Giovanni Gentile: differenze tra le versioni

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*Tradurre, in verità, è la condizione d'ogni pensare e d'ogni apprendere. (da ''Frammenti di estetica e letteratura'', R. Carabba, 1920; citato in [[George Steiner]], ''After Babel'', Oxford University Press, New York e Londra 1975, p. 251)
*Unico, vero, concreto, completo maestro dell'uomo è lo Spirito universale. (citato in [[Sergei Hessen]], ''Ideologia e autonomia dell'educazione e della pedagogia'', Armando Armando Editore, Roma 1962)
 
==''Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia''==
===[[Incipit]]===
Certo, dal tempo del Bossuet, che affermava, essere la scienza della tradizione la vera scienza ecclesiastica e anche dal tempo degli scandali che suscitavano le ardite negazioni della scuola di Tubinga, siamo molto lontani.
 
===[[Citazioni]]===
*A chi opponesse, che la coscienza è pretesto al mondo per affermare diritti al proprio arbitrio e capriccio, rispondono: «Quale delle opere di Dio l’uomo non sa profanare? Per noi, educati al [[cattolicesimo]], la coscienza resta l’apprensione individuale della legge naturale posta da Dio in tutte le cose create». Ma allora hanno ragione i protestanti, che vogliono l’autonomia della coscienza piena, senza restrizioni, e il giudizio privato guida ordinaria di tutta la vita religiosa? *«No – dicono – per noi l’atto normale della vita religiosa è la educazione della coscienza individuale alla vita della [[Chiesa]]; attraverso l’adesione a questa, epperò la sommessione all’autorità, l’individuo e messo a parte di tutti i mezzi di Vita spirituale, di cui dispone la società religiosa: dottrina e sacramenti ,e nell’obbedienza, ottiene la libertà vera. Ma la coscienza stessa resta sempre il soggetto obbediente: è per lei e per i suoi giudizi primi ed elementari che ha valore la nostra accettazione della Chiesa. Epperò non potrà essere mai consentita un’offesa a quelle sue prime esigenze. Insomma, il ricorso alla [[coscienza]] è il caso d’eccezione, di cui non è l’autorità stessa, che possa giudicare la legittimità, perchè altrimenti sarebbe illusoria la possibilità di un tale appello supremo al tribunale della scienza (p. 68).
*Ora se un cattolicesimo potesse reggersi su questa dottrina, per conto mio, estraneo alla fede del ''Rinnovamento'', mi sentirei praticamente obbligato a sostenerne la propaganda. Ma che dottrina è questa? Se l'ultima parola, quando l'autorità sia in conflitto con la coscienza, spetta alla coscienza, non è chiaro che l'ultima parola alla coscienza spetta sempre, anche quando pare che si obbedisca umilmente? La coscienza potrebbe dire a se stessa: «Qui non è il caso di conflitto e di appello» senza esaminare e giudicare in sede di cassazione? Nella autorità e bella obbedienza cotesta, in cui nessuna sentenza alla prima, per se stessa, senza la sanzione della coscienza, avrebbe vigore! L'eccezione, una volta ammessa, qui, come in tanti altri casi, è regola, magari non esplicita, ma sempre una regola. Infatti, dicono benissimo l'[[Alfieri]] e il [[Casati]] che l'obbedienza stessa suppone la coscienza che obbedisce come soggetto! Dunque non è possibile obbedienza che distrugga la coscienza(p. 69).
*Quanto al contenuto di questa coscienza individuale, che i direttori del ''Rinnovamento'' intendono mantenere, non si può essere neppure d'accordo con loro. Essi, cattolici, intendono collaborare con gli acattolici alla scienza; alla scienza intesa alla [[Loisy]]: studio positivo del fatto religioso considerato nel suo aspetto umano, ossia come stato di coscienza, con tutte le ripercussioni nella vita sociale; ricerca di una filosofia capace di valutare il fatto religioso come mediazione tra il finito e l'infinito. In questo studio e in questa ricerca il loro cattolicesimo non vale come verità, ma come esperienza vissuta (p. 69).
*Il Cristo giovanneo è un Cristo assolutamente dierso dal Cristo dei sinottici: sono due storie differenti, dice esplicito il [[von Hugel]]. Appunto, questa molteplicità di Cristi è la vera conclusione della veduta intellettualistica, astraente, frammentaria e atomista della storia storica: con la conseguenza che non solo in fine non si potrà dire che il vero Cristo sia quello della Chisa, o poniamo, quello di Giovani, anzi che quello più antico dei sinottici; ma né anche, in verità che si sia un Cristo eterno, almeno per ''nos christologies''. L'agnosticismo additato dall'Enciclica ''Pascendi'' salta fuori sempre, ostinatamente (p. 58).
*L'idea newmaniana di sviluppo è un'idea cattolica, se lo sviluppo s'intende come va inteso; per cui nel germe c'è già logicamente, e quindi necessariamente, tutta la realtà che ne deve scattar fuori; quella realtà che vi si può vedere a patto che non ci si contenti, come vuole il Loisy, del fenomeno e del telescopio ma si vada più addentro: non certo con la storia, bensì con la fede, o in generale col nostro spirito. In realtà dunque il [[Blondel]] ha ragione: cotesto Cristo della storia pura è ''assise geologique''; non è germe (p. 58).
