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*Da anni, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico, i rettori di tutta [[Italia]] elencano puntualmente la stessa lista dei mali dell'università: gli studenti fuori corso, la proliferazione di sedi minuscole, le promozioni ''ope legis'', l'altissima età media dei docenti, i corsi di laurea assurdi, le migliaia di lauree regalate ai funzionari pubblici. E magari più sommessamente, i concorsi truffaldini vinti da individui senza alcuna qualifica accademica, i dipartimenti colonizzati da una famiglia o da un partito politico, gli esami e le lauree venduti con tanto di tariffario. Ministri di [[destra]] e di [[sinistra]] ripetono indignati questa lista su [[Stampa|giornali]] e [[Televisione|Tv]] ([[Roberto Perotti]]).
*È difficile proporre una riforma delle università che dia la sicurezza del risultato. Di certo non sembra funzionare l'ottica secondo cui i concorsi assicurano ottimi professori a tutte le università. La realtà è che se un dipartimento vuole assumere un candidato incapace lo riesce sempre a fare, qualunque siano le complesse regole dei concorsi pubblici. ([[Giovanni Floris]])
*In tutti i paesi del mondo la ricerca vive di finanziamenti pubblici. Ci sono essenzialmente tre modi per assegnarli: criteri di opportunità [[politica]], indici bibliometrici, o la ''peer review'', la valutazione da parte dei pari, anonima e indipendente. Prima di assumere un [[Professore|docente]], qualsiasi dipartimento chiederà cosa ne pensino i rappresentanti della sua disciplina sparsi per il mondo. Il capo del dipartimento manderà una ventina di e-mail ai più noti studiosi in quella disciplina, chiedendo loro di scrivere una o due pagine con una valutazione della ricerca e delle prospettive future del docente in [[esame]], e una comparazione della sua ricerca con quella di altri studiosi della stessa età che insegnano in atenei dello stesso livello. E prima di decidere se pubblicare un lavoro, un direttore di rivista scientifica chiederà a dei ''referees'' esterni cosa ne pensano. Questi sottoporranno dei rapporti, con una valutazione dettagliata degli elementi di innovazione nel lavoro e di eventuali difetti, ed eventuali suggerimenti su come correggere questi ultimi. Il direttore della rivista deciderà quindi se accettare il lavoro, rigettarlo, oppure rimandarlo agli autori perché vi apportino modifiche, da far poi valutare nuovamente ai ''referees''. Con questa procedura, le migliori riviste di ogni disciplina pubblicano meno del 10% dei lavori ad esse sottoposte. Infine, molti dipartimenti pagano per essere sottoposti periodicamente alla valutazione dei migliori colleghi di altri atenei che ne indichino i punti di forza e di debolezza ([[Roberto Perotti]]).
*L'eterno dilemma fra purezza del sapere e bisogno di risorse è ben presente nell'accademia americana da più di un secolo, ma evidentemente non le ha impedito di sviluppare l'ambiente di ricerca più avanzato del mondo. Si tratterà di fare tesoro di questa esperienza e di imporre i correttivi adeguati alle degenerazioni più eclatanti; ma benché sia legittimo e utile evidenziare i rischi di un'eccessiva commercializzazione, è importante anche sempre tenere presente l'alternativa, che è molto peggio. Il miglior modo di evitare i conflitti di interesse ed i rischi di un'eccessiva commercializzazione della ricerca è di non fare ricerca del tutto che è la strada scelta da gran parte dell'università italiana ([[Roberto Perotti]]).
*Lo sfacelo della scuola e dell'università in [[Italia]] sono sotto gli occhi di tutti, ma chi è il colpevole? La [[Letizia Moratti|Moratti]], attuale ministro del governo di centro-destra, oppure [[Luigi Berlinguer|Berlinguer]], ministro del precedente governo di centro-sinistra? Secondo Roberto Alonge tutto comincia con il '68, che ha aperto l'università a ogni tipo di diplomato, e che ha distrutto non solo il principio di autorità, ma anche quello della [[meritocrazia]]. Dal '68 a oggi, per i docenti (della scuola e dell'università) ci sono stati sempre e solo sanatorie e assunzioni in ruolo ope legis, cioè senza concorso, qualche volta camuffate. E i docenti sono diventati fatalmente sempre meno preparati, sempre più ''asini calzati e vestiti''. Una famiglia e una società senza più gli antichi valori dello studio, della disciplina, dell'abnegazione hanno costretto peraltro i docenti della scuola a trasformarsi anche in [[Psicologo|psicologi]], [[Sociologo|sociologi]], [[Assistente sociale|assistenti sociali]], a insegnare l'educazione alla [[cittadinanza]], l'educazione sessuale, l'educazione alimentare, l'educazione stradale e quant'altro (e sempre per quattro soldi di stipendio). Quando Luigi Berlinguer (ministro dell'ultimo governo Dalema e fratello dell'ex segretario del PCI), undici anni fa, cercò di concedere aumenti salariali consistenti agli insegnanti più preparati e più disponibili, fu travolto e biasimato dalle proteste degli stessi insegnanti, ex ''compagni'', in nome dello spirito della ''contestazione'', che rivendicavano solo aumenti uguali per tutti ([[Roberto Alonge]]).
*Nelle università italiana prosperano dinastie che si tramandano il titolo per generazioni. Dominano su una massa di disperati precari della ricerca, sottopagati, ridotti al silenzio e in alcuni casi alla sottomissione servile con la forza del ricatto ([[Davide Carlucci]]).