Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri: differenze tra le versioni

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'''Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri''' (1826 – 1903), filantropa e scrittrice italiana.
 
==''Storia della carità napoletana''==
===[[Incipit]]===
Il foro magno dell'antica [[Napoli]], ossia la piazza del Mercato, ai dì che non era compreso nelle mura della città, fa nel volgere di pochi mesi testimone di due gran fatti, l'uno di sangue, l'altro di pietà.
 
===[[Citazioni]]===
*Venuta meno la carità privata per l'impoverimento in cui durante il viceregnato languiva la nostra Napoli, i governatori di [[Sant Eligio]] nel 1592 decisero d'aprire colà un banco pubblico. Cotesto banco per la pegnorazione d'oggetti preziosi divenne ricchissimo e non solo diede grandi proventi al Pio Luogo ma lo mise in condizione di sovvenire con generose elemosine altre istituzioni caritative. (p. 62).
*E giacché feci parola della tenerezza piena di coteste nostre donne mi è caro dire un fatto avvenuto in giorni non lontani dal periodo di cui scrivo, periodo di rovina e di squallore del pio Luogo per mancanza di denaro fece sapere alle balie, che nutrivano fuori della Casa Santa i trovatelli, di non poterlo più rimunerare, lasciandole li bere di riportare i bambini al brefotrofio, a meno che non avessero voluto allevarli gratuitamente. Erano molte di queste nutrici popolane; e tutte risposero: «Siamo povere, ma non abbandoneremo le nostre creature La [[Madonna|Vergine Santa]] ci aiuterà!» Care parole che sempre pi rivelano la carità napoletana di cui è così dolce cosa rintracciar dappertutto le confortanti manifestazioni. (p. 128).
*Terminata la nutrizione, i fanciulli venivano affidati ad un certo numero di donne, che, mercé un salario mensuale, ne prendevano cura. Fatti più adulti quei maschi, che si riconoscevano atti a mestieri, erano affidati ad abili artefici, che gl'istruivano. Coloro poi che rivelavano più fino ingegno, erano avviati agli studi per un'arte o una professione. Buon numero veniva incamminato al sacerdozio, via che venne loro aperta con ogni agevolezza dalla Bolla di [[Papa]] [[Niccolò IV]], che ordinò bastare all'esposto l'attestato del registro della ruota per potere aspirare al sacerdozio. (p. 130).
*Ultime fra le opere interne presso il conservatorio era il Ritiro. Ivi vivevano le donne che desideravano menar vita austera od ascetica: avevano cappella e casa separata. Al ritiro, che io chiamerò Cenobio della Casa Santa, si giungeva passando dal gran cortile nel piccolo per un portico detto della pace: nome che gli venne da una Chiesa fondata da [[Alfonso I d’Aragona]] nel luogo di Campo vecchio, ove ei si accampò prima della conquista di Napoli. La Chiesetta anima fu poi abbai tuta per ampliare la grande Chiesa dell'Annunziata. (p. 133)
*Dei ricchi avanzi del passato si faceva stolto baratto e mercimonio; andavano venduti a vil prezzo oggetti d'oro o d'argento, di rame e dl bronzo mirabilmente fusi e cesellati; l'indisciplinatezza al di dentro, l'abbandono al di fuori facevan vivere miseramente, senza letti, o sino scalze la [[famiglia]] delle ricoverate. Non era tutelato l'onore delle giovinetto, tenute fuori dalla Santa Casa; nella quale sovente ritornavano pervertito e pervertitrici, disonorato ed abbietto. Condotte innanzi nell'[[ozio]] o nel disordine le alunne, erano giunte finanche a vendere la biancheria per procacciarsi il vitto, che in misura troppo scarsa ricevevano. La nutrizione ai bambini andava male come andava male il rimanente. Si affidavano quei moschini a donne esterne, che si offrivano di nutrirli senza controllo di sorta alcuna. Non rimanevano nel brefotrofio che storpi ed inermi. Intanto la morte di quei disgraziati raggiunse tale pro- porzione, che fu stabilito di prendere a servizio trecento balie. (p. 168-69).
