Sergio Quinzio: differenze tra le versioni

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*La [[bellezza]] è qualcosa di indotto, di secondario, persino di tardivo, di fittizio, alla fine addirittura di vizioso. (da ''Aforismi'')
*[[Dio]] si è eclissato perché fra noi e Lui si è interposto il nostro Ego, ormai onnipotente, ma già domani ciò che si è frapposto potrebbe ritirarsi, e potrebbe così riaprirsi il dialogo dell'uomo con il Dio realmente esistente fuori di lui. (dall'introduzione a ''L'eclissi di Dio'' di [[Martin Buber]])
 
==''Dalla gola del leone''==
'''Copyright''': Adelphi, Milano, 1993.
 
*Bisogna porre al centro dell'annuncio cristiano il supremo mistero del suo fallimento.
*Ci si può rassegnare alla disperazione, ma anche ci si può disperare della rassegnazione.
*La disperazione è più grande della giustizia.
*Mettere la consolazione al posto del dolore è opera più grande della creazione che ha messo l'essere al posto del nulla.
*Neppure Dio avrebbe avuto la forza d'iniziare la strada che va da bereshit all'amen se l'avesse conosciuta.
*Si deve credere nei segni, per rischioso che sia, e se non vediamo segni nella nostra vita allora vuol dire che per noi Dio non c'è.
*Tutto ciò che accade è voluto, o almeno permesso, da Dio, dunque tutto è in definitiva bene. Qusta è la più sottile tentazione del credente. Il non credente elude lo scandalo del male togliendo il riferimento al perfetto bene; e il credente fa la stessa cosa giustificando tutto come opera di Dio. Giusto, e disperante, sarebbe tener fermo, insieme, che il mondo è orribile e che il Dio onnipotente che l'ha creato è perfettamente buono.
*Voler soffrire per chi si ama è una sublimità che nasce dall'eccesso del male, dal trionfo del dolore e della morte.
*Volere il regno è un segno di debolezza e d'incapacità di vivere. Se non fossimo deboli e incapaci non avremmo bisogno di essere salvati.
 
[[Categoria:Saggisti|Quinzio]]