Vincenzo Cuoco: differenze tra le versioni

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*Mentre quasi tutta l'Europa-teneva [[Karl Mack von Leiberich|Mack]] in conto di gran generale, io solo, io il primo, ho vendicato l'onor della mia nazione, ed ho asserito che le disgrazie da lui sofferte nelle sue campagne non eran stato effetto di fortuna quanto d'ignoranza. Fin dal 1800 io ho indicato il vizio fondamentale che vi era in tutte le leghe che si concertavano contro la [[Francia]], e pel quale tutt'i tentativi de' collegati dovean sempre avere un esito infelice ad onta di tutte le vittorie che avessero potuto ottenere: e tutto ciò perché le [[Vittoria|vittorie]] consumano le forze al pari o poco meno delle disfatte, e le forze si perdono inutilmente se non prive di consiglio, o lo scopo è tale che non possa ottenersi. (dalla ''Prefazione alla seconda edizione'', p. XI, 1820)
*La [[Francia]] non ha incominciato ad aver ordine, l'[[Italia]] non ha incominciato ad aver vita, se non dopo [[Napoleone Bonaparte|NAPOLEONE]]; e tra li tanti beneficj che Egli all'Italia ha fatti non è l'ultimo certamente quello di aver donato a [[Milano]] [[Eugène de Beauharnais|Eugenio]] ed alla mia patria [[Giuseppe Bonaparte|Giuseppe]]. (dalla ''Prefazione alla seconda edizione'', p. XV, 1820)
*È dolce cosa rammentar nel porto le [[Tempesta|tempeste]] passate. (p. 7)
*Tutto è concatenato nel mondo, diceva ''Pangloss'' {{NDR|precettore tedesco di ''Candido'' di [[Voltaire]]}}: possa tutto esserlo per lo meglio! (da ''Lettera dell'autore'', p. 17)
*Un nuovo [[ordine]] di cose ci promette maggiori e più durevoli beni. Ma credi tu che l'oscuro autore di un libro possa produrre la felicità umana? In qualunque ordine di cose le idee del vero rimangono sempre sterili, o generan solo qualche inutile desiderio negli animi degli uomini dabbene, se accolte e protette non vengano da coloro ai quali è affidato il freno delle cose mortali. (da ''Lettera dell'autore'', p. 18)
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*Guai a chi ha ascoltato una volta le voci del [[timore]]! Quanto più ha temuto, più dovrà temere. (p. 36)
*Il male, che producono le idee troppo astratte di libertá, è quello di toglierla mentre la vogliono stabilire. La libertá è un bene, perché produce molti altri beni, quali sono la sicurezza, l'agiata sussistenza, la popolazione, la moderazione dei tributi, l'accrescimento dell'industria e tanti altri beni sensibili; ed il popolo, perché ama tali beni, viene poi ad amare la libertá. (p. 56)
*La religione cristiana ridotta a poco a poco alla semplicitásemplicità del Vangelo; riformate nel clero le soverchie ricchezze di pochi e la quasi indecente miseria di molti; diminuito il numero dei vescovati e dei benefici oziosi; tolte quelle cause che oggi separan troppo gli ecclesiastici dal governo e li rendono quasi indipendenti, sempre indifferenti e spesso anche nemici, ecc. ecc.: è la religione che meglio di ogni altra si adatta ad una forma di governo moderato e liberale. Nessun’altraNessun'altra religione tra le conosciute fomenta tanto lo spirito di libertálibertà. La pagana avea per suo dogma fondamentale la forza: produceva degli schiavi indocili e dei padroni tirannici. La religion cristiana ha per base la giustizia universale: impone dei doveri ai popoli egualmente che ai re, e rende quelli piúpiù docili, questi meno oppressori. La religione cristiana è stata la prima che abbia detto agli uomini che Iddio non approva la schiavitúschiavitù: per effetto della religione cristiana, abbiamo nell’Europanell'Europa moderna una specie di libertálibertà diversa dall’anticadall'antica; ed è probabile che i primi cristiani, nella loro origine, altro non fossero che persone le quali volevano, in tempi corrottissimi, ridurre la piúpiù superstiziosa idolatria alla semplicitásemplicità della pura ed eterna ragione, ed il piúpiù orribile dispotismo che mai abbia oppresso la cervice del genere umano (tale era quello di Roma) alle norme della giustizia. (ppp. 71-72)
