Erwin Panofsky: differenze tra le versioni
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'''Erwin Panofsky''' (1892
==La prospettiva come forma simbolica==
*Nessuna meraviglia che un uomo come [[Giordano Bruno]] corredi questo mondo della spazialità infinita, sottratto in certo modo alla onnipotenza divina, e pure completamente misurabile, di una sublimità quasi religiosa e che gli attribuisca, «accanto all'estensione infinita del χενόν democriteo, l'infinita dinamica dell'anima del mondo neoplatonica».<ref>{{NDR|Nota presente nel medesimo testo da cui è tratta la citazione}} L. Olschki, ''op. cit.''; a questo proposito anche Jonas Cohn, ''Das Unendlichkeitsproblem'', 1896. È particolarmente interessante il modo in cui Bruno, per poter fondare il suo concetto dello spazio infinito anche sull'«Autorità» degli antichi, contro la concezione scolastico-aristotelica, si rifà consapevolmente ai frammenti dei presocratici, e in particolare alle dotrine di [[Democrito]]: in certo modo - ed è un fatto sintomatico per tutto il movimento rinascimentale - egli si vale di una Antichità contro un'altra; il risultato è un terzo termine, appunto la specifica «modernità». L'opposto della bella definizione bruniana dello spazio come «quantitas continua, physica triplici dimensione constans» è la personificazione medioevale (ad esempio, nel Duomo di Parma) delle quattro dimensioni (parallele ai quattro evangelisti, ai quattro fiumi del paradiso, ai quattro elementi, ecc.)</ref> Nonostante l'afflato mistico, questa concezione dello spazio è già quella che più tardi verrà razionalizzata da [[Cartesio]] e formalizzata nella teoria [[Kant|Kantiana]]. (pag. 46)
*Oggi potrà forse sembrare strano che un genio come [[Leonardo da Vinci]] definisse la prospettiva «briglia e timone della pittura», e che un pittore ricco di
*Non bisogna mai dimenticare che i resoconti contemporanei, o quasi, erano in grado di valutare il «naturalismo» di una raffigurazione artistica soltanto entro i limiti di ciò che già era stato scoperto e che quindi era dato immaginare (come nel caso di [[Boccaccio]], che considerava tanto «veri» da trarre in inganno i dipinti di [[Giotto]], i quali, agli osservatori successivi, appaiono invece estremamente «stilizzati»). (pag. 77)
==Note==
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==Bibliografia==
*Erwin Panofsky, ''
==Altri progetti==
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[[categoria:storici dell'arte tedeschi]]
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