Soffocare (romanzo): differenze tra le versioni

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'''''Soffocare''' (Choke)'', romanzo di [[Chuck Palahniuk]] del 2002.
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*Poi accende la televisione e si mette a guardare una soap opera, avete presente, no? Gente vera che interpreta gente finta e con problemi inventati, a uso e consumo di gente vera che la guarda per dimenticare problemi veri.
*Se uno ti salva la vita poi ti ama per sempre. È come quella antica usanza cinese per cui se qualcuno ti salva la vita sarà responsabile di te per sempre. Come se dq quel momento in poi tu fossi suo figlio.
*"È patetico come non siamo capaci di convivere con ciò che non comprendiamo. Come ci limitiamo a negare l'esistenza di ciò che non sappiamo spiegare."
*...lL'umiliazione è vera umiliazione soltanto quando si sceglie di soffrire.
*"Ho passato la vita a definirmi sulla base di ciò contro cui mi battevo."
*"Sí. Io ero contro tutto, ma mi capita sempre più spesso di pensare che non sono mai stata pro niente." <br/>"Certo, uno può criticare e lamentarsi e giudicare tutto e tutti, ma poi cosa si ritrova?"<br/>"Lamentarsi non significa creare qualcosa. Ribellarsi non significa ricostruire. Sbeffeggiare le cose non significa cambiarle..." <br/>"Sì, forse abbiamo fatto a pezzi il mondo, ma adesso non abbiamo idea di come ricostruirlo." <br/>"La mia generazione ha sempre ridicolizzato tutto quanto, ma il mondo non è migliorato di tanto così. Abbiamo passato tanto di quel tempo a giudicare quello che avevano creato gli altri che, alla fine, di nostro abbiamo creato ben poco. Nella ribellione io mi ci nascondevo. Usavamo la critica come finto strumento di partecipazione. Sembra che abbiamo fatto chissà cosa, ma in realtà non abbiamo combinato prprio niente. Io non ho lasciato niente di buono al mondo." <br/>"E suo figlio? Dove lo mette, Victor?" <br/>"Victor? Anche lui avrà le sue vie di fuga. Fare figli è l'oppio dei popoli."
"Sí. Io ero contro tutto, ma mi capita sempre più spesso di pensare che non sono mai stata pro niente."
*...E non esistendo la possibilità che si verifichi una catastrofe vera, un rischio vero, ci è preclusa ogni possibilità di salvezza vera. Ebbrezza vera. Eccitazione vera. Gioia. Scoperta. Invenzione. Le leggi che ci permettono di vivere sicuri sono le stesse che ci condannano alla noia. Se non possiamo accedere al caos autentico, non avremo mai autentica pace. Se le cose non hanno la possibilità di peggiorare, non migliorano.
"Certo, uno può criticare e lamentarsi e giudicare tutto e tutti, ma poi cosa si ritrova?"
*L'irreale è più potente del reale. Perché la realtà non arriva mai al grado di perfezione cui può spingersi l'immaginazione. Perché soltanto ciò che è intangibile, le idee, i concetti, le convinzioni, le fantasie, dura. Le pietre si sgretolano. Il legno marcisce. La gente, be'... la gente muore. Ma le cose fragili, come un pensiero, un sogno, una leggenda, durano in eterno.
"Lamentarsi non significa creare qualcosa. Ribellarsi non significa ricostruire. Sbeffeggiare le cose non significa cambiarle..."
"Sì, forse abbiamo fatto a pezzi il mondo, ma adesso non abbiamo idea di come ricostruirlo."
"La mia generazione ha sempre ridicolizzato tutto quanto, ma il mondo non è migliorato di tanto così. Abbiamo passato tanto di quel tempo a giudicare quello che avevano creato gli altri che, alla fine, di nostro abbiamo creato ben poco.
Nella ribellione io mi ci nascondevo. Usavamo la critica come finto strumento di partecipazione.
Sembra che abbiamo fatto chissà cosa, ma in realtà non abbiamo combinato prprio niente.
Io non ho lasciato niente di buono al mondo."
"E suo figlio? Dove lo mette, Victor?"
"Victor? Anche lui avrà le sue vie di fuga. Fare figli è l'oppio dei popoli."
*...E non esistendo la possibilità che si verifichi una catastrofe vera, un rischio vero, ci è preclusa ogni possibilità di salvezza vera. Ebbrezza vera. Eccitazione vera. Gioia. Scoperta. Invenzione.
Le leggi che ci permettono di vivere sicuri sono le stesse che ci condannano alla noia.
Se non possiamo accedere al caos autentico, non avremo mai autentica pace.
Se le cose non hanno la possibilità di peggiorare, non migliorano.
*L'irreale è più potente del reale.
Perché la realtà non arriva mai al grado di perfezione cui può spingersi l'immaginazione.
Perché soltanto ciò che è intangibile, le idee, i concetti, le convinzioni, le fantasie, dura. Le pietre si sgretolano. Il legno marcisce. La gente, be'... la gente muore.
Ma le cose fragili, come un pensiero, un sogno, una leggenda, durano in eterno.
*E se una persona non la vedi tutti i giorni ti accorgi di come cambia.
*È patetico come non siamo capaci di convivere con ciò che non comprendiamo. Come abbiamo bisogno di etichettare e spiegare e disserzionare tutto quanto. Persino le cose inspiegabili per definizione. Persino Dio. "Disinnescare" non è la parola esatta, ma è la prima che viene in mente.
"Disinnescare" non è la parola esatta, ma è la prima che viene in mente.
*Chissà, forse per arrivare ai miracoli veri bisogna fare un po' di gavetta.
*Supponiamo che per fare il figlio di Dio Gesù Cristo si sia dovuto allenare. E se invece Gesù avesse passato la giovinezza a commettere errori? Prima di azzeccare il suo primo miracolo? Com'è che nessun libro dice che i primi tentativi di Gesù sono andati a vuoto? O che non è riuscito a imbroccare un miracolo decente prima dei trent'anni? Se Gesù all'inizio si fosse limitato alle piccole gentilezze di tutti i giorni, come aiutare le vecchiette ad attraversare la strada o dire alla gente che ha lasciato accese le luci della macchina? Vabbe', questo magari no, ma avete capito cosa intendo. Se Gesù ci avesse messo anni per mettere a punto la faccenda dei pani e dei pesci? Insomma, quello che ha fatto con Lazzaro avrà pur richiesto un minimo di preparazione, no? Magari, magari nemmeno Gesù aveva fiducia in se stesso all'inizio. Forse quello dei miracoli è una specie di talento, e bisogna cominciare con cose piccole. Non sto dicendo che Gesù faceva i giochetti con le carte, ma non fare del male alle persone sarebbe già un buon inizio."
*"Supponiamo che per fare il figlio di Dio Gesù Cristo si sia dovuto allenare.
*E dico: "Tu perché lo fai?" E lei dice: "Cosa?" Tutto questo. E Tracy sorride. La gente che lascia le porte aperte non ne può più di parlare del tempo. Non ne può più della sicurezza. È gente che ha ristrutturato troppe case. Gente abbronzata che ha dato un taglio alle sigarette, allo zucchero bianco, al sale, ai grassi e alla carne rossa. Gente che ha visto i propri genitori lavorare e studiare per una vita, e alla fine perdere tutto. Spendere tutto per sopravvivere con un sondino nasogastrico dimenticarsi persino come si fa a masticare e deglutire. "Mio padre faceva il medico" dice Tracy. "Adesso non ricorda nemmeno più come si chiama." Questi uomini e queste donne che lasciano le porte dei bagni aperte sanno che una casa più grande non è la soluzione. Che un compagno più attraente, più soldi e una pelle più liscia non sono la soluzione. <br/>"Ogni cosa in più che possiedi" dice "è solo l'ennesima cosa che un giorno perderai." <br/>La soluzione è che non c'è soluzione.
E se invece Gesù avesse passato la giovinezza a commettere errori? Prima di azzeccare il suo primo miracolo? Com'è che nessun libro dice che i primi tentativi di Gesù sono andati a vuoto? O che non è riuscito a imbroccare un miracolo decente prima dei trent'anni? Se Gesù all'inizio si fosse limitato alle piccole gentilezze di tutti i giorni, come aiutare le vecchiette ad attraversare la strada o dire alla gente che ha lasciato accese le luci della macchina? Vabbe', questo magari no, ma avete capito cosa intendo. Se Gesù ci avesse messo anni per mettere a punto la faccenda dei pani e dei pesci? Insomma, quello che ha fatto con Lazzaro avrà pur richiesto un minimo di preparazione, no? Magari, magari nemmeno Gesù aveva fiducia in se stesso all'inizio. Forse quello dei miracoli è una specie di talento, e bisogna cominciare con cose piccole. Non sto dicendo che Gesù faceva i giochetti con le carte, ma non fare del male alle persone sarebbe già un buon inizio."
*Perché la propria fine bisogna progettarsela. Perché una volta oltrepassato un limite, è impossibile fermarsi. E non c'è via di fuga, per chi vive in fuga. Distraendosi. Evitando lo scontro. Aspettando che passi. Masturbandosi. Negando.
*E dico: "Tu perché lo fai?"
E lei dice: "Cosa?"
Tutto questo.
E Tracy sorride.
La gente che lascia le porte aperte non ne può più di parlare del tempo. Non ne può più della sicurezza. È gente che ha ristrutturato troppe case. Gente abbronzata che ha dato un taglio alle sigarette, allo zucchero bianco, al sale, ai grassi e alla carne rossa. Gente che ha visto i propri genitori lavorare e studiare per una vita, e alla fine perdere tutto. Spendere tutto per sopravvivere con un sondino nasogastrico dimenticarsi persino come si fa a masticare e deglutire.
"Mio padre faceva il medico" dice Tracy. "Adesso non ricorda nemmeno più come si chiama."
Questi uomini e queste donne che lasciano le porte dei bagni aperte sanno che una casa più grande non è la soluzione. Che un compagno più attraente, più soldi e una pelle più liscia non sono la soluzione.
"Ogni cosa in più che possiedi" dice "è solo l'ennesima cosa che un giorno perderai."
La soluzione è che non c'è soluzione.
*Perché la propria fine bisogna progettarsela.
Perché una volta oltrepassato un limite, è impossibile fermarsi.
E non c'è via di fuga, per chi vive in fuga. Distraendosi. Evitando lo scontro. Aspettando che passi. Masturbandosi. Negando.
 
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