Raimon Panikkar: differenze tra le versioni

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*I ''[[Brāhmaṇa]]'' formano la seconda fase, unita alle diverse ramificazioni delle ''Saṃhitā'', Chiaramente appartenenti a un periodo successivo, come rivela il loro linguaggio, sono scritti per la maggior parte in prosa e danno spiegazioni esaurienti e descrizioni dei rituali e delle preghiere relativi al sacrificio. Contengono qualcosa di più che semplici istruzioni per i rituali e molto del materiale esplicativo ha un carattere simbolico. (p. 43)
*Gli ''[[Āraṇyaka]]'', o "trattati della foresta", sono in un certo senso una continuazione dei ''Brāhmaṇa'' perché trattano delle speculazioni e della spiritualità degli abitatori della foresta (''vānaprastha''), coloro che hanno rinunciato al mondo. Essi rappresentano un passo verso l'interiorizzazione, poiché l'eremita nella foresta non potrebbe realizzare il complesso rituale richiesto al padrone di casa. (p. 43)
*Le ''[[Upaniṣad]]'' sono la fase quarta o finale del processo e sono note quindi come ''Vedānta'' o “fine"fine dei ''Veda''". Rappresentano il culmine mistico e filosofico dei ''Veda''. Contengono gli insegnamenti dei grandi maestri che indicano il cammino della liberazione (''mokṣa''). (p. 43)
*L'[[Monismo|Uno]] rappresenta la vetta della coscienza mistica, che l'India ha sviluppato in seguito nella filosofia dell'''advaita'' (non-dualità) e l'occidente nella teologia della [[Trinità]]. (p. 74)
*Nei ''Brāhmaṇa'' troviamo, nel complesso, le stesse idee base dei ''Veda'' relative alle origini, ma qui il preludio dell'Essere viene sviluppato ed evidenziato dal punto di vista del sacrificio cosmico e del suo significato liturgico. Prajāpati procrea facendo appello alla sua energia creativa, attuando quella concentrazione ardente nota come ''tapas''. Non avendo nulla da cui creare il mondo, egli deve ricorrere a se stesso, smembrandosi, offrendo se stesso come sacrificio, dividendosi in pezzi in modo che da lui defluisca la vita. Le creature che egli ha generato sono non solo la sua interezza, così che quando le creature sono, non c'è più spazio per lui, anzi esse lo abbandonano – perché egli non è più! (p. 104)