Francesco Guicciardini: differenze tra le versioni

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'''Francesco Guicciardini''' (1483 – 1540), filosofo, politico e scrittore italiano.
 
*Non combattere mai con la [[religione]], né con le cose che pare dependino da Dio; perché questo obietto ha troppa forza nella mente degli sciocchi. (da ''Ricordi politici e civili'', 1530)
*Non consiste tanto la prudenza della [[economia]] nel sapersi guardare dalle spese, perché sono molte volte necessarie, quanto in sapere spendere con vantaggio. (da ''Ricordi politici e civili'')
*La buona fortuna degli uomini è spesso el maggiore inimico che abbino, perché gli fa diventare spesso cattivi, leggieri, insolenti; però è maggiore paragone di uno uomo el resistere a questa che alle avversitá. (da ''Ricordi politici e civili'')
*Che mi rilieva a me, che colui che mi offende lo facci per ignoranza e non per malignità? (da ''Ricordi politici e civili'')
*Più onore ti fa uno ducato che tu hai in [[borsa]], che dieci che tu n'hai spesi. (da ''Ricordi politici e civili'')
*E ricordatevi che gli è maggiore difficultà venire di un grado basso a uno mediocre, che non è da uno mediocre venire a uno sommo. (da ''Discorsi politici'')
*Non si potendo ottenere le cose grande senza qualche pericolo, si debbono le imprese accettare ogni volta che la speranza è maggiore che la paura. (da ''Se 'l Gran Capitano debbe accettare la impresa di Italia'', in ''Discorsi politici'')
*Quando sei in partiti difficili, o in cose che ti sono moleste, allunga e aspetta tempo quanto puoi, perché quello spesso ti illumina o ti libera. (da ''Ricordi politici e civili'')
 
*Della astrologia, cioè di quella che giudica le cose future, è pazzia parlare: o la scienza non è vera o tutte le cose necessarie a quella non si possono sapere o la capacità degli uomini non vi arriva. Ma la conclusione è che pensare di sapere el futuro per quella via è uno sogno. Non sanno gli astrologi quello che dicono, non si appongono se non a caso; in modo che se tu pigli uno pronostico di qualunque astrologo e uno di un altro uomo fatto a ventura, non si verificherà manco di questo che di quello. (da ''Ricordi'')
 
==''Ricordi''==
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*139. Non ha maggiore inimico l'[[uomo]] che sé medesimo; perché quasi tutti e' mali, pericoli e travagli superflui che ha, non procedono da altro che dalla sua troppa cupiditá. (da ''serie I'')
*156. Le inclinazione e deliberazione de' populi sono tanto fallace, e menate piú spesso dal [[caso]] che dalla ragione, che chi regola el traino del vivere suo non in altro che in sulla speranza d'avere a essere grande col popolo, ha poco giudicio; perché a opporsi è piú ventura che senno. (da ''serie I'')
*164. Diceva mio padre, che piú onore ti fa uno ducato che tu hai in borsa, che dieci che n'hai spesi; parola molto da notare, non per diventare sordido, né per mancare nelle cose onorevole e ragionevole, ma perché ti sia freno a fuggire le spese superflue. (da ''serie I'')
*175. Tanto piú si cade in quello estremo che tu fuggi, quanto piú per discostartene ti ritiri in verso l'altro estremo, non ti sapendo fermare in sul mezzo; [...] (da ''serie I'')
*1. Quello che dicono le persone spirituali, che chi ha fede conduce cose grandi e, come dice lo Evangelio, chi ha fede può comandare a' monti ecc., procede perché la fede da ostinazione. [[Fede]] non è altro che credere con openione ferma, e quasi certezza le cose che non sono ragionevole, o, se sono ragionevole, crederle con più resoluzione che non persuadono le ragione. Chi adunche ha fede diventa ostinato in quello che crede, e procede al cammino suo intrepido e resoluto, sprezzando le difficultà e pericoli, e mettendosi a soportare ogni estremità: donde nasce che, essendo le cose del mondo sottoposte a mille casi e accidenti, può nascere per molti versi nella lunghezza del tempo aiuto insperato a chi ha preseverato nella ostinazione, la quale essendo causata dalla fede, si dice meritamente: chi ha fede ecc.<ref>Questo paragrafo risulta essere l'Incipit nell'edizione: ''Ricordi'', introduzione di Mario Fubini, premessa al testo e bibliografia di Ettore Barelli, breve glossario ideologico di Carlo Pedretti, Fabbri Editori, 2001.</ref> (da ''serie II'')
*56. Non consiste tanto la prudenzaprudenzia della [[economia|economica]] nelin sapersi guardare dalle spese, perché sono molte volte necessarie, quanto in sapere spendere con vantaggio, cioè uno grosso per 24 quattrini. (da ''Ricordi politici eserie civiliII'')
*79 [...] Quando sei in partiti difficili, o in cose che ti sono moleste, allunga e aspetta tempo quanto puoi, perché quello spesso ti illumina o ti libera. (da ''Ricordi politici eserie civiliII'')
*164. La buona [[fortuna]] degli uomini è spesso el maggiore inimico che abbino, perché gli fa diventare spesso cattivi, leggieri, insolenti; però è maggiore paragone di uno uomo el resistere a questa che alle avversitá. (da ''Ricordi politici eserie civiliII'')
*168. Che mi rilieva me, che colui che mi offende lo facci per ignoranzia e non per malignitá? Anzi, è spesso molto peggio, perché la malignitá ha e' fini suoi determinati e procede con le sue regole, e però non sempre offende quanto può; ma la [[ignoranza|ignoranzia]] non avendo né fine, né regola, né misura, procede furiosamente e dá mazzate da ciechi. (da ''serie II'')
*207. Della astrologia, cioè di quella che giudica le cose future, è pazzia parlare:; o la scienza non è vera, o tutte le cose necessarie a quella non si possono sapere, o la capacitàcapacitá degli uomini non vi arriva.; Mama la conclusione è, che pensare di sapere el futuro per quella via è uno sogno. Non sanno gli astrologi quello che dicono, non si appongono se non a caso; in modo che se tu pigli uno pronostico di qualunque astrologo, e di uno di un altro uomo fatto a ventura, non si verificheràverificherá manco di questo che di quello. (da ''Ricordiserie II'')
 
==''Storia d'Italia''==