Alain Daniélou: differenze tra le versioni

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''Miti e dèi dell'India''
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*Ciò nonostante, se osserviamo con maggiore attenzione il fatto religioso nella sua realtà oggettiva, notiamo facilmente che tutti i [[monoteismo|monoteisti]] adorano aspetti molto particolareggiati del loro 'Dio' e non un essere senza forma, causale, non manifesto. L'uomo in genere prova un senso di affinità, sente una rispondenza immediata per l'aspetto formale, che manca inevitabilmente al concetto astratto. (p. 25)
*Nelle religioni [[politeismo|politeistiche]], ogni individuo si sceglie un dio preferito (''ishta-devatā'') e di solito non si rivolge ad altri dèi fintanto che adora il suo dio, colui al quale si sente più vicino, la cui immagine risveglia in lui più risonanze e gli permette una concentrazione più facile. (p. 25)
*Se consideriamo il [[universo|cosmo]] non come un meccanismo inconscio, ma come uno stato creativo, come la manifestazione di un pensiero, di una volontà, siamo portati a cercare un substrato attivo, potremmo quasi dire vivente, per ciascun ''continuum'' percettibile.<br />Allora, il substrato dello spazio appare come l'esistenza (''sat''); il substrato del tempo come l'esperienza o beatitudine (''ānanda''); il substrato del pensiero come la coscienza (''cit''). (p. 34).
*Poiché la [[coscienza]] è necessariamente legata a una nozione di individualità, il luogo della coscienza universale è chiamato il Sé (''[[ātman]]''). (p. 35)
*Il Sé può esistere indipendentemente da ogni nozione particolareggiata, senza il pensiero. Non è uguale all'[[io]], centro di quella vibrazione che è il [[pensiero]]. (p. 38)
 
==''Śiva e Dioniso''==