Arrigo Cajumi: differenze tra le versioni

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* In fondo, certa genta mi fa pensare a chi va al bordello per farsi dire, a un tanto al quarto d'ora: «Che bell'uomo! Che bel maschio! Come devi piacere alle donne!», e ci si bea.<br/>Se uno avesse una statistica esatta circa il numero di questa specie di amatori, gli servirebbe assai più di un'intera biblioteca di scienza politiche. (p. 23)
* Ora, senza una borghesia istruita, che ha tempo perso sappia scombiccherare un sonetto, o incuriosirsi di un problema storico, a gustar la pittura o un romanzo, una nazione è squilibrata, e rischia di diventar acefala: molte delle nostre crisi sono avvenute per mancanza di quella che si definirebbe meglio classe pensante, che dirigente.<br/>La formazione e la restaurazione di una classe borghese media è il gran problema. Per tutti i paesi. Altrimenti, le distruzioni della democrazia demagogica sono alle porte. (p. 25)
* Più vado avanti negli anni, più mi si conferma l'istintivo individualismo, la tendenza a ricercar col lavoro il modo di appagare modestamente i quattro o cinque piaceri che m'attraggono, abolendo radicalmente ciò che si chiama ambizione, considerazione sociale, ricchezza come scopo della vita, vanità anche letteraria, ecc., […] (p. 34)
* Non sappiamo perché, e che mai siamo venuti a fare quaggiù: ''quindi'', cerchiamo di passare il tempo nel modo più consono ai nostri gusti. Io non ho altra morale; anzi, sono pronto ad applaudire chi, nato per fare il collezionista di francobolli o di porcellane, non ha che questo scopo nella vita. Egli ha raggiunto la vera felicità. (p. 34)
* Il gusto di fare l'uomo positivo e pratico, di «smontare» i soliti piccoli trucchi, mi fa passare per pessimista congenito. (p. 56)
* Più si vedono da vicino i fenomeni storici, meglio si scorge che le rivoluzioni le hanno sempre fatte la borghesia, o parte di essa. Il popolo è buono a compiere soltanto delle ''jacqueries'', che non concludono […]. (p.64)