Ursula K. Le Guin: differenze tra le versioni

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Aggiunto incipit "Dragonfly"
Aggiunto incipit "Sempre la valle"
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====[[Incipit]]====
«Sul pianeta O non scoppia una guerra da cinquemila anni», lesse «e Gethen non ha mai conosciuto guerre.» Interruppe la lettura, per far riposare gli occhi e anche perché stava cercando di abituarsi a leggere lentamente, a non divorare le frasi a bocconi interi come Tikuli ingurgitava il cibo. «Non ha mai conosciuto guerre»: nella sua mente quelle parole si stagliavano chiare e distinte, circondate da un alone di incredulità infinita, oscura e soffice in cui poi affondavano. Ma che mondo può essere, quello senza guerre? Sarebbe un mondo vero. La pace era la vita vera, una vita di lavoro e sapere ed educazione dei figli al lavoro e al sapere. La guerra, che divorava lavoro, sapere e figli, era la negazione della realtà. ''Ma la mia gente'', pensò, ''sa soltanto negare. Nati nelle tenebre fitte di un potere mal utilizzato, releghiamo la pace fuori dal nostro mondo, come un faro irraggiungibile. Sappiamo soltanto combattere. Quel po' di pace che qualcuno di noi riesce a trovare in vita sua è soltanto la negazione della guerra in corso, un fantasma di un fantasma, un'incredulità al quadrato.
 
====[[Explicit]]====
«Ci sarà mai pace tra noi?», chiese alla fine.<br />
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====[[Incipit]]====
Un caro amico mi ha chiesto di scrivere la storia della mia vita, ritenendo che potesse essere di qualche interesse per genti di altri mondi e altri tempi. Sono una donna qualsiasi, ma ho vissuto in un periodo di grandi mutamenti e ho avuto il vantaggio di sperimentare sulla mia propria pelle il significato della servitù e quello della libertà.
 
====[[Explicit]]====
Vi ho narrato la storia che mi è stato chiesto di narrare. L'ho conclusa, come si concludono molte storie, con l'unione di due persone. Che valore hanno l'amore e il desiderio di un uomo o di una donna rispetto alla storia di due mondi, ai grandi rivolgimenti del tempo che stiamo vivendo, alla speranza, alla crudeltà infinita della nostra specie? Molto poco. Ma una chiave è molto piccola rispetto alla porta che apre. Se perdete la chiave, la porta potrebbe rimanere chiusa per sempre. È nei nostri corpi che perdiamo o diamo inizio alla libertà, nei nostri corpi che subiamo o poniamo fine alla schiavitù. Dedico questo libro al mio amico, col quale ho vissuto e col quale morirò libera.
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===[[Incipit]]===
Come si può distinguere tra leggenda e realtà, su mondi che giacciono a molti anni di distanza dal nostro? Pianeti senza nome, che i nativi chiamano semplicemente «il Mondo»; pianeti senza storia, dove il passato è materia di mito e dove l'esploratore che vi fa ritorno scopre che le sue azioni di pochi anni prima sono diventate le gesta di un dio. Un velo buio di irrazionalità si stende sull'intervallo di tempo che le nostre astronavi attraversano alla velocità della luce, e nell'oscurità proliferano l'incertezza e le esagerazioni, come erbacce.
 
===[[Explicit]]===
Camminarono in silenzio, fianco a fianzo, per sette passi, fino al parapetto. Poi Ganye, alzando gli occhi verso l'azzurrino, vago bastione della montagna, disse: — Rimani qui con noi. <br/>
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Quando Sutty tornava sulla Terra di giorno, era sempre al villaggio. Di notte, era nella Riserva.<br>
Il giallo dell'ottone, il giallo della pasta di curcuma e del riso cotto con lo zafferano, l'arancione delle calendule, l'opaca foschia aranciata del pulviscolo del tramonto sopra i campi, rosso henné, rosso passiflora, rosso sangue secco, rosso fango: tutti i colori della luce del sole durante il giorno. Una zaffata di assafetida. Il mormorio d'acqua di ruscello di Zietta che chiacchierava con la madre di Moti nella veranda. La mano scura di zio Hurree immobile su una pagina bianca. Il benevolo occhietto porcino di Ganesh. Un fiammifero acceso, e l'intensa voluta grigia di fumo d'incenso: penetrante, vivido, dissolto.
 
===Altri romanzi e cicli di storie===
====''Sempre la valle''====
Pietra Che Narra è il mio ultimo nome. Me lo sono dato di mia scelta, perché ho da narrare la storia di dove mi sono recata quando ero giovane; ma adesso non mi reco più da nessuna parte, e me ne sto seduta come una pietra in questo posto, in questa terra, in questa valle. Sono arrivata dove andavo.<br>
La mia Casa è la Creta Azzurra, e la mia famiglia abita nella casa del Portico Alto di Sinshan.<br>
Mia madre veniva chiamata Towhee, Salice, e Cenere. Il nome di mio padre, Abhao, nella valle significa Uccide.
 
==Bibliografia==
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*Ursula K. Le Guin, ''La spiaggia più lontana'', traduzione di Roberta Rambelli, Ed. Nord, 2007. ISBN 9788842915225
*Ursula K. Le Guin, ''Le tombe di Atuan'', traduzione di Roberta Rambelli, Ed. Nord, 2007. ISBN 9788842915225
*Ursula K. Le Guin, ''Sempre la valle'', traduzione di Riccardo Valla, Mondadori, 1986.
 
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