Ivan Lendl: differenze tra le versioni

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* I giornalisti non sono mai precisi con me. Ne hanno dette di incredibili. Addirittura, a sentir loro, avevo l'Aids.<ref>Citato in [[Gianni Clerici]], ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/12/09/voglio-essere-invincibile.html "Voglio essere invincibile"]'', ''la Repubblica'', 9 dicembre 1987</ref>
* Non giocherò a [[Torneo di Wimbledon|Wimbledon]] perché sono allergico all'erba.<ref name=giugno2008/>
* {{NDR|Su [[John McEnroe]] e la finale del [[Open di Francia|Roland Garros]] 1984}} Penso che se avessi perso avrei comunque vinto un po' di major dopo. Ma in senso negativo fu il match più importante della sua carriera, perchè se avesse vinto avrebbe provato a vincere l'Australian Open e magari sarebbe arrivato a 10 o 12 slam e oggi sarebbe considerato alla stessa stregua di [[Rod Laver|Laver]] o [[Roger Federer|Federer]].<ref name=lendl/>
 
=== Citazioni in lingua originale ===
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=== [[Gianni Clerici]] ===
* Era una sorta di birillo snodatissimo, con un faccino teso addosso al teschio come una pergamena a un paralume. Vederlo sorridere, anche da ragazzo, non era facile, e ancor meno facile divenne in seguito. Una volta che glielo chiesi, mi sentii rispondere, aggressivo: "Non vedo che così ci sia da divertirsi, lì dentro". Aveva ragione lui.
* Ma la mania più grande, quella che dovrebbe averlo reso, se non simpatico, quantomeno ammirevole, fu quella di voler vincere [[Torneo di Wimbledon|Wimbledon]]. Per strappare anche quella corona dello Slam, la più gloriosa, Ivan cambiò tecnica, ingaggiò uno specialista quale [[Tony Roche]], arrivò addirittura, nel 1990 a saltare un Roland Garros accessibilissimo per dedicarsi all'erba anima e cuore. Ma anche in quell'edizione, come nelle due finali dell'86 e dell'87, Ivan non riuscì ad aver ragione di un autentico giardiniere, nella fattispecie [[Stefan Edberg|Edberg]].
* Non era, il suo modo di colpire, un colpo di pennello di quelli che fanno godere l'autore. Ivan era un regolarista, e un picchiatore. Proprio per lui, mi venne da adattare il termine "regolarista", che avevo coniato per [[Bjorn Borg|Borg]], in "regolarista d' attacco". Se, da piccolo, ai tempi in cui era stato mondiale junior, Ivan si era limitato a rimandare, attendendo la palla buona per avventarsi con il diritto, via via andava migliorando la battuta, dall'alto di un metro e 86 ragguardevole per gli anni Ottanta. E, pian piano, abbandonava un rovescino tagliato e velenoso per una terribile sberla liftata, che non sarebbe servita soltanto a passare, ma anche ad attaccare. Dominato all'inizio dal ritmo superiore di [[Jimmy Connors]], dalle volée e dai tocchi di [[John McEnroe]], Ivan riuscì a riguadagnare un buon metro di campo ai due geni, per rendergli la vita difficile e spesso impossibile. Contro di lui, vincere di regolarità, o in palleggi aperti, era quasi impossibile. Rallentargli il gioco era impresa suicida. E bisognava allora attaccarlo. Un bel problema, perché Ivan passava quasi altrettanto bene di rovescio che di diritto.