*Giunse a tal punito lo squallore della Santa Casa, che Re Ferdinando IV sperando porvi rimedio, con decreto del 30 novembre 1800 soppresse l'uffizio dei maestri governatori, e nominò unico ed assoluto soprintendente della Santa Casa il principe di [[Canosa]]. Ma quale bene, quale immegliamento poteva arrecare alla disciplina, alla moralità dei pio Luogo quell'uomo non ancora a quei giorni ministro di fatale reazione, ma già per indole inclinevole al governo dello spionaggio. Egli non seppe arrestar la rovina dei sacro patrimonio dei poverelli; anzi io ammiserò vergognosamente, dando il suo consentimento a novelle vendite di oggetti preziosi per condurlo innanzi. (p. 170).
*La dominazione francese, fatale tanto ai nostri pii istituti per la vita autonoma che loro tolse, minacciandoli così di completa ruina, ebbe a Napoli un bel giorno, il 3 giugno del 1811. Fu quello il giorno della promulgazione del decreto, firmato dai Ministri Pignatelli e Zurlo pel Re [[Gioacchino Murat]], che vietava per sempre l'uso nella Santa Casa di dare al trovatello il cognome di Esposito, lasciando all'arbitrio di coloro che erano a tutela del fanciullo, la facoltà di dargli qualunque il loro nome. Questo fu, certo, un nobilissimo pensiero che onora quel sovrano, e gli uomini di mente e di cuore che facevano parte del suo governo. Al termine dell'anno 1814 incominciò uno miglior vita per la nostra Santa Casa dell'Annunziata. Venuta fuori dall'abbandono in cui fu tenuta per cinque anni si vide, opera di Re [[Ferdinando IV]], ricostituita presso a poco nell'antica sua forma! idi governo, cioè con un sopraintendente, che fa il Principe di Ottaiano e tre governatori, il Principe di Carpino, il Marchese Vinsio e [[Pasquale Daniele]]. Costoro essendo uomini di elevato sentire, desiderarono riordinare la disciplina del pio Lungo, e portarvi qualche immegliamento, massime nella parte dell'amministrazione interna. (p. 173-74).
*Intanto per opera di una fanciullina che avea accesa inconsideratamente una lampada ai suo [[Gesù]] Bambino, scoppiò nella casa l'incendio del 28 gennaio l839. Per fortuna l'Archivio e la Chiesa non furono toccate dalle fiamme, che però distrussero gran parte dell'edificio, lasciando crollante il rimanente. Allora nelle nuove fabbriche venne adoperato quasi l'intero capitale, assegnato dai Re alla nutrizione dei trovatelli; e neppure bastò. (p. 178).
*Il Banco aveva sospeso i suoi pagamenti: mancavano dunque i mezzi di sovvenire a' più urgenti bisogni della numerosa famiglia. Fu in quel tempo, cioè nell'aprile del 1860, che un decreto della Luogotenenza del Principe di Carigliano, richiamo alla Sopraintendenza del pio Luogo [[Vincenzo Palladini]], e gli diè per compagni i governatori [[Giuseppe Arditi]] e [[Luigi Iorio]]: ben presto anche questi ultimi si ritirarono, perchè ad altri uffici chiamati. Così l'avvocato Palladini, dopo avere per ben due volte fatto domanda ai dimissione, rimase solo a portare il grave carico che gli era affidato. Uomo di animo generoso e benefico il Palladini governò con grande a affetto la numerosa famiglia della Casa Santa dell'Annunziata. Mercè la sua solerzia e l'opera intelligente di valenti [[avvocato|avvocati]], a capo dei quali era Roberto Savarese ci giunse a far pagar al governo gli arretrati che gli erano dovuti, e la sdebitò di parecchie migliaia di ducati; provvido al miglior nutrimento delle ricoverate, che volle inoltre fornire di buoni letti, di biancheria e di vestimenta; in ultimo di fine alle fabbriche interno. (p. 183-84).
