Pat Conroy: differenze tra le versioni

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Creata pagina con ''''Pat Conroy''' (1945 – vivente), scrittore statunitense. ==''I ragazzi di Charleston''== ===Incipit=== Fu mio padre a definire la città la Dimora sul Fiume.<br/>Alludev...'
 
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===[[Explicit]]===
"È il 16 giugno 1990. Che cosa ha imparato questo gruppo più di qualsiasi altro?"<br/>"Dillo, Rospo" mi esorta Trevor con un sorriso.<br/>È semplice, dico ai miei amici qui riuniti. Abbiamo capito il potere del caso e della magia nelle faccende umane. Tutti noi che siamo qui stasera alla festa d'addio di Trevor Poe ci siamo trovati per combinazione insieme nel Bloomsday dell'estate 1969. Conosciamo meglio di chiunque altro l'immenso, incontrovertibile potere del fato, e sappiamo come un solo giorno possa modificare il corso di diecimila vite. Il fato può catapultarci in vite che non ci eravamo mai sognati di condurre, finché non inciampiamo in quell'unico giorno immortale. Quello che Trevor ha cercato di fare invocando la memoria di Sheba è un potente tentativo di preghiera. Ma va tutto bene, perché oggi è Bloomsday, e noi possiamo testimoniare che qualunque cosa può succedere durante un'estate di Bloomsday. Sì, è così: qualunque cosa può succedere. Sì.
 
==''Il principe delle maree''==
===Citazioni===
*Dai propri errori aveva ricavato la convinzione che l'amore non è al servizio della disperazione, non deve per forza far male. Quando mo padre ci picchiava, mia madre diceva: "Lo fa perché vi vuol bene." Ogni qual volta mia madre ci colpiva con la scopa, con la spazzola o con le mani, lo faceva in nome dell'amore. Ma mia nonna riportò dai suoi viaggi una dottrina rivoluzionaria: l'amore non ha armi, non ha pugni, non ammacca, non ferisce a sangue. (p. 146)
*Mi sarebbe piaciuto vedere il mondo con occhi capaci soltanto di stupore e avere una lingua eloquente soltanto nelle lodi. (p. 296)
 
==Bibliografia==
*Pat Conroy, ''I ragazzi di Charleston'', traduzione di Ettore Capriolo, Milano, Bompiani, 2009. ISBN 978-88-452-6376-7
*Pat Conroy, ''Il principe delle maree'', traduzione di Pier Francesco Paolini, Milano, Bompiani, 1996. ISBN 88-452-2896-7
 
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