Hans Küng: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Hans Küng==
*Non vi può essere convivenza umana senza un ''ethos'' mondiale delle [[nazione|nazioni]]; non vi può essere [[pace]] tra le nazioni senza la pace tra le [[religioni]]; non vi può essere pace tra le religioni senza il [[dialogo]] tra le religioni. (da ''Progetto per un ethos mondiale'';, citato in Rosino Gibellini, ''La teologia del XX secolo'', Queriniana, Brescia 1999, p. 543)
*Solo una [[mariologia]] che non rifugga dal confronto critico con i documenti biblici; che, invece di presentare Maria come esempio di umiltà ancillare, le riconosca la sua piena femminilità e la metta in rapporto con le altre grandi figure femminili della Bibbia e della storia della Chiesa, può indirizzare l'uomo contemporaneo verso una migliore comprensione del messaggio cristiano. (da ''20 tesi sull'essere cristiani, 16 tesi sulla donna nella Chiesa'', citato in Gibellini, p. 476)
 
{{Intestazione|Intervista: ''[http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/pdf/radB8162.tmp.pdf Io, trattato da eretico era un uomo autoritario che rifiutava il dialogo]'', ''la Repubblica'', 30 aprile 2011}}
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*Già, perché sono [[cristiano]]? [...] In breve: perché, nonostante ogni veemente obiezione contro ciò che è cristiano solo di nome, trovo tuttavia nel cristianesimo un orientamento di fondo nelle questioni circa il grande da-dove e verso-dove, perché e a-che-scopo dell'uomo e del mondo: un orientamento di fondo per la mia vita individuale e sociale! E con esso contemporaneamente una patria spirituale, cui vorrei tanto poco voltare le spalle quanto poco in ambito politico le vorrei voltare alla democrazia, di cui a suo modo non meno del cristianesimo si è fatto e si fa un uso indebito e vergognoso. (p. 24)
*Già, ''che cosa, come, chi è [[Dio]]'', quel Dio che mi dovrebbe offrire un orientamento di fondo? [...] Un Dio che – diversamente da come ce lo rappresentano certi cosiddetti educatori cristiani – non deve significare per l'uomo paura ma senso di sicurezza, non infelicità ma felicità, non morte ma vita. [...] Per ebrei, cristiani e musulmani, questo unico vero Dio non è il Dio sconosciuto, ma il Dio buono, il Dio amico dell'uomo, su cui anche nel dubbio, nel dolore e nella colpa, anche in tutte le pene private e in tutte le necessità sociali, l'uomo può riporre una fiducia incondizionata e totale, ''[[fede]]'' appunto. (pp. 25-27)
*[...] l'essere di [[Dio]], nella sua totale incommensurabilità che fa saltare tutte le categorie, non è né personale né apersonale, in quanto Egli è entrambe le cose contemporaneamente, e quindi – volendo – lo potremmo definire «transpersonale», «sovrapersonale». (p. 27)
*E si noti bene: ogni [[uomo]] ha il suo [[Dio]], ha cioè un valore supremo in base al quale egli giudica ogni cosa, in base al quale egli si orienta praticamente, per il quale, in caso estremo sacrifica tutto. E se questo non è il vero Dio, allora è un qualche [[idolo]], un idolo vecchio o un idolo nuovo: denaro, carriera, sesso, divertimento – tutte cose di per sé non cattive, ma che non debbono prendere il posto di Dio, se si vuole che l'uomo non venga reso schiavo. (pp. 31-32)
 
==Bibliografia==
{{NDR|Hans Küng, ''Perché sono ancora cristiano'', traduzione di Roberto Garaventa, Casa Editrice Marietti, Genova 1988}}
*Rosino Gibellini, ''La teologia del XX secolo'', quarta edizione, Editrice Queriniana, Brescia, 1999. ISBN 88-399-0369-0.
{{NDR|*Hans Küng, ''Perché sono ancora cristiano: un orientamento cristiano in un tempo povero di orientamenti'', traduzione di Roberto Garaventa, Casa Editrice Marietti, Genova, 1988}}. ISBN 88-211-6862-X.
 
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