Guido Cervo: differenze tra le versioni

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'''Guido Cervo''' (–), scrittore italiano.
 
==''Il segno di Attila''==
===[[Incipit]]===
Il sole tramontava quando Blamber e i suoi amici, sbucando a cavallo dal toruoso sentiero che avevano seguito attraverso il bosco, giunsero in vista della casupola di Audbert, il marcomanno. Dietro di loro, conducendo per la cavezza un mulo gravato da una soma ingombrante, sopraggiunse anche il giovane Kaiùk. Appena Balamber trasse a sé le redini del suo cavallo, anche gli altri si arrestarono, affiancando e scrutando come lui nell'ampia radura. I loro occhi attenti esplorarono senza fretta il piccolo regno del marcomanno: la fattoria, col pollame che razzolava sull'aia, il fienile cadente ma rigonfio, la stalla e il porcile, appoggiati all'edificio principale; più oltre, il campo dell'ortaglia e, alquanto più esteso, il terreno a seminato, dove uno spaventapasseri coperto di stracci vigilava in solitudine sui solchi dove presto sarebbe germogliato il frumento. Tutto era silenzio.
 
===Citazioni===
*La colpa è tutta di questi maledetti diaconi. Non fanno che seminare esitazione e paura. Puah! Le loro chiacchiere su un dio che valeva così poco da farsi mettere sulla croce stordiscono le nostre donne e rimbecilliscono i giovani... (p. 47)
 
==[[Incipit]] de ''L'aquila sul Nilo''==
Agosto volgeva al termine. Esauriti i festeggiamenti e gli esorcismi dei ''Volcanalia'', l'opulenta estate romana declinava senza fretta verso l'abbraccio dell'autunno ormai non lontano, ma regalava ancora ai superbi quiriti giornate torride e abbaglianti, senza concedere loro nemmeno il sollievo dell'impertinente brezza che, per solito, spirava da ponente sulla città verso il tramonto. L'assenza di vento provocava un ristagno dei miasmi che da innumerevoli, pestifere fonti si levavano ad ammorbare l'aria, cosicché il tanfo generato dal caotico brulicare sui sette colli di quasi un milione di individui aveva raggiunto ormai i limiti della sopportabilità.
 
==''L'onore di Roma''==
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*Se le cose stessero come dici tu, tutto il sapere di questo mondo, tutto il ''tuo'' sapere, non servirebbe a niente, o sbaglio? (p. 151)
*Non è detto che ciò che crediamo vero in base a ciò che vediamo o tocchiamo corrisponda alla realtà. (p. 152)
 
==''Il segno di Attila''==
===[[Incipit]]===
Il sole tramontava quando Blamber e i suoi amici, sbucando a cavallo dal toruoso sentiero che avevano seguito attraverso il bosco, giunsero in vista della casupola di Audbert, il marcomanno. Dietro di loro, conducendo per la cavezza un mulo gravato da una soma ingombrante, sopraggiunse anche il giovane Kaiùk. Appena Balamber trasse a sé le redini del suo cavallo, anche gli altri si arrestarono, affiancando e scrutando come lui nell'ampia radura. I loro occhi attenti esplorarono senza fretta il piccolo regno del marcomanno: la fattoria, col pollame che razzolava sull'aia, il fienile cadente ma rigonfio, la stalla e il porcile, appoggiati all'edificio principale; più oltre, il campo dell'ortaglia e, alquanto più esteso, il terreno a seminato, dove uno spaventapasseri coperto di stracci vigilava in solitudine sui solchi dove presto sarebbe germogliato il frumento. Tutto era silenzio.
===Citazioni===
*La colpa è tutta di questi maledetti diaconi. Non fanno che seminare esitazione e paura. Puah! Le loro chiacchiere su un dio che valeva così poco da farsi mettere sulla croce stordiscono le nostre donne e rimbecilliscono i giovani... (p. 47)
 
==Bibliografia==
*Guido Cervo, ''L'onoreIl segno di RomaAttila'', Edizioni PIEMME, Casale Monferrato, 20062007.
*Guido Cervo, ''IlL'aquila segnosul di AttilaNilo'', Edizioni PIEMMEPiemme, 2010. CasaleISBN Monferrato 2007.9788856614619
*Guido Cervo, ''L'onore di Roma'', Edizioni PIEMME, Casale Monferrato, 2006.
 
 
==Altri progetti==
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===Opere===
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