*Noi abbiamo sofferti gravissimi mali, ma abbiam dati anche grandissimi esempj di virtù. La giusta posterità obblierà gli errori che come, uomini han potuto commettere coloro a cui la repubblica era affidata; tra essi però ricercherà invano un vile, un traditore. Ecco ciò che si deve aspettare dall'uomo, ed ecco ciò che forma la loro gloria. (p. 116)
*''[[Nicola Carlomagno|Carlomagno]]'' montato già sulla scala del patibolo, si rivolse al popolo e gli disse: ''popolo stupido tu godi adesso della mia morte. Verrà un giorno, e tu mi piangerai; il mìo sangue già si rovescia sul vostro capo, e (se voi avrete la fortuna di non esser vivi) sul capo de' vostri figli''. (p. 116)
*''[[Francesco Caracciolo|Caracciolo Francesco]]''. Era senza contraddizione-uno de'primi genj che avesse l'[[Europa]]. La nazione lo stimava; il re lo amava; ma che poteva il re? Egli fu invidiato da ''[[John Francis Edward Acton|Acton]]'', odiato dalla regina e perciò sempre perseguitato. Non vi fu alcuna specie di mortificazione a cui alcun non lo volesse assoggettato; si vide ogni giorno posposto. (p. 118)
*''[[Francesco Caracciolo|Caracciolo]]'' era uno di quei pochi che al più gran genio riuniva la più pura virtù. Chi più di lui amava la patria? Cbe non avrebbe fatto per lei? Diceva che la [[Nazione napolitana|Nazione Napolitana]] era fatta dalla natura per avere una gran marina, e che questa si avrebbe potuto far sorgere in pochissimo tempo: avea in grandissima stima i nostri marinari. Egli morì vittima dell'antica gelosia di ''Thura'', e della viltà di ''[[Horatio Nelson|Nelson]]''. . . (p. 118)
*Si vide ''[[Francesco Caracciolo|Caracciolo]]'' sospeso come un infame all'antenna della fregata ''Minerva''; il suo cadavere fu gittato in mare. Il re era ad ''[[Ischia]]'', e venne nel giorno susseguente, stabilendo la sua dimora nel vascello dell'ammiraglio ''[[Horatio Nelson|Nelson]]''. Dopo due giorni il cadavere di ''Caracciolo'' apparve sotto il vascello, sotto gli occhi del re, .... fu raccolto dai marinari che fatilo l'amavano, e gli furono resi gli ultimi officj nella chiesa di ''s. Lucia'' che era prossima alla sua abitazione, offici tanto più pomposi quanto che senza fasto veruno ; e quasi a dispetto di chi ora poteva tutto, furono accompagnati dalle lagrime sincere di tutt'i poveri abitanti di quel quartiere che lo riguardavano come il loro amico ed il loro padre. (ppp. 118-119)
*''[[Domenico Cirillo|Cirillo]]'' è uno di quei pochi, pochi sempre, pochi in ogni luogo, che in mezzo ad una rivoluzione non amano che il bene pubblico. Non è questo il più sublime elogio che si possa formare di un cittadino e di un uomo? Io era secolui nelle carceri Hamilton e lo stesso ''[[Horatio Nelson|Nelson]]'', a' quali avea più volte prestato i soccorsi della sua scienza voleano salvarlo. Egli ricusò una grazia che gli sarebbe costato una viltà. (p. 119)
*''[[Francesco Mario Pagano|Pagano Francesco Mario]]''. Il suo nome vale un elogio il suo ''processo criminale'' è tradotto in tutte le lingue, ed è ancora uno delli migliori libri che si abbia su tale oggetto. Nella carriera sublime della storia eterna del genere umano voi non rinvenite che l'orme di Pagano che vi possano servir di guida per raggiungere i voli di ''[[Giambattista Vico|Vico]]''. (p. 120)