Donal O'Shea: differenze tra le versioni

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==[[Incipit]] de ''La congettura di Poincaré''==
In matematica, le rivoluzioni sono eventi silenziosi. Nessuno scontro, nessun clamore. La notizia viene comunicata in qualche trafiletto ben lontano dalle prime pagine. Proprio come quel freddo, umido lunedì pomeriggio del 7 aprile 2003 a Cambridge, in Massachusetts.<br>
L'anfiteatro del Massachusetts Institute of Technology (Mit) era pieno di persone, giovani e meno giovani: c'era gente seduta sul pavimento e nei passaggi laterali, e in molti erano rimasti in piedi in fondo all'aula. Il relatore, il matematico russo Grigori Perelman, indossava un abito scuro spiegazzato e un paio di scarpe da ginnastica e, mentre veniva presentato, camminava nervosamente avanti e indietro. Calvo e barbuto, con un paio di folte sopracciglia e due penetranti occhi neri, provò il microfono ed esordì con una certa esitazione: «Non essendo molto bravo a tenere un discorso lineare, intendo sacrificare la chiarezza alla vivacità dell’esposizione alla chiarezza». Il pubblico sorrise, e la conferenza ebbe inizio. Perelman prese un gesso e scrisse sulla lavagna una breve equazione matematica, formulata vent'anni prima.<ref>Si tratta dell'equazione del flusso di Ricci: δ<sub>t</sub>(g<sub>ij</sub>)=-2R<sub>ij</sub></ref> Essa, chiamata «equazione del flusso di Ricci», prende in considerazione la curvatura dello spazio come se una fonte di calore — immaginiamo della lava fusa — irradiasse dalle regioni a curvatura più alta cercando di diffondersi in quelle con una curvatura meno accentuata.
 
==Note==