Paul-Louis Courier: differenze tra le versioni

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* Se noi avessimo quattrini da sprecare, i nostri debiti pagati, rabberciate le nostre strade, soccorsi i nostri poverelli, e prima la nostra chiesa (ché [[Dio]] anzi tutto) ammattonata, ricoperta e invetriata; se avanzasse, dico, una somma da potersi spendere fuori da questo comune, sarei d'avviso, amici miei, che s'avesse a contribuire co' nostri vicini a rifare il ponte a Sant'Avertino; perché, scorciandoci di una buona lega il trasporto delle nostre derrate al mercato di Tours, ne agevolerebbe il baratto, e crescerebbe il prezzo e il frutto delle nostre terre qua intorno: questo io credo che saria il miglior uso da fare del nostro soperchio, quando ne avanzerà. Ma comprare Chambord pel [[w:Enrico di Borbone-Francia|duca di Bordeaux]] la non me entra; né m'entrerebbe, quando pure avessimo di che pagarlo; parendo a me il negozio cattivo per lui, cattivo per noi, cattivo per Chambord. Spero ve ne persuaderete, se mi starete attenti: gli è giorno di festa, e c'è tempo per ciarlare. (p. 43)
* Ciò che gli accomoda per regnare, non sono mica castelli; e l'amor nostro, senza di cui non è corona che non pesi: ecco qua di che ha bisogno; e se piglia quelli, non può aver quest'altro. (p. 44)
* La virtú pare che abbia i suoi confini; e la maggiore altezza, aggiunta da pochi, mostra una certa misura. Per esempio [[Catone]] e [[George Washington|Washington]] ci hahanno fatto vedere fin dove può arrivare il piú bello e nobile di tutti i sentimenti, l'amor di patria e di libertà: piú innanzi non si può andare. Ma l'ultimo gradino della viltà chi lo conosce? Oh! non mi venite a parlare di coloro i quali propongono di comperar castelli pei principi, di aggiungere una nuova guardia alla vecchia, giacché si può scendere anche piú giú; ed essi stessi domani avranno in pronto un trovato nuovo da disgradarne quegli altri. (p. 54)
* Imperciocché, figuratevi in corte... Qui non ci ha né donne né fanciulli; e possiamo dirle. Statemi a sentire: la corte è un luogo onesto, se volete; ma pure... è un luogo singolare. Della corte d'oggi io ne so poco, so però (e chi nol sa?) quella di [[Luigi XIV]], la corte per eccellenza, il modello di tutte, di cui ci ha tante cronache, che se ne sa oggi i fatti come accaddero allora, giorno per giorno. C'è da andare in visibilio a sapere, a mo' d'esempio, come s'usava colle donne... non so se mi spiego. Si pigliavano, si lasciavano, o, se tornava, ci si acconciava alla meglio. Le donne però non erano di tutti, così in confuso, ciascuno la sua, e poi... anche la moglie. (pp. 54-55)
* Insomma, siccome per noi altri poveri diavoli non c'è, non ci fu, né ci sarà che una sola via di far fortuna, il lavoro; così pe' nobili ce n'è una sola, ed è... diciamolo pure, poiché bisogna chiamarla col suo nome, la prostituzione. È vero che anche la gente del volgo si ajuta di essa qualche volta, quando mette il piede in corte; ma, a parlar chiaro, non le frutta molto. (pp. 56-57)