Burchiello: differenze tra le versioni
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==''Sonetti''==
===[[Incipit]]===
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Il Despoto di Quinto, e 'l gran Soldano,
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E l'Anguille s'armaron di panziera.</poem>
===Citazioni===
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Nominativi fritti e mappamondi,
E l'arca di Noè fra due colonne
Cantavan tutti chirieleisonne
Per
La Luna mi dicea: "Ché non rispondi?"
E io risposi: "Io temo di Giasonne,
Però ch'io odo che 'l diaquilonne
È buona cosa a fare i capei biondi."
Per questo le testuggini e i tartufi
M'hanno posto l'assedio alle calcagne
Dicendo: "Noi vogliam che tu ti stufi."
E questo sanno tutte le castagne:
Pei caldi d'oggi son sì grassi i gufi,
Ch'ognun non vuol mostrar le sue magagne.
E vidi le lasagne
Andare a Prato a vedere il Sudario
E ciascuna portava l'inventario. (X 10
<poem>*
Novantanove maniche infreddate,
E unghie da sonar l'Arpa co i piedi,
Si trastullavan al ponte a Rifredi
Per passar tempo infino a mezza State.
Intanto vi passar le bruciate
Dicendo l'un'all'altra: che ne credi?
E 'l Turcimanno disse: Or tu non vedi,
Che 'nfino alle vesciche son gonfiate.
A me ne venne voglia, e volli torne,
E le Chiocciole allor si dolson meco,
Perch'una siepe avea messo le corne.
E una gazza, che parlava in Greco,
Disse: voi, che n'andate tanto adorne,
Come? credete voi, che l'uom sia cieco?
Va, leggi l'Alfabeco,
E troverai a un filar di forra,
Come le palle hanno il cervel di borra. (XVIII 18
<poem>*
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Abbi a mente il fiaschetto:
guarda la vesta, e in modo t'assottiglia
ch'io non toccassi della meraviglia.
<poem>*
Cimici, e pulci, con molti pidocchi
Ebbi nel letto, e al viso zanzale;
In buona fé, ch'io mi condussi a tale,
Che 'n tutta notte non chiusi mai occhi;
Pugnevan le lenzuola come brocchi,
I' chiamai l'oste, ma poco mi vale;
E dissigli vien qua se te ne cale
Col lume in mano, e fa ch'apra due occhi;
Un topo, ch'io aveva sotto l'orecchio
Forte rodea la paglia del saccone,
Dal lato manco mi tossiva un vecchio;
E giù da piede piangeva un garzone,
Qual Animal m'appuzza; qual morsecchio:
Dal lato ritto russava un montone.
Onde per tal cagione
Perdetti il sonno, e tutto sbalordito
Con gran sete sbucai, quasi finito. (CLIX 159
<poem>*
Signori, in questa ferrea graticola
Lo stentar tanto a torto mi rincresce:
L'ardente vertù manca, e 'l popol cresce,
Onde si fan le parti di formicola:
Bacco già lava i piedi ad ogni Agricola,
E 'l condotto ci muffa: e sol si mesce
La vena, che nutrica il nostro pesce,
Che beendone gli esce per l'auricola.
Io fui in cento lire condennato,
Per voler insegnar cantar la Zolfa
Per madre a un minor fratel di Cristo.
Poi di dugento bando mi fu dato
Per una landra da Frati Criolfa,
Per odio, e 'nvidia d'un geloso tristo;
Che disse avermi visto,
Con la scala di notte a lei furare
Due cuffie poste al buio a rasciugare. (da ''Il Burchiello carcerato, CLXI) 161
<poem>*PER LA MORTE DEL BURCHIELLO
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E Ircana, il suo volto
Gli volse, perch'io temo dar la fronda,
Che lieve Burchio mosse sì lieve onda.
<poem>*
Amico; io mi partì non meno offeso,
Che tu della tua propria passione;
Dubitando poter esser cagione
Per
E per in parte alleviar tuo peso,
Che tutto a torlo via non è ragione;
Rimbrotti, bizzarrie, mugli, e quistione
Sian teco sempre nel carico acceso,
E però in tutte cose impaziente,
Fa traboccar all'appetito il sacco,
Viver sempre lascivo, e 'ncontinente;
Agresto, Aceto, Vino, e frutte a sbacco
In ogni cibo e continuamente,
Nondimen non lasciar l'uso di Ciacco;
Seguir Venere, e Bacco
T'ingegna, quando sei dal duolo afflitto
Con cioncar malvagìa, e chiavar ritto. (CLXXV 175
==''Sonetti inediti''==
===[[Incipit]]===
<poem>altri
Andando in Spagna per la fiera a Todi,
io vidi in un baston cento porchette
ch'erano arrosto: e quivi le palette
teneva el capitan da monte Godi.
E quello era da Trievi e, se ben odi,
con la sua birraria era alle strette
coi capi grossi e con le lor garrette,
e l'uno all'altro dice: – Or rodi, rodi –.
E gli erano in farsetto e gobbi snelli,
attorno al collo di molti ballanti,
e lor cantando prima gonfian quelli
E fan bordon, sì come gli otricelli
delle pive lombarde, et odi i canti
che paion di Valmonton belanti uccelli.
E questi sono i belli,
in la valle di Todi ver Perusa,
ballando tutti a suon di cornamusa.
E quivi questo s'usa:
ballano i gozzi e lì cantano i muti,
al suon delle campane di duo imbuti.</poem>
===Citazioni===
<poem>*
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E con questi dispetti
io vivo: pensa se ho da consumarmi,
che da tre topi non posso aitarmi.
==Bibliografia==
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