Victor Lebrun: differenze tra le versioni

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*Era ancora debolissimo dopo una seria malattia, di modo che era necessario evitare le conversazioni troppo lunghe per non affaticarlo. Una volta, tornando a casa, lo trovai in giardino, su una sedia a sdraio. Soltanto la figlia Maria gli era vicino [...]. Ma non volevo perdere questa occasione.<br />— Ebbene, Leone Nicolaevič, possiamo fare un po' di filosofia? Non vi affaticherete?<br />— Oh, sí! Si può, si può! — rispose gioiosamente, interrogandomi con lo sguardo.<br />— Proprio ieri pensavo a Dio, e pensavo anche che non si può determinarlo con nozioni positive, poiché ognuna di esse è una nozione umana. Non ci sono che nozioni negative che possono essere precise. Non la negazione.<br />— Ciò è esattissimo.<br />— Di modo che non è preciso dire che Dio è l'Amore e la ragione. Amore e ragione sono qualità umane.<br />— Sí, sí. È esattissimo, solo che l'amore e la ragione ci uniscono a Dio. (pp. 113-114)
*La [[natura]] è simile a una donna di grande merito: per poterla comprendere e apprezzare, bisogna vivere a lungo con lei nella più completa intimità. (p. 121)
*[[Vladimir ČertkòvČertkov|Vladimir Grigorevič Scerkov]] [...] era completamente devoto a Tolstoj e alla lettera della sua dottrina. Era ricco; ma sua madre [...] non gli dava la ricchissima proprietà nel governatorato di Kerson che gli spettava. Solo annualmente gli inviava la rendita netta e Scerkov con quel denaro rese grandi servigi al suo Maestro e soprattutto alla pubblicazione dei suoi scritti proibiti dalla censura. (p. 131)
*{{NDR|Su [[Sof'ja Tolstaja]]}} Il male che quella donna fece al marito e all'umanità è incalcolabile. Era insistente, senza alcuna pietà, e niente la fermava nei suoi mezzi di attacco. E tuttavia, se per difetti innati era incapace d'essere, secondo l'espressione di [[Nikolaj Gogol'|Gogol']], «la guardia dell'anima di suo marito», come lo fu ad esempio la moglie di [[Mahatma Gandhi|Gandhi]], era tuttavia obbligata a rispettare i suoi diritti più sacri [...]. (p. 147)
*La figlia minore di Tolstoj, [[Aleksandra Tolstaja|Alessandrina]], che era cresciuta interamente devota al padre, era per lui un grande sostegno morale. Aveva anche imparato la stenografia ed era diventata un'eccellente dattilografa. (p. 155)
*{{NDR|Prima che Tolstoj fuggisse di casa}} [...] quest'incubo di essere minacciato con la violenza per ottenere da lui il testamento e per simulare il suo ritorno alla fede ortodossa, ossessionava a tal punto il vecchio, che egli sentì in quei giorni il desiderio di rileggere ''[[I fratelli Karamazov]]'' di Dostoevskij.<br />Nella notte fra il 27 e il 28 ottobre questo libro restò spalancato nel punto in cui il figlio si abbandona a vie di fatto contro suo padre.<br />Il libro restò così aperto per sempre sulla tavola di Tolstoj. (p. 163)
*Una volta, quando non avevo ancora diciotto anni, avevo avuto l'occasione di parlare al Maestro delle discordie con mia madre. Dietro il suo eterno e insistente consiglio di cedere gli presentavo con veemenza una replica che avevo già preparato in anticipo.<br />— Se le giovani [[Generazione|generazioni]] avessero sempre ceduto alle vecchie, vivremmo ancora all'età della pietra.<br />— Indubbiamente — rispose senza la minima esitazione. — Esiste un limite, al di là del quale non ci si può piegare. (p. 164)
*Quale dramma terribile e commovente!<br />Lo scrittore amato e stimato dal mondo intero, all'età di ottantadue anni era costretto a fuggire di notte, come un criminale, dalla sua casa paterna. A fuggire da quell'abisso insondabile che è scavato fra gli uomini dalla differenza degli istinti che dirigono la loro attività!<br />Tolstoj correva attraverso il vasto giardino sul piccolo sentiero che conduceva alla scuderia. Correva attraverso l'immenso giardino in una notte nera e gelata di fine ottobre.<br />Dietro di lui il terribile incubo di essere afferrato e tuffato di nuovo in quell'ambiente dove era stato costretto a soffocare per trenta lunghi anni! Davanti a lui la libertà morale, la libertà attesa da così lungo tempo, da così lungo tempo desiderata! La possibilità di far riposare la sua anima, almeno negli ultimi giorni della sua vita. La possibilità di compiere il suo dovere più sacro davanti alla sua coscienza, davanti all'umanità lavoratrice!... Gli avevano tolto la possibilità di vivere, ma ora, almeno, avrebbe potuto morire onestamente. (p. 165)