*Lo scolastico conosce [[Dio]], il modernista lo ricrea in se stesso, ne ridesta immagine, che ha nel suo profondo, la ravviva, ne forma quasi o ne informa, tutto il proprio essere. Lo scolastico ignaro del tesoro che cela nel proprio animo, cerca Dio con l'occhio inquieto e smarrito fuori di sé, il modernista rientra in se stesso e si travaglia col volere operoso intorno al suo stesso sentimento, che gli può fare intendere il mondo (p. 59).
*Il motivo di questa vera filosofia è che l'oggetto dello spirito, la verità è lo spirito stesso: l'immanenza, secondo la terminologia modernistica. Questo è appunto il principio della moderna filosofia da Cartesio in qua: e il Blondel ha creduto di dover partire di lì per rinnovare nell'apologetica quello che Tommaso esaltava come il ''modus antiquorum doctorum''. Il metodo già l'aveva additato Agostino e , per dir la verità, prima di tutti Plotino (p. 59).
*E la stessa “Protesta” ormai accenna a finire una specie di religione naturale, che è filosofia, il cattolicesimo ha trionfato sempre, e sopravvive. Le contraddizioni non si risolvono infatti con la negazione d’uno dei due termini contraddittori, che hanno sempre entrambi la loro profonda e ineluttabile ragion d’essere, ma con l'affermazione e cioè con in realizzazione dell’unità superiore, in cui i contrarii coincidono. Nel cattolicesimo resta il problema senza la soluzione; i misteri hanno la soluzione, ma di qua dal problema: e in ciò consiste la loro fatale sconfitta, sul terreno religioso, di fronte ai cattolicesimo (p. 46).
*Inutile, perciò, e peggio che inutile, lamentare la poca religiosità o intimità del cattolicesimo. Il cattolicesimo è quale deve essere: la sua forza è appunto in quell'equilibrio che non si mantiene se non a spese della pietà, da una parte, come dell'organizzazione sociale dalll'altra: dell'intimità così come dell'esteriorità , della libertà come dell'autorità. Non c'è che fare: bisogna piegare il capo. Ribellarsi è da bambini che ancora non sono capaci d'intendere la ferrea necessità della vita (p. 46).
*Il misticismo, l’intimità della religione, il metodo dell’immanenza con l’annesso prammatismo religioso, sarebbero a rigore, e l’abbiamo apertamente dimostrato a proposito del Laberthonierre, la negazione della trascendenza; cioè non del cattolicesmo post-tridentino, ma della stessa religione, in quanto tale. Una volta che noi possiamo trovar Dio soltanto in noi, e intenderle solo secondo le nostre esigenze vitali, la Chiesa, come tradizione liberatrice della Rivelazione, e, cioè la stessa Rivelazione e quindi la posizione estrinseca del divino allo spirito, è distrutta; e il, bisogno religioso non può essere più appagato altrimenti che con l’elaborazione razionale dell'oggetto, che si è trovato nello spirito; cioè con la filosofia che crea Dio (p. 46).
*Allora si ha un bel protestare, che la religione non si sa concepire se non come funzione sociale dello spirito, quasi coscienza dello spirito storico, che è vissuto come si dice , nella collettività. Una delle due: o questa società, questa chiesa, è la Chiesa che la ragione crea, o ricrea a se stessa con la sua filosofia; e allora dalla chiesa vera e propria della religione in realtà siamo usciti e restiamo nel razionalismo puro. O la chiesa è la chiesa di fatto, quella tale chiesa bene o male rappresentata da [[Pio X]]; e allora bisogna umilmente tacere quando Pio parla e ricordarsi che Dio, la verità non è dell'individuo ma della Chiesa (p. 47).
 
===[[Explicit]]===
Ma in questa pace lo Spirito che ha raggiunto la coscienza della propria natura non ha più nulla da respingere da sé; che tutto si concentra nell'atto suo. Tanto meno l'arte e la religione, che sono le sue forme assolute, conclamate e fuse nella somma di tutte, la filosofia. La quale non può essere se stessa senza scaldarsi agli entusiasmi della vita intima della verità e senza assoggettarsi umilmente alla divina legge di essa sanzionata liberamente dalla religione.
 
==Citazioni su Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia==
*Quindi o essi fanno questa storia come cattolici e allora la loro storia non può essere vera storia, o la fanno come atei e allora è giusta la condanna ecclesiastica (Giulio Preti, 2006:5714)
 
==Bibliografia==
*Gentile G., ''Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia'', Sansoni, Firenze, 1962.
*S.v. ''Modernismo e i suoi rapporti tra religione e filosofia (Il)'', in “Dizionario delle opere e dei personaggi”, Milano, Bompiani, 2006, pp. 5713-14, ISBN 9-771825-788794.
 
==Note==