Joseph O'Connor: differenze tra le versioni

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'''Joseph O'Connor''' (1963 - vivente), scrittore irlandese.
 
*Una delle cose interessanti del fatto di essere uno scrittore professionista è che uno finisce in un sacco di guai per le cose che scrive, cose che magari non pensava davvero, o sulle quali può aver cambiato opinione nell'intervallo di tempo compreso fra la stesura e la stampa. (da ''Il maschio irlandese in patria e all'estero'')
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
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{{NDR|Joseph O'Connor - ''Dolce libertà'' - Guanda, traduzione a cura di Massimo Bocchiola}}
 
===''Il maschio irlandese in patria e all'estero''===
''Mercoledì 15 giugno, ore 7,20.'' Aeroporto di Dublino. Sono a pezzi. Ho finito di fare le valigie alle tre di notte. Adesso sono qui, in coda per il check-in, così stanco che scambierei allegramente il biglietto aereo, le prenotazioni degli hotel e i tre biglietti di categoria A per tutte e tre le partite del primo turno dei Mondiali con una stanza buia, lenzuola pulite e mezz'ora di sonno. La coda è immane. Sono circondato da un gruppo di sei o sette uomini di mezza età che indossano la maglia della nazionale irlandese, calzoni verdi, giacche di cotone verde, scarpe da tennis verdi, enormi sombreri verdi ricoperti di trifogli e arpe, cravattini a stelle e strisce. Hanno in mano bandiere tricolori e striscioni arrotolati. Uno di loro si sta dipingendo di verde, bianco e arancione le guance, strizzando gli occhi e facendo smorfie davanti a uno specchietto, con la sigaretta accesa incollata al labbro. "Non ti sembra un po' troppo?" chiede un tizio. "Al telegiornale continuano a dire che i tizi della dogana non ti fanno passare se hai quella roba in faccia". Il tizio che si sta dipingendo si volta verso di lui: "Non fare il solito finocchio" dice.
 
{{NDR|Joseph O'Connor - ''Dolce libertà'' - Guanda, traduzione a cura di Massimo Birattari}}
 
===''La fine della strada''===
L'antivigilia di Natale del 1994, a mezzogiorno meno dieci, un elettricista fuori servizio di nome Dermot Shouldice fu avvicinato davanti alla stazione degli autobus di Busaras, a Dublino centro-nord, da una donna con i capelli grigi, magrissima, elegante, che lui prese per una svitata. A occhio la donna poteva avere dai quarantacinque ai cinquant'anni. Mentre gli veniva incontro agitando le braccia, fendendo decisamente il delirio di luci, l'elettricista pensò che avrebbe preferito non trovarsi lì.<br />
"Mi aiuti, signore" farfugliò lei con la voce strozzata e quello che Shouldice giudicò un accento americano. "La prego, signore, mi aiuti... io..." E stramazzò come se un corto circuito le avesse fatto saltare la valvola principale. Le si piegarono le ginocchia e barcollò indietro. Allora l'elettricista buttò via il suo sandwich di tacchino per sorreggerla mentre faceva un pensiero strano: nessuno lo aveva mai chiamato "signore".
 
{{NDR|Joseph O'Connor - ''La fine della strada'' - Guanda, traduzione a cura di Massimo Bocchiola}}
 
{{wikipedia}}