Paul-Louis Courier: differenze tra le versioni

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* [Stendhal] In ''Rome, Naples, et Florence en 1817'' dice di trovarsi ad Ancona il 27 maggio e a Loreto il 30. In ''Rome, Naples, et Florence en 1817'' del 1826, alla data 29 maggio 1817, dice di trovarsi a Reggio Calabria. La verità è che dai primi di maggio alla fine di luglio di quel 1817 se ne stette a Parigi. A Reggio Calabria non andò quell'anno, né mai andrà. La sua visione, dalle finestre dell'albergo di Reggio, delle case di Messina; il suo desiderio di attraversare quel braccio di mare e di arrivare in Sicilia – l'ottica, insomma, e lo stato d'animo, sembrano provenire da una lettera, che probabilmente non gli era ignota, di Paul Louis Courier (del 15 aprile 1806, appunto da Reggio): "Noi la vediamo come dalle Tuileries voi vedete il faubourg Saint-Germain; il canale non è, in fede mia, più largo; e tuttavia abbiamo difficoltà ad attraversarlo. Lo credereste? Se soltanto mancasse il vento, noi faremmo come Agamennone: sacrificheremmo una fanciulla. Grazie a Dio, ne abbiamo in abbondanza. Ma non abbiamo una sola barca, ecco il guaio. Ci dicono che arriveranno; e fino a quando avrò questa speranza, credetemi, signora, che non volgerò lo sguardo indietro, verso i luoghi dove voi abitate, anche se tanto mi piacciono. Voglio vedere la patria di Proserpina, e sapere perché il diavolo ha preso moglie proprio in quel paese". ([[Leonardo Sciascia]])
* Ufficiale dell'esercito, grecista raffinato, scrittore di ''pamphlets'', Courier è un "minore", che compare regolarmente nelle storie della letteratura francese e nelle storie del pensiero politico per il suo stile, serrato e purissimo, e per il suo liberalismo disincantato, incline alla democrazia e attento alle microsituazioni. (Incipit presentazione in ''Inventiva e invettiva nell'ottocento francese'', p. 19)
* ''Egoista, anarchico, solitario fino alla misantropia, l'ellenista Courier è della stessa generazione di [[Stendhal]], ma senza tinte romantiche. Laclos, che morì generale a [[Taranto]], gli somiglia forse di più''. ([[Arrigo Cajumi]], prefazione a ''Processo a un liberale'', p. 7)
* ''In fondo, il nostro autore era il prototipo del liberale-anarchico, ossia dell'individualista che proclama: meno il Governo s'impiccia di noi, meglio è''. (Arrigo Cajumi, prefazione a ''Processo a un liberale'', p. 7)
* ''Chi comincia a leggere Courier, e noi che l'abbiamo familiare, porge l'orecchio a discorsi di tutti i giorni, ascolta faccenduole che sembran triviali: il permesso di ballare, di andare a caccia, il sindaco prepotente, i gendarmi, i prefetti. Piano piano si sale: i ministri, la « congregazione », i nobili, e infine il re, il papa, la politica internazionale, le grandi potenze. A uno a uno, Courier li tira dentro la rete, tocca le questioni piú gravi: libertà, inviolabilità del domicilio, diritto di associazione e di stampa, giustizia, guerre, alleanze. Il buon dio di [[Voltaire]], la natura, la società, e persino i dogmi, fanno la loro comparsa. Con quell'aria sorniona, di chi dice e non dice, le sue frasi sono frecce, ed entran nella carne. Courier parte dal popolo, è un terreno fermo. E confronta i suoi costumi i suoi costumi con quelli delle classi alte, dei beati possidenti, della Corte. (Arrigo Cajumi, prefazione a ''Processo a un liberale'', p. 9)
* ''Ma per essere efficace, ascoltato, temuto, bisogna che la penna sia acuminata, e Courier, degno continuatore degli enciclopedisti settecenteschi, ebbe il coraggio di battagliare, fino alla prigione inclusa. Questi vecchi liberali, eran gente di fegato, saldi nelle opinioni, punto paurosi dei governi; dicevan la loro a re e preti; una razza che bisogna rinsanguare, dopo tanta molliccia viltà della borghesia del secol nostro. Per ciò, occorre leggerli, diffonderne le opere, tener da conto l'esempio, ch'essi diedero, in tempi non facili''. (Arrigo Cajumi, prefazione a ''Processo a un liberale'', p. 11)
* ''Durante il [[fascismo]], due autori confortavano principalmente me e qualche altro solitario: Courier e [[Victor Hugo|Hugo]] (col ''Napoleone il piccolo, La storia di un delitto, I castighi);'' furon libri che imparammo quasi a memoria, e che [[Piero Gobetti]] voleva ristampare. Anche [[Luigi Einaudi]] rilegeva assiduamente Paul-Louis, di cui è grande estimatore. Il nostro Presidente, vignaiuolo, ha delle buone ragioni per gustar l'uomo della Chavonnière; giornalista, ha sempre avuto per guida « beaucoup de raison et beaucoup d'humanité », le due doti che [[Anatole France]] riconoscena a Paul-Louis. Mi sarà lecito dedicargli questa ristampa?'' (Arrigo Cajumi, prefazione a ''Processo a un liberale'', p. 12)
 
==Bibliografia==