Jean-Claude Izzo: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Chourmo, in provenzale, significa la ciurma, i rematori della galera. A Marsiglia, le galere, le conoscevamo bene. Per finirci dentro non c'era bisogno, come due secoli fa, di aver ucciso il padre o la madre. No, oggi bastava essere giovane, immigrato o non. Il fan-club dei Massilia Sound System, il gruppo di raggamuffin più scatenato che ci sia, aveva ripreso quell'espressione. Da allora, il chourmo era diventato un gruppo di incontro e supporto di fan. [...] Ma non era questo lo scopo del chourmo. LaLo scopo era che la gente si incontrasse. Si "immischiasse" come si dice a Marsiglia. Degli affari degli altri e viceversa. EsistavaEsisteva uno spirito chourmo. Non eri di un quartiere o di una cité. Eri chourmo. Nella stessa galera, a remare! Per uscirne fuori. Insieme.
*Non credeva in Dio, ma era superstizioso, come tutti i figli di italiani.
*Non c'è nulla di più piacevole, quando si ha tempo da perdere, che farsi uno spunti, la mattina, di fronte al mare.
*[...] come molti marsigliesi, i racconti di viaggi mi incantavano più dei viaggi stessi. Non mi ci vedevo a prendere un aereo per Città del Messico, Saigon o BuenoBuenos Aires. Facevo parte di una generazione per cui i viaggi avevano un significato preciso. Quello dei piroscafi, dei cargo. Della navigazione. Dei tempi imposti dal mare. Dei porti. Della passerella posata sulla banchina, e l'ebbrezza dei nuovi odori, dei visi sconosciuti.
*«Il mio sangue è italiano. Noi italiani non siamo arabi.» <br /> «Il sud non è Italia. È il paese dei vagabondi. Sai come dicono in Piemonte? Mau-Mau. Un'espressione per indicare gli arabi, gli zingari e tutti gli italiani da Roma in giù. Cazzo! [...]»
*Qui, le cose non sono peggio che altrove. Né meglio. Cemento in un paesaggio convulso, roccioso e calcareo. E la città, laggiù a sinistra. Lontano. Qui si è lontani da tutto. Salvo dalla miseria. (citando La Bigotte)
*Quando non si ha niente, avareavere il mare – il Mediterraneo – è molto. Come un tozzo di pane per chi ha fame.
*Quelle cités non erano un luogo dove potersi amare. Tutti i ragazzi che ci erano nati e che c'erano cresciuti lo sapevano. Qui non c'è vita, è la fine. E l'amore ha bisogno di sogno e di futuro. Il mare, invece di scaldargli il cuore come ai loro genitori, li spingeva ad andarsene.
*Interrogare il passato non serve a niente. È al futuro che bisogna fare le domande. Senza futuro, il presente è solo disordine.
*[...] per migliaia di ragazzi della cités, la galera è il grande salto. Quando escono trovano davvero il peggio. Il meglio se lo lasciano alle spalle. L'hanno divorato, ed è già pane vecchio.
*Ma neppure le parole sono il mio forte. Mi confondono. Non so parlare. Di quello che ho dentro, voglio dire. Le chiacchiere, le so fare benissimo, come tutti i marsigliesi.
*L'esistenza è fatta così, di incroci. Scegli se andare a sinistra o a destra e ti trovi su una strada diversa da quella che avevi sperato di imboccare.
*Il pastis e la kémia – olive nere e verdi, cetrioli e sottaceti – facevano parte dell'arte di vivere marsigliese. Un'epoca in cui la gente sapeva ancora parlare e aveva ancora cose da dirsi.
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*Un altro capitolo della mia vita, da aggiungere, anche questo, alla lista già lunga delle perdite.
*Un immigrato è qualcuno che non ha perso niente, perché lì dove viveva non aveva niente. La sua unica motivazione è sopravvivere un po' meglio di prima.
*SiSì, aveva tentato di sedurmi, così come aveva fatto con Hocine Draoui. Sì, potevo essere utile. Preferivo continuare a pensare che mi aveva desiderato, senza secondi fini. Il mio orgoglio maschile ne usciva vittorioso. Non era latino per niente!
*«Sei un tipo strano, Montale. Mi fai pensare a una clessidra. Quando la sabiasabbia è scesa, c'è sempre qualcuno che viene a girarla. Cuc ti ha fatto un bell'effetto!»
 
==''Solea''==