Francesco Beccuti: differenze tra le versioni

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'''Francesco Beccuti''' detto il Coppetta (1509 – 1553), poeta italiano.
 
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*''Un ch'era dentro corvo e di fuor cigno | ed al suo nome avea contrari effetti | e ne la lingua il tosco e 'n bocca 'l ghigno, | semina in quel cor puro odi e sospetti, | e mi son in un'ora, oimé!, ritolti | tutti gli onesti miei dolci diletti.'' (vv. 178-183)
 
*''Sento squarciar del vecchio tempio il velo | e 'l mio si sta dinanzi agli occhi avvolto: | trema la terra e fassi oscuro il cielo; | io non muto 'l pensier né cangio il volto; | spezzansi i sassi, ed io non rompo il gelo; | sorgono i morti, io giaccio ancor sepolto: | ma tu, cagion di sì gran cose, dammi | ch'io risorga, apra gli occhi e 'l cuore infiammi.'' (vv. 1-8)
*<poem>
Sento squarciar del vecchio tempio il velo
e 'l mio si sta dinanzi agli occhi avvolto:
trema la terra e fassi oscuro il cielo;
io non muto 'l pensier né cangio il volto;
spezzansi i sassi, ed io non rompo il gelo;
sorgono i morti, io giaccio ancor sepolto:
ma tu, cagion di sì gran cose, dammi
ch'io risorga, apra gli occhi e 'l cuore infiammi.</poem>
 
*''Può far il mondo ladro, messer Bino, | che abbiate perso il gusto e l'intelletto | di quel ch'importa più che 'l pane e 'l vino? | So pur ch'avete il giudizio perfetto | e che più vi diletta di mangiare | dei beccafichi la schiena che 'l petto.'' (In lode della pederastia, vv. 1-7)
<poem>*In lode della pederastia.
 
Può far il mondo ladro, messer Bino,
*''Io vorrei prima menarmelo a mano | più tosto farlo ai guatter di cucina, | ch'esser di dame un polimante vano.'' (In lode della pederastia, vv. 19-21)
che abbiate perso il gusto e l'intelletto
 
di quel ch'importa più che 'l pane e 'l vino?
*''Io, se in tutto e per tutto non la sforgio, | faccio pur non di men qualche cosetta, | quando a caval, quando con mastro Giorgio: | ma voi, che sete patrone a bacchetta, | con le vostre maniere graziose | che fa il dito che corre a la brachetta, | dovresti far cose miracolose, | levandovi del capo 'l far l'amore | con le donne superbe e dispettose;'' (In lode della pederastia, vv. 76-85)
So pur ch'avete il giudizio perfetto
 
e che più vi diletta di mangiare
*''Non cerchiam più se Ligurino è sordo | ai conforti di Flacco o di Platone | o se 'l tempo usa poca discrezione | a coprirlo di piume come un tordo; | ma seguiam de le torte 'l mio ricordo, | le qual son sempre belle e sempre bone, | benché sian vecchie, secondo che pone | Giovan Tortellio, che ne fu sì ingordo.'' (Sulle torte, vv. 1-8)
dei beccafichi la schiena che 'l petto.
...
Io vorrei prima menarmelo a mano
più tosto farlo ai guatter di cucina,
ch'esser di dame un polimante vano.
...
Io, se in tutto e per tutto non la sforgio,
faccio pur non di men qualche cosetta,
quando a caval, quando con mastro Giorgio:
ma voi, che sete patrone a bacchetta,
con le vostre maniere graziose
che fa il dito che corre a la brachetta,
dovresti far cose miracolose,
levandovi del capo 'l far l'amore
con le donne superbe e dispettose;
...
Vi ho detto 'l parer mio di primo tratto;
strapesate ora voi la calamita,
mostrando al mondo che non sete matto;
ond'io le braccia, le mani e le dita
non mi terrò legate, messer Bino,
perché mi danno i giovani la vita,
mentre potrà rimenarsi Martino.</poem>
 
<poem>*Sulle torte.
Non cerchiam più se Ligurino è sordo
ai conforti di Flacco o di Platone
o se 'l tempo usa poca discrezione
a coprirlo di piume come un tordo;
ma seguiam de le torte 'l mio ricordo,
le qual son sempre belle e sempre bone,
benché sian vecchie, secondo che pone
Giovan Tortellio, che ne fu sì ingordo.
- Le torte - dice - uscîr di Tartarìa,
onde Tartara è detta alcuna torta,
e passâr per Tortona in Lombardia.
Apriamo e noi a le torte la porta
e per un tratto 'l nostro cibo sia
dietro e dinanzi e 'n mezzo 'l pasto torta.
E voi fate la scorta,
signor dottori, a queste torte, poi
che se ne fanno coi testi, come voi.</poem>
 
==Bibliografia==