Subcomandante Marcos: differenze tra le versioni

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* E così il primo accordo che raggiunsero i primissimi dei fu di riconoscere la differenza e di accettare l'esistenza dell'altro. (da ''Racconti per una solitudine insonne'')
*Marcos è [[gay]] a San Francisco, nero in Sudafrica, [[asia|asiatico]] in [[Europa]], chicano a San Isidro, [[anarchia|anarchico]] in [[Spagna]], [[palestina|palestinese]] in [[Israele]], indigeno nelle strade di San Cristóbal, ragazzino di una gang a Neza, rocker a Cu, ebreo nella [[Germania]] nazista, ''ombudsman'' nella Sedena, femminista nei partiti politici, [[comunismo|comunista]] nel dopo Guerra fredda, detenuto a Cintalapa, [[pacifismo|pacifista]] in Bosnia, mapuche nelle Ande, maestro nella Cnte, artista senza galleria o cartelle, casalinga un sabato sera in qualsiasi quartiere di qualsiasi città di qualsiasi [[Messico]], guerrigliero nel Messico della fine del XX secolo, scioperante nella Ctm, reporter di note di riempimento nelle pagine interne, maschilista nel movimento femminista, donna sola nella metro alle 10 di sera, pensionato annoiato nello Zócalo, contadino senza terra, editore marginale, operaio disoccupato, medico senza impiego, studente anticonformista, dissidente nel neoliberismo, scrittore senza libri né lettori e, certamente, zapatista nel sud-est messicano. Marcos è tutte le minoranze rifiutate e oppresse, resistendo, esplodendo, dicendo "¡Ya basta!" – Ora Basta! Tutte le minoranze nel momento di parlare e maggioranze nel momento di tacere e sopportare. Tutti i rifiutati cercando una parola, la loro parola, ciò che restituisca la maggioranza agli eterni frammenti, noi. Tutto ciò che dà fastidio al potere e alle buone coscienze, questo è Marcos. E, per questo, tutti noi che lottiamo per un mondo diverso, per la libertà e l'emancipazione dell'umanità, tutti noi siamo Marcos. (dal comunicato del 28 maggio 1994)
 
*"Dice Durito che la vita è come una mela.
E dice pure che c'è chi la mangia acerba, chi la mangia marcia e chi la mangia matura.
Dice Durito che c'è qualcuno – ben pochi – che può scegliere come mangiare la mela: in una bella composizione di frutta, in composta, in una di quelle odiose (per Durito) bibite alla mela, come succo di frutta, in una torta, nei biscotti, o comunque prescriva la gastronomia.
Dice Durito che i popoli indio si vedono costretti a mangiare la mela marcia e che ai giovani viene imposta la digestione della mela acerba, che ai bambini si promette una bella mela e intanto la si avvelena con il verme della menzogna, che alle donne si promette una mela e invece ricevono solo un'arancia.
Dice Durito che la vita è come una mela.
E dice anche che uno zapatista, quando si trova davanti una mela, affila il proprio pensiero e taglia la mela con mano sicura esattamente a metà.
Dice Durito che lo zapatista non cerca di mangiarsi la mela, che non guarda nemmeno se è matura, marcia o acerba.
Dice Durito che, aperto il cuore della mela, lo zapatista raccoglie con molta cura i semi, va ad arare un pezzo di terra e li semina.
Poi, dice Durito, lo zapatista annaffia la piccola piantagione con le sue lacrime e il suo sangue e sorveglia la crescita.
Dice Durito che lo zapatista non vedrà nemmeno fiorire il melo, e tantomeno i frutti che darà.
Dice Durito che lo zapatista ha seminato il melo perché un giorno, quando lui non ci sarà, qualcuno, chiunque sia, possa tagliare una mela matura ed essere libero di decidere se mangiarla in una composizione di frutta, in composta, come succo, in una torta o in una di quelle odiose (per Durito) bibite alla mela.
Dice Durito che il problema degli zapatisti è questo: gettare i semi e sorvegliare la loro crescita. Dice Durito che il problema degli altri esseri umani è lottare per essere liberi di scegliere come mangiarsi la mela che verrà.
Dice Durito che qui sta la differenza fra gli zapatisti e il resto degli esseri umani: dove tutti vedono una mela, lo zapatista vede un seme, va a preparare la terra, getta il seme e lo cura. Al di là di questo, dice Durito, noi zapatisti siamo proprio come chiunque altro. Caso mai più brutti, dice Durito, e di sottecchi mi guarda mentre mi tolgo il passamontagna."
(Subcomandante Insurgente Marcos
Da una qualunque nottata del XXI secolo)
 
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*Se si sogna da soli è solo un [[sogno]], se si sogna insieme è la realtà che comincia.
:Attribuita anche a [[Ernesto "Che" Guevara dalla Serna]].
*Se vuoi conoscere Marcos basta solo guardarti allo specchio, perché anche tu sei Marcos, perché siamo tutti Marcos.
*Siamo un esercito di sognatori: è per questo che siamo invincibili.