Felice Orsini: differenze tra le versioni

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*Noi perdemmo: ma sotto la nostra caduta sta celato un gran fatto morale, le cui conseguenze si faranno ben presto sentire: voglio dire del [[papa|papato]], di questo vieto carcame, che osa ancora pretendere di aver a sua disposizione le chiavi del paradiso; di questo essere, che ha seminato la discordia, la diffidenza, e lo scandalo dovunque s'è intromesso; di questa istituzione, che ha acceso i roghi dell'Inquisizione, sparso il sangue degli Ugonotti a [[Parigi]], dato mano ad ogni specie di dispotismo; di questo vilissimo dispensatore d'imperiali e regali corone, portatoci sul collo e tenutoci dall'armi del traditore che regge oggi la Francia. (p. 38)
*Indì suonò il campanello, fece chiamar Casati, e diegli ordine di prendere i miei guanti: così fu, e trovossi un'altra dose di veleno. Per alcuni minuti fuvvi nuovo silenzio. Quali terribili momenti non furono quelli per me! Quali sensazioni non si provano in tali casi! Tutto noto; molte persone già arrestate; anche una volta la rivoluzione italiana in fumo; qualche traditore aveva certo svelato ogni cosa. (p. 80)
*Tornò quindi sul chiedermi perché voleva prendere servizio presso l'Austria, e non presso le armate alleate. Risposi: "Non sotto gl'Inglesi, perché si comprano i gradi, ed io non aveva allora somme disponibili; non sotto i Francesi poi, primo perché sarei stato cacciato in una legione straniera, considerata come carne da macello; secondo perché non avrei mai servito sotto lo stendardo di [[Napoleone III di Francia|Napoleone]], di un uomo che non ha principî di amicizia, di onore, di moralità; di un traditore, come lo ha dimostrato in Francia nella sua condotta politica, e nella uccisione della Repubblica Romana". (p. 101)
*Sì, io non mi quieterò mai fino a che l'[[Italia]] non sia libera; ma quando dico di ciò fare, non intendo, e lo dichiaro altamente, di essere il cieco strumento o di un partito o di un individuo: l'Italia, la sua indipendenza, la sua libertà: ecco gli oggetti per cui darò il mio sangue. (p. 118)
*Noi ci avviamo alla grande epoca, che porterà la luce della [[libertà]] a tutti i popoli dell'Europa; che farà scomparire i tre elementi ereditati dal dispotismo dei Romani, dei barbari del Medio Evo, e della Chiesa: vale a dire l'impero, la [[monarchia]], il [[cattolicesimo|cattolicismo]], per lasciarvi solo quelli che sono basati sulla perfetta uguaglianza dei diritti dell'uomo; meta a cui ci approssimiamo celeremente, non ostante l'apparente trionfo del dispotismo; fine a cui tende la [[società]] con tutte le sue forze, senza che la mano o dei partiti, o dei governi, o dei profeti, o degli utopisti abbia il potere di porvi ostacolo. (p. 130)
*Dal 1815 in poi, [[letteratura]], [[scienza|scienze]] fisiche e sociali, vapori, strade ferrate, telegrafi, hanno dato in pochi anni tale un impulso alla società, che le nazioni si sono riconosciute sorelle le une con le altre; che nuovi interessi e bisogni si sono creati. A questi si tratta oggi di dare pieno svolgimento. (p. 130)
*L'influenza spagnuola spense ogni germe di virtù, ogni lume di civile sapienza e moderanza. La boria e la inerzia presero radice, e gli animi s'infiacchirono atteggiandosi a quel dolce far niente, che ancora oggi serve, a nostra vergogna, per indicare gl'Italiani. (p. 132)