Arrigo Cajumi: differenze tra le versioni

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*<small><span style="font-variant: small-caps;">[[Socrate]]</span>&nbsp;&nbsp;&nbsp;Apri bene gli occhi e guardati bene attorno che nessuno ci senta dei non-iniziati! Sono gente costoro i quali niente altro credono ci sia al mondo se non ciò che possono prendere e tenere stretto con le mani; e azioni e generazioni, e insomma tutto ciò ch'è invisibile, non lo ammettono, perché non fa parte, dicono, dell'essere.<br/><span style="font-variant: small-caps;">Teeteto</span>&nbsp;&nbsp;&nbsp;In verità son ben duri e cocciuti uomini, o Socrate, codesti di cui parli.<br/><span style="font-variant: small-caps;">Socrate</span>&nbsp;&nbsp;&nbsp;Proprio così sono, figliolo mio, grossolani parecchio…</small><br/><br/>Questo si legge nel ''[[Teeteto]]'', e mi vien voglia di metterlo in epigrafe, augurandomi che la razza dei «materialisti induriti» (come mi ha classificato [[:w:Luigi Salvatorelli|Salvatorelli]]) fruttifichi, giacché di loro c'è gran bisogno, nel mondo di idealisti buffoni che ci attornia. (p. 284)
* Il vecchio libro di [[Edgar Quinet|Quinet]] sulle ''Révolutions d'Italie'' attesta i limiti dell'ingegno di una scrittore che storico certo non può esser detto, e – come ha mostrato Neri – le origini di alcuni pregiudizi della nostra critica romantica. Quinet aveva in comune col suo amico [[Jules Michelet|Michelet]] la manìa della superiorità del [[protestantesimo]] sul [[cattolicesimo]], buffissima pretesa e gara tra due forme della stessa superstizione. […] L'odio di religione lo rende perspicace: pochi hanno sferzato come lui il vizio indigeno della retorica che copre, nasconde, ammanta il vuoto, l'ignavia, le colpe, l'atrocità. Nessun ossequio per la [[legge]], sempre apertamente violata o faziosamente applicata, nessun rispetto alla libertà o dignità individuale. La setta vittoriosa stermina e soffoca la soccombente; gli interessi della prima e i suoi uomini, regnano sovrani. Al di fuori, la pompa tende a creare una rappresentazione scenografica-letteraria, che nulla ha a che fare con la triste realtà. L'equilibrio dei poteri, il governo costituzionale, l'alternarsi dei partiti – osserva Quinet – sono stati in ogni età, in Italia, una chimera. (p. 285)
* I teorici mi sono sempre stati sospetti, e i tecnici ugualmente. Un professore e un ingegnere in politica, sono i primi a pigliar cantonate. Con ciò non dico che uno debba pigliar vento dai professionisti, che sono degli avventurieri, bensì dal common sense, dalla persona che ci ha ripensato su, è abbastanza libera per capire quanto nel suo punto di vista è portato dagli interessi privati in gioco, e sufficientemente illuminata per non disprezzare gl'insegnamenti della [[storia]]; sappia inoltre guardarsi attorno, e capire cosa vogliono il popolo e gli ottimati (p. 309)
* Il [[sofisma]] che le grandi azioni politiche sono sempre opera di minoranze intelligenti, non regge: può darsi che l'iniziativa appartenga ai pochi, ma viene sempre il momento in cui il consenso dei più è indispensabile. Tutto il genio di [[Cavour]] avrebbe girato a vuoto se le Camere non avessero votato i crediti, e l'esercito non avesse marciato. Il superuomo ha un bel sputacchiare il suo paese, accusandolo di tradimento delle sue megalomani imprese, di avergli spezzate le reni. Queste declamazioni possono impressionare gl'ignoranti, ma chi ragiona a mente fredda, le considera come quei bollettini dei generali sconfitti che tentano di gettare sulle truppe il crollo dei loro piani. (p. 349)
* Mi viene il desiderio di fare un libretto sulla [[psicologia]] degl'Italiani; qualcosa come il ''Codice della vita italiana'' che [[Giuseppe Prezzolini]], pur con qualche paravento moraleggiante, pubblico intorno al 1919, l'ultimo anno in cui in Italia sia stata lecita una certa mancanza d'[[ipocrisia]], e che è da ristampare d'urgenza. [...] Basta per es. vedere quali strida e clamori levi ancor da noi qualsiasi manifestazione di [[femminismo]] o d'irreligiosità: siamo fermi al più nero [[medioevo]], e prima che ci si abitui a lasciar campo alle donne (badate che intorno al Settanta - vedi l'epistolario [[Giosuè Carducci|carducciano]] - si poteva tranquillamente discutere di rivendicazioni femminili, e altrettanto liberamente fare dell'anticlericalismo) e ai mangiapreti, bisognerà che tramonti la mentalità meridionale che, con lo spirito retrivo del Nord, da parecchi lustri hanno governato, attraverso la [[burocrazia]] e i pubblici poteri, il nostro bel paese. Nella realtà delle cose, le donne di questi ultimi decenni, sono state, almeno nel settentrione, moderne e spregiudicate; però, socialmente e politicamente, tenute in rango d'inferiorità, e di macchine da far figli. In altri termini, i costumi si sono abbastanza adeguati a quelli dei popoli più progrediti, le leggi sono rimaste all'età della pietra. (pp. 322-3)