Aidan Chambers: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
nuova voce
 
m altre due prese da aNobii (la prima non verificata parola per parola)
Riga 3:
==''Danza sulla mia tomba''==
*Ne sono così convinto, sono così abituato a pensare a me come al perfetto esempio di uomo flemmatico, la cui storia è di una noia insopportabile, che quando capita davvero qualcosa fuori dall'ordinario, io non me ne accorgo. Potrei ritrovarmi in un girone dell'inferno e pensare che è l'ora di punta in una via trafficata. (I, 14; p. 43)
*Ed ecco che questa schifezza di spettacolo televisivo dava parole e immagini al mio desiderio fino a quel momento inespresso. Ah, ah!, mi devo essere detto, o qualsiasi fosse l'esclamazione affannosa che si emette a sette anni quando si parla a se stessi di qualcosa di sorprendentemente illuminante, qualcosa di simile a una folgorante illuminazione mentale, ah, ah! Così anche gli altri vogliono avere amici del genere! Non sono solo, devo aver pensato. Là fuori c'è qualcuno che mi cerca, come io cerco lui. Un ragazzo con una lattina piena di fagioli magici.
*Di solito non amo parlare con gli estranei, il [[dialogo|chiacchierare]] formale e gentile senza conseguenze di persone che non si conoscono. Ma a volte, come ora, quando qualcuno che conosci ti ha procurato un dolore nei recessi della mente, è un sollievo incrociare qualcuno che non si conosce e che ha voglia di parlare. Che vuole scambiare frasi sul nulla. La non consequenzialità in quel caso è perfino confortante. (II, 22; p. 149)
*E poi ho pensato: la conclusione di tutto questo è che non capisco. Ecco perché le parole non dicono quello che io voglio che dicano. Perché io stesso non capisco. (III, 10; p. 209)
*Lui mi faceva paura, a volte; avevo scoperto una verità quando glielo avevo detto.<br>Non sapevo che cosa mi spaventasse, se non che ogni volta che accadeva sentivo al tempo stesso che mi stava chiedendo troppo. Senza aspettare che gli venisse dato, ma prendendoselo. E intuivo anche, in quelle occasioni, che comunque non otteneva ciò che stava cercando. Che io ero una delusione. (III, 11; p. 212)
*Tre giorni per scrivere il Pezzo 24! Ma ho imparato qualcosa.<br>Sono diventato il personaggio di me stesso.<br>Io come ero, non io come sono ora.<br>Messa in un altro modo: Per aver scritto questa storia io non sono più ora quel che ero quando è accaduta.<br>Scrivere la storia mi ha cambiato; non averla vissuta.<br>Mi capisce? Probabilemente no. Non sono certo di capirmi nemmeno io. Penso che abbia qualcosa a che fare con il mettere le parole su carta. Diventi la tua stessa materia prima. Devi considerare quel che eri e fare quacosa di quel che ti è capitato.<br>Farlo sembra portarti ad una nuova visione di te.<br>E poi, smetti di pensare così tanto a te stesso e pensi di più all'Opera, alla scrittura! (IV, 25; p. 285)
*Forse un giorno saremo in grado di parlarne, io e papà. Ma non ancora, signorina A, non ancora. Non fino a quando non mi sarò ripreso e non saprò per certo che cosa sono. Cosa che non è ancora successa. (IV, 35; p. 309)