Maitrī Upaniṣad: differenze tra le versioni

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*Con l'ascesa si consegue la virtù; dalla [[virtù]] proviene la conoscenza discriminante; dalla [[conoscenza]] discriminante, in verità, si ha nozione dell'Anima e, avendone avuto nozione, non si torna più indietro. (''IV, 3''; 1999)
*In principio questo era [[Brahman]], Uno e infinito, infinito a est, infinito a sud, infinito a ovest, infinito a nord, infinito sopra e sotto, infinito in ogni direzione. Per lui non ci sono, naturalmente, direzioni come est e così via, né attraverso, né sopra o sotto.<br />Inconcepibile è questo supremo ''ātman'', incommensurabile, non nato, imperscrutabile, impensabile, il cui Sé è spazio [infinito]. Solo lui rimane sveglio quando l'universo è dissolto, e fuori da questo spazio egli [di nuovo] risveglia il mondo che consiste di pensiero. Per mezzo di lui solo tutto questo è pensato perché sia e in lui di nuovo si dissolve. La sua forma splendente è quella che arde nel sole; è la luce multiforme che risplende nel fuoco privo di fumo ed è ciò che digerisce il cibo nel corpo. Poiché così è stato detto:<br />''Colui che dimora nel fuoco, | colui che dimora nel cuore, | colui che dimora nel sole, | egli è Uno. | L'Uomo che conosce questo, | in verità ottiene | l'unità dell'Uno.'' (''VI, 17''; 2001)
*Ora, altrove è stato detto anche questo: se un uomo ha i sensi ritratti, come nel sonno, e un cuore perfettamente puro, egli vede come in sogno nel vuoto dei sensi il ''praṇava'' [Oṁ], la guida la cui forma è luce, che è al di là del sonno, della vecchiaia, della morte e del dolore. Allora egli stesso diviene quello che è chiamato ''praṇava'', la guida la cui forma è luce, che è al di là del sonno, della vecchiaia, della morte e del dolore. Così è detto:<br />''Quando lo ''yogin'' unisce il suo respiro con Oṁ | o è unito al tutto in molteplici modi, | questo è chiamato ''[[yoga]]''. | Tale unità di respiro, mente e sensi, | la rinuncia a tutta l'esistenza – questo è chiamato ''yoga''.'' (''VI, 25''; 2001)
*Il [[mondo]], smarrito a causa degli stratagemmi d'un insegnamento negatore dello spirito, a causa di esempi e di ragionamenti falsi, non sa più quale è la differenza tra sapere e ignoranza. (''VII, 8''; 1999)