*Nella tornata del governo dell'Annunziata dcl 22 Febbraio 1872 fu stabilito di porre allo studio delle gravissime quistioni, che per la vita del pio Luogo richiedevano pronta risoluzione. Veniva più di ogni altra quella della così detta ruota, ossia del torno: argomento difficilissimo intorno al quale la stampa di [[Francia]] e di [[Germania]], e più tardi anche la nostra aveva lungamente combattuto. Ma nel campo spinoso della beneficenza ohimè! La completa vittoria, che sarebbe il bene assoluto, non viene mai raggiunto né da mia parte né dall'altra dei combattenti. (p. 187).
*Come già si disse al principio della nostra narrazione, il passaggio del bambino per la ruota simboleggiava la paternità dell'Ospizio, e lo legittimava figlio della Casa Santa, e figlio della [[Madonna]], come fu sempre detto dai nostro popolo. In tempi di viva fede cotesto titolo doveva per dolce pietà elevare senz'altro la condizione del povero trovatello. Oggi, come nel passato, il simbolo, ossia il titolo, rimarrà sempre sacro alle anime religiose e caritative, se pure la forma di ammissione viene mutata. La maternità di Maria non è una delle pur dolci speranze del nostro [[Religione|culto]]? E come Madre pietosa non l'invochiamo sempre nei pericoli, nei dolori, nelle gioie della vita? I figlioli dell'abbandono, quei meschini esiliati dal seno materno, saranno sempre i figliuoli di predilezione di Maria che ama egualmente tutti, e non disdegna d'esser madre dei poveri, dei negletti, e sino dei figliuoli della colpa. Questo è un nobile sentimento che, nato dalla fede medesima, non verrà mai meno nel cuore dei Napoletani. (p. 190).
*Un grave danno della ruota, forse il maggiore, era il rilevato numero di figliuoli illegittimi esposti, da superare forse la terza parte di tutta l'ammissione, che oggi ascende in media a bel 2200 bambini in ogni anno. Basterà il narrare che dai 1 Gennaio l873, aperto a guisa di esperimento un ufficio di presentazione per le sole ore del giorno, si ebbero in quell'anno dugentosessantatré bambini dichiarati legittimi; nel 1874 se ne noverarono seicentotré; e nel primo semestre di quest'anno già se ne contano trecentosettantasei. Non seri codesti bambini salvati alla condanna di condurre la [[vita]] cori un marchio attaccato al collo, testimone dell'indecorosa loro origine. L'esperienza, che è poi vera maestra de gli uomini, ci. ha mostrato quanto sia sovente più agevole il porre in pratica ciò che in teoria presentava gravissime difficoltà. (pp. 191-92).
*Nell'ottobre dello scorso anno, volendo il Consiglio fare un saggio della diretta presentazione all'ufficio, non solo non in contro in questa prova i temuti ostacoli; ma vide gli esponenti abbandonare la via della Ruota (che era aperta in quel [[tempo]]) e pieni di buon volere venire in ufficio, ed esser lieti di affidare il bambino nelle braccia della Suora di [[Carità]]. Dei dugento e più bambini immessi in quel mese di esperimenti, una ventina appena ne accolse la Ruota. (pp. 192-93).
*Ultima disposizione del novello statuto, che distruggeva, quanto all'ammissione degli esposti, l'antico sistema, fu quello assai doloroso, se n ori ingiusto, di limitare l'opera di carità alla sola provincia di Napoli. Ciò fu fatto per obbedire alla legge del 1865, che vuole ciascuna provincia provvegga ai suoi esposti; non essendo eque, si disse, che mentre le province limitrofe usufruivano del nostro brefotrofio, dovesse poi la sola provincia di Napoli con i suoi Comuni soffrir I' aggravio di centoquaranta mila lire ali' anno per sussidio della Santa Casa. Sui duemila bambini, che in media si ricevevano ogni anno nel nostro Brefotrofio, circa ottocento venivano dalle province limitrofe di [[Casoria]], [[Salerno]], [[Benevento]], [[Potenza]], [[Avellino]]. Ora, poiché il pio Luogo non poteva coi suoi redditi ai fidare ai ballato esterno più di mille e duecento bambini, e se ne ricevevano quasi il doppio; si esponevano ad una quasi sicura morte circa mille bambini all'anno. Questi infelici avendo la sventura di non esser tenuti a balia fuori, rimanevano nella Casa dell'Annunziata per uno o due mesi, fino al dì che l'inedia e gli altri mali inerenti al. baliato interno non avessero spenta la debole vita dei primi di essi. Intanto l'ordine restrittivo, che per prudente carità avrebbe dovuto esser posto in atto allorquando fossero già sorti i decretati. ospizi, venne adottato nella Santa Casa dell'Annunziata il 1 aprile 1875. (p. 193-95).
