'idea di [[Unità d'Italia|unità]] che principiava ad animare il pensiero delle masse. (p. 13)
*Se l'[[Autria]] trionfò dopo i fatti di [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]], anche il popolo italiano trionfò di sé stesso, facendo scuola dei suoi errori, e comprendendo che la terribile divisione che per tanti secoli aveva fatto la sventura d'[[Italia]] deveva sparire per sempre dal pensiero di tutti. Da quel giorno, i terribili risultati di questa divisione ''fecero'' comprendere a tutti gli uomini politici che i loro sforzi non dovevano rimanere isolati, e dimenticando le rivalità che nascono sempre dalla differenza del pensare; essi si accostarono tutti col pensiero e coll'occulto operare alla bandiera del Piemonte, intorno alla quale, lo stesso [[Daniel Manin|Manin]] avea raccomandato di radunarsi. (p. 14)
*Per realizzare le sue aspirazioni, il popolo [[Italia|italiano]] si sottomise volontieri alle più onerose imposte che i suoi uomini di Stato chiedevangli ogni giorno. Questo popolo rispose sempre spontaneamente ogni qual volta degli imprestiti gli furon chiesti; e se qui debbo esternare tutto il mio pensiero, non esiterò punto a dire che, in cotesta circostanza, il popolo italiano deve essere severamente biasimato; imperocché il solo sentimento di compiere la sua [[Unità d'Italia|unità]] lo acciecò sulla incapacità de' suoi uomini di Stato. (p. 16)
 
{{NDR|Virgilio Estival, ''Garibaldi e il governo italiano'', Tipografia sociale, Milano 1866}}