Mircea Eliade: differenze tra le versioni

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*Lo [[Yoga]] classico inizia là dove finisce il Sāṃkhya. [[Patañjali]] infatti non crede che la conoscenza metafisica possa, da sola, condurre l'uomo alla liberazione: la [[conoscenza]] si limita a preparare il terreno in vista della conquista della libertà, ma quest'ultima si ottiene mediante una tecnica ascetica e un metodo di [[meditazione]]. (p. 65)
*A differenza del Sāṃkhya, lo Yoga afferma l'esistenza di un [[Dio]], Iśvara (lett. 'Signore'), che, pur non essendo un Dio creatore, può tuttavia accelerare, presso alcuni uomini, il processo di liberazione. Il Signore di cui parla Patañjali è piuttosto un Dio degli yogi, poiché può venire in aiuto soltanto a un uomo che abbia già scelto lo yoga. Può per esempio far sì che lo yogi che lo prende a oggetto della propria concentrazione ottenga il ''samādhi''. (p. 70)
*Pur esaltando [[Vishnu]] come l'Essere supremo, il [[UpaniṣadBhagavadgītā|poema]] sottolinea la complementarietà di [[Shiva]] e Vishnu, e da questo punto di vista il [[Mahābhārata]] può essere considerato la pietra angolare dell'induismo: infatti questi due dèi, insieme con la [[Devi|Grande Dea]] ([[Shakti]], Kālī, Durgā), hanno dominato l'induismo, dai primi secoli d. C. fino a oggi. (pp. 237-238)
*Il [[monismo]] [[Upaniṣad|upanishadico]] aveva negato la validità della realtà immediata; il Mahābhārata, soprattutto nelle sue parti didattiche, propone invece una dottrina più ampia: da un lato vi si riafferma il monismo upanishadico, colorato di esperienze teiste (vishnuiste); d'altro lato, si accetta ogni soluzione soteriologica che non sia esplicitamente contraria alla tradizione scritturale. (p. 238)
*Nella ''[[Bhagavadgītā|Bhagavad Gītā]]'' viene anche dimostrata rigorosamente l'omologia delle tre 'vie' soteriologiche, in un celebre episodio che si apre con la 'crisi esistenziale' di Arjuna e si conclude con una rivelazione esemplare relativa alla condizione umana e alle 'vie' di liberazione. (p. 239)
*Tutte le volte che l'[[ordine]] (''dharma'') vacilla, [[Krishna]] stesso si manifesta (IV, 7) e rivela, in maniera adeguata al determinato 'momento storico', questa saggezza atemporale (questa è la dottrina dell'''avatār''). (p. 240)
*La grande originalità della ''Bhagavad Gītā'' sta nell'aver insistito sullo «yoga dell'azione», che si realizza «rinunciando ai frutti dei propri atti», e questo è anche il principale motivo del suo successo, che non ha precedenti in [[India]]. (p. 242)
*Infatti, per tradurlo in termini familiari agli occidentali, il problema presentato nella ''Gītā'' è il seguente: in che modo risolvere la situazione paradossale creata dal fatto che l'uomo da un lato ''si trova'' nel [[Tempo]], è ''votato'' alla [[Storia]], ma, dall'altro sa che sarà 'dannato' se si lascia esaurire nella temporalità e nella propria storicità, e che di conseguenza deve a tutti i costi trovare, ''nel mondo'', una via che sbocchi su un piano trans-storico e atemporale? (p. 243)
 
==Bibliografia==