Tat'jana L'vovna Tolstaja: differenze tra le versioni

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*Un nostro amico, Vasilij Maklakov, spirito aperto e colto, parlando dei discepoli di Tolstoj era solito dire: «Coloro che capiscono Tolstoj non l'imitano. Coloro che l'imitano non lo capiscono.»<br />Ho potuto constatare più di una volta l'esattezza di tale riflessione. Fra i numerosi visitatori arrivati da ogni parte del mondo per conoscere mio padre, molti erano tolstoiani soltanto di nome: si limitavano a copiare il comportamento e le maniere del «maestro» senza capire il significato profondo delle sue idee. Quelli che capivano sapevano anche che Tolstoj lasciava ognuno libero di vivere e di risolvere i suoi problemi come credeva. E non cercavano di imitarlo nel comportamento esteriore, che per loro non aveva nessuna importanza.<br />Una volta notai, che coloro che stavano attorno a mio padre, un giovane sconosciuto con un camiciotto russo, pantaloni a sbuffo e grosse scarpe.<br />«Chi è?» domandai.<br />Papà si chinò verso di me e, con la mano davanti alla bocca, mi sussurrò all'orecchio:<br />«È un giovane membro della setta che mi è più estranea e incomprensibile: quella dei [[Tolstoismo|tolstoiani]]. (p. 208)
*{{NDR|Su ''[[Lev Tolstoj#Della vita|Della vita]]''}} Quest'opera grandiosa per semplicità e saggezza riuscì a toccare il cuore di mia madre {{NDR|[[Sof'ja Tolstaja]]}}. Lo testimonia la corrispondenza con la sorella: «Sono sola, del tutto sola. Ho scritto tutto il giorno. Ho copiato il lavoro di Lev intitolato ''Della vita e della morte''. Lo sta leggendo in questo momento all'università per l'Associazione di psicologia. Un buon articolo. Un articolo strettamente filosofico, senza tensioni, senza tendenziosità. Mi sembra profondo, ben concepito e tocca la mia coscienza.» Toccava la sua coscienza a tal punto che non si accontentò di copiarlo ma lo tradusse in francese. (pp. 248-249)
*[[Vladimir ČertkòvČertkov|Čertkov]]... mia sorella Maša e io sentimmo subito di avere trovato in lui un validissimo alleato nel compimento di un nostro particolare compito: la cura dei manoscritti di mio padre. Čertkov procurò un copialettere: così riuscimmo a conservare tutte le lettere di mio padre in due esemplari. Fino a quel momento ci eravamo accontentate di copiare a mano quelle che trattavano argomenti di particolare importanza. Il diario di mio padre veniva copiato e affidato a Čertkov appena scritto. In una parola: Čertkov diventò il sostegno di mio padre. (p. 253)
*Mio padre era solito dire che il disordine dello spirito non è che una forma esasperata di egoismo.<br />Le anomalie psichiche della mamma si manifestarono proprio in quella forma. Lei, che era stata sempre pronta a darsi interamente senza volere nulla per sé, diventò preda di morbose preoccupazioni: Cosa dicevano di lei? Cosa avrebbero detto di lei? Sarebbero arrivati un giorno a ritenerla una Santippe? Qualche motivo per temerlo, l'aveva, perché era circondata da gente che compiangeva suo marito per quanto gli faceva sopportare. (p. 264)
*{{NDR|Su [[Sof'ja Tolstaja]]}} Gli ultimi anni di vita le avevano portato tranquillità. Ciò che il marito sognava per lei si era in parte avverato. La trasformazione interiore per la quale egli avrebbe sacrificato la gloria. Era meno estranea alle idee di mio padre. Era diventata vegetariana. Si mostrava buona con chi le stava intorno ma le era rimasta una debolezza: la paura di ciò che avrebbero scritto o detto di lei quando non sarebbe più stata in vita. (p. 280)
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*[[Lev Tolstoj]] – padre
*[[Sof'ja Tolstaja]] – madre
*[[AleksandraLev TolstajaL'vovič Tolstoj]] – sorella minorefratello
*[[Aleksandra Tolstaja]] – sorella
 
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[[Categoria:Attivisti|Tolstaja, Tat'jana]]