Emanuele Severino: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Micione (discussione | contributi)
m teniamolo il link esterno, è utile
Riga 5:
*In quanto destino della necessità, la verità è l'apparire dell'esser sé dell'essente in quanto tale (ossia di ogni essente); e cioè l'apparire del suo non esser l'altro da sé, ossia dell'impossibilità del suo divenir l'altro da sé, ossia del suo essere eterno. L'apparire dell'essente è l'apparire della totalità degli enti che appaiono […] Le parti sono un molteplice. L'apparire di una parte è la relazione dell'apparire trascendentale a una parte di tale totalità […] Ciò significa che esiste una molteplicità di queste relazioni. In questo senso, molteplice non è solo il contenuto che appare, ma anche il suo apparire. (da ''Fondamento della contraddizione'', Adelphi, Milano 2005)
*L'individuo Severino, in quanto ancora abitato dalla volontà di potenza, può cedere a tutte le debolezze cui si abbandonano gli immortali. Ma l'io Severino autentico, che come tutti sta da sempre aperto alla verità, e perciò è qualcosa di infinitamente più grande di Dio, non può avere paura della morte. (dal ''Corriere della sera'', 4 agosto 1981)
*La posizione di Parmenide è singolare perché è anche il punto di maggiore contatto con l'Oriente.[...] La soluzione radicale di Parmenide è questa: il [[divenire]] non minaccia più, non può essere nocivo perché non esiste. [...] Tutto l'angosciante, tutto il terribile, tutto l'orrendo del mondo è [[illusione]]; questo è il senso della ''doxa'' di Parmenide. Ebbene questa è anche la strada percorsa dall'Oriente: i ''[[Veda]]'', le ''[[Upanishad]]'', la ripresa [[buddismo|buddista]] del [[induismo|bramanesimo]] sono tutti grandi motivi che convergono su questo punto: l'uomo è infelice perché non sa di essere felice, perché non sa che il dolore è al di fuori di lui, e che lui è un puro sguardo che non è contaminato dal [[dolore]] che gli passa innanzi, così come lo specchio non è contaminato dall'immagine che si riflette in esso. (da un'[http://www.emsf.rai.it/interviste/interviste.asp?d=222#3 intervista su ''Emsf.rai.it''], Venezia, Museo Correr, Biblioteca Marciana, 15 marzo 1988)
*La [[morte]] è l'assentarsi dell'eterno. (da ''La legna e la cenere'', Rizzoli)
*La sola cosa che manca al paradiso della tecnica è la verità. (citato in '' Corriere della Sera'', 26 gennaio 2010)