*Ivi, la [[Dio]] mercè, non sarà mai più ripetuto lo strazio immorale e crudele, di vedere affidato al seno di una balia tre e, forse qualche volta, quattro bambini, che poi i più morivano di fame. Cotesta malintesa carità dei nostro brefotrofio, che il De Crescenzo chiamò assai bene l'infanticidio legale, qual rimorso, guai doloroso soffrire doveva essere ai cuore delle madri, che a quasi sicura morte vedevano condannati i loro figliacci!. (p. 196).
*Il modo di regolare l'ammissione dei trovatelli, dopo l'abolizione della Ruota, era importantissimo argomento da cui si potevan trarre i buoni frutti dei primo provvedimento. Venne dunque stabilito, che i figliuoli illegittimi, d' ignoti genitori, pei quali sembrava istituito il brefotrofio napoletano. Verranno accolti i figliuoli legittimi nello segnati condizioni:
#se abbandonati, o rinvenuti nei sensi dell'art. 377 del Cod. Civ.;
#se i genitori, o il superstite di costui si trovasse in prigione per condanna non minore di uu anno;
#se orfano di entrambi i genitori, o se l'assoluta povertà di colasti, o l'impotenza fisica della madre all'allattamento venisse riconosciuta. Ne' casi sopraccennati l'ammissione avrebbe luogo per i nati noi comuni della sola provincia di Napoli, ove mancassero opere speciali di baliatico. Il [[diritto]] di ricovero per colasti bambini cesserebbe per coloro, che avessero un congiunto obbligato per legge ad alimentarli. I bambini, sia legittimi, sia illegittimi non saranno accolti nella Casa Santa dell'Annunziata, oltre i quindici mesi di età. Sarà dovere dell'amministrazione e vigile sua cura il non affidare da ora innanzi gli esposti, sia per l'allevamento, sia per la successiva custodia od educazione loro, che a famiglie oneste e laboriose, o a norma delle severe guarentigie a tale scopo stabilite nel Regolamento. L'opera del baliato nella Casa Santa corrisponde l'allievo dei bambini poppanti tino al giorno, che questi non venissero affidati a balie esterne. Intanto l'allattamento nel nostro ospizio, massime da quando lo rendite (della Casa Santa furono tanto assottigliato, non è stato mai proporzionato ai bisogni degli esposti, e per quante prove venissero tentate, non si giunse a migliorarlo per mancanza di danaro. (pp. 196-99).
*La seconda gran riforma del novello Statuto, è la istituzione di una Casa di maternità vagheggiata dalle passate amministrazioni; ma che doveva essere onore del presente governo di stabilire a compimento benefico del nostro brefotrofio cotesta istituzione sommamente caritativa recherà alte sì un benefizio certissimo ai nostro ospizio in quanto ai baliatico, intorno alle considerazioni di ordine [[economia|economico]], che essa recherà certamente alla sventurata classe dei reietti, ecco quei che ne dice gravemente il De Crescenzo: «Le case di maternità hanno evitato gli infanticidi in ogni luogo, anche dove esistono ospizi di trovatelli con ruota o senza ruota in alcuni altri hanno reso inutili gli ospizi medesimi arrecando un altro vantaggio anche su larga scala, cioè il riconoscimento lei figli da ai te delle madri, fissando ai neonati uno stato vero, che li mette in grado, se non di esperimentare nell'avvenire i dritti di figliuoli legittimi, di protendere almeno quelli che la legge garantisce ad ogni figlio naturale». (pp. 202-03).
*La terza radicale riforma del Pio lungo, e la più notevole differenza, che presenta il nuovo sull'antico sistema, sarà l'uscita delle alunne della Santa Casa, compiuta che esse avranno l'età di 25 anni. Infino al dì d'oggi la Casa Santa dell'Annunziata non era solamente un ospizio di trovatelli ed un asilo dì abbandonati, ma essa veniva altre sì considerata conio la paterna casa di onesti sventurati, i maschi noi venir fuori dal ballato trovavano tempora neo ricovero all'[[Giuseppe Moricola|Albergo dei poveri]]; ma le donne avevano facoltà o di non abbandonano mai, o di ritornarvi sempre. Così avvenne che, pochi anni or sono, di ricoverati nella Casa Santa, si giunse a contarne sino a 700. Cotesta protezione costante e veramente paterna che il Pio Luogo concedeva in tutta la vita alle povere reiette, a prima giunta apparisce assai provvidenziale e benefica. Ma considerando poi che la maggior parte di rendite dell'ospizio, venivano assorbite da questa classe di beneficato, e che per cotesto privilegio, l'opera d assistenza degli esposti, che anche avevano diritto, (anzi per fondazione maggior dritto di ogni altra) alla beneficenza del pio Luogo era negletta e tradita nel suo fine, si giunge a trovare salvamento giusta la riforma del novello Statuto, che nell'ospizio rende transitoria, e non definitiva la permanenza delle trovatelle. Le sole alunne dunque che saranno alle vale nell'ospizio, o ad esso restituite per morte o [[miseria]] degli allevatori, o infine ritirate per gravi ragioni di morale, faranno parte ie1ia famiglia interna. Esse verranno istruite alle lettere e nei lavori donneschi, come nell'arte di far le trine o nel ricamo, fino ai 25 anni. Le altre, che si terranno a balia fuori del la Casa Santa, saranno dall'amministrazione protette in ogni maniera. (pp. 207-09).
*A poca distanza dal Castel Nuovo e nello stesso luogo, nel quale un dì [[Carlo III d'Angiò]] aveva istituito l'ordine dei cavalieri della Nave che ebbero per protettore [[San Nicola]], sorgeva l'ospizio pei poveri marinari arricchito di molte rendite da [[Giovanna II]]. In cotesto ospizio, Maria Lonc si diè a sciogliere il voto dedicando la sua vita alla cura degli infermi. Ma questo sacrifizio da sé medesimo non le parve bastante. Il suo cuore voleva amare maggiormente i poverelli e far più per loro. Tosto si spogliò di ogni suo avere, e decise di edificare un grande ospedale per i poveri infermi sì uomini che donne, di qualunque patria o religione si fossero. Largo e generoso concetto, degno del cuore di colei che fu chiamata dai napulitani la madre dei poverelli. (p. 220).
*Ai giorni di Maria Lonc il colle, che da una parte discendeva nella storica contrada Carbonara avente ai piedi la Porta [[San Gennaro]] e d'altro lato in quella di [[Costantinopoli]] era popolato di case e bellissimi giardini. Ivi, dove l'aria è purissima poiché partecipa del colle e de mare fu fatto acquisto da un tal Antonio Isolane di vari casamenti con arti e giardini contigui; e tosto si diè cominciamento all'opera dello spedale. L'ospizio di San Nicola nel quale Maria Lonc fece il suo noviziato di carità prese il nome di ''Santa Maria del Popolo degli Incurabili'', la quale nomea secondo l'autorità del Gravina, accennava forse alla qualità dei mali che in esso si curavano. (p. 221).
 
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==Bibliografia==
*Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri T. (1878), ''Storia della carità napoletana'', 4 voll., Napoli, Tip. Androsio, Napoli, 1878.
 
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