Erwin Panofsky: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Annullata la modifica 406786 di 2.36.42.188 (discussione)
Riga 5:
*Oggi potrà forse sembrare strano che un genio come [[Leonardo da Vinci]] definisse la prospettiva «briglia e timone della pittura», e che un pittore ricco di fantasi come [[Paolo Uccello]] rispondesse alla moglie, quando questa lo invitava a dormire: «Oh, che dolce cosa questa prospettiva!»;<ref>{{NDR|Ibid. nota precedente}} Vasari, ''Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, ed. Milanesi, 1878-1885, , p. 207.</ref> ma è necessario cercare di chiarire quale fu allora il significato di questa scoperta. Non significò soltanto un'elevazione dell'arte a «scienza» (per il [[Rinascimento]] si trattava veramente di un'elevazione): l'impressione visiva soggettiva era stata razionalizzata a tal punto che poteva costituire il fondamento per la costruzione di un mondo empirico saldamente fondato eppure, in senso pienamente moderno, «infinito» (e si potrebbe addirittura paragonare la funzione della prospettiva rinascimentale a quella del criticismo, il valore della prospettiva romano-ellenistica a quello dello scetticismo). Era stato così realizzato il passaggio dallo spazio psicofisiologico allo spazio matematico: in altre parole, un'obiettivazione della soggettività. (pag.46-47)
*Non bisogna mai dimenticare che i resoconti contemporanei, o quasi, erano in grado di valutare il «naturalismo» di una raffigurazione artistica soltanto entro i limiti di ciò che già era stato scoperto e che quindi era dato immaginare (come nel caso di [[Boccaccio]], che considerava tanto «veri» da trarre in inganno i dipinti di [[Giotto]], i quali, agli osservatori successivi, appaiono invece estremamente «stilizzati»). (pag.77)
*Il trapasso dalla concezione cosmologica del Medioevo a quella moderna è chiaramente riconoscibile, come ci ha ricordato amichevolmente il professor [[Ernst Cassirer|Cassirer]], in [[Nicola Cusano]], per il quale il mondo non è ancora propriamente «infinito» («infinitus») pur essendo già «illimitato» («indefinitus»), e che ne relativizza il centro spaziale (quello spirituale continua a essere in Dio) in quanto afferma che qualsiasi punto dello spazio «potrebbe venir considerato» il centro dell'universo - così come la costruzione prospettica può eleggere del tutto liberamente il «punto di vista», in cui appare «centrata» quella parte del mondo che viene raffigurata. (pag.101)
 
==Note==