Rodolfo Celletti: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Franco Corelli]]}} In questo è stato un autentico fenomeno vocale, un do e un re bemolle 4 meno adamantini e solari di quelli di Lauri-Volpi ma enormi, straripanti, che sembravano addensarsi sulla platea della Scala come una cupola sonora. (da ''Voce di tenore, dