Sebastiano Vassalli: differenze tra le versioni

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*[[Guerra]] di popolo è una guerra non di soldati, ma di uomini. Che combattono per se stessi, anzitutto: per motivi chiari, evidenti, per ideali in cui credono; e non perché ne hanno ricevuto l'ordine o perché son pagati per questo. (Citato in prefazione: [[Renata Viganò]], ''L'Agnese va a morire'', Einaudi 1974)
*La [[poesia]] è vita che rimane impigliata in una trama di parole. (da ''Amore lontano'', Einaudi)
*{{NDR|Sull'[[eccidio di Cefalonia]]}} La presunta «resistenza» dei mille italiani rimasti a Cefalonia, armati al servizio dei tedeschi fino al settembre del'44, è una favola (avallata probabilmente dagli stessi tedeschi) con cui si è tentato di coprire una pagina ingloriosa del costume nazionale di sempre. (da ''L'oro del mondo'', nota n. 6 al testo, p. 174)
*La Resistenza non è soltanto un episodio militare della [[storia]] recente d'[[Italia]], anche se ormai questa interpretazione restrittiva farebbe comodo a molti. La Resistenza non è soltanto un episodio politico, un momento di transizione tra la caduta della monarchia e del fascismo e l'avvento di uno Stato democratico e repubblicano. E neppure la si può considerare alla stregua di un «bel gesto», di un fatto di redenzione culturale e civile necessario per far uscire l'Italia dalla barbarie e rimetterla in linea con i paesi progrediti. La Resistenza fu tutte queste cose e altre ancora. Ma fu anzitutto, come già s'è detto, ''guerra di popolo''. (citato [[Renata Viganò]], prefazione a ''L'Agnese va a morire'', Einaudi 1974)
*[…] una guerra di [[popolo]], non può iniziare per scopi aggressivi. Non viene decisa a tavolino, tra mestieranti di strategia e di [[politica]]. Una [[guerra]] di questo genere inizia sempre molto tardi, perché le masse [[Contadino|contadine]] e [[Operaio|operaie]] sono abituate da secoli a sopportare l'oppressione e non sanno esprimersi con la violenza (che è prerogativa storica dei ceti parassitari); ma, una volta iniziata, è tale che gli stessi mestieranti di strategia e politica e i potenti della [[terra]] ne hanno [[paura]], giustamente. (citato [[Renata Viganò]], prefazione a ''L'Agnese va a morire'', Einaudi 1974)
*Una guerra di popolo non si ferma a comando, non ha frontiere e regole del gioco, non ha eroici protagonisti e sterminati greggi di comparse disposte a morir tacendo, come le guerre «normali», le guerre dei [[Padrone|padroni]]. (citato [[Renata Viganò]], prefazione a ''L'Agnese va a morire'', Einaudi 1974)
 
==''L'oro del mondo''==
 
===Citazioni===
*{{NDR|Riferendosi all'[[eccidio di Cefalonia]] e al comportamento collaborazionista di un migliaio di italiani superstiti}} «Tutti quei morti, — disse ancora lo zio Alvaro, — sono morti per niente, e il resto è merda: la guerra, il seguito, tutto». Rimase a lungo in silenzio. «Se ti dicessi, — riprese, — che tra i sopravvissuti c'è stato anche chi ci ha fatto la carriera, su quella strage, tu forse non mi crederesti. Invece il carrierista c'è stato. Così come ci sono stati quelli che all'indomani della strage si sono offerti di passare coi tedeschi, senza che nessuno ce li costringesse, bada bene! Di loro scelta. Volontariamente. Quasi mille italiani, a Cefalonia, sono poi diventati [[collaborazionismo|collaborazionisti]], subito dopo il massacro; hanno aiutato gli assassini a liberarsi dei cadaveri, a rimettere in sesto le difese costiere, a falsare le carte dell'eccidio e, infine, il tocco d'artista: quando i tedeschi si sono ritirati, loro si sono finti partigiani e sono rientrati in Italia con gli onori delle armi... Non mi vuoi credere? Ti dà nausea? E allora, se sei debole di stomaco, devi lasciar perdere quel tuo romanzo. La storia è merda, Sebastiano. Secolo dopo secolo. Tonnellata dopo tonnellata. Un immenso letamaio e basta». (da ''L'oro del mondo'', nota n. 6 al testo, p. 150)
*{{NDR|Sull'[[eccidio di Cefalonia]]}} La presunta «resistenza» dei mille italiani rimasti a Cefalonia, armati al servizio dei tedeschi fino al settembre del'44, è una favola (avallata probabilmente dagli stessi tedeschi) con cui si è tentato di coprire una pagina ingloriosa del costume nazionale di sempre. (da ''L'oro del mondo'', nota n. 6 al testo, p. 174)
 
{{NDR|Sebastiano Vassalli, ''L'oro del mondo'', Einaudi, 1987}}
 
==''La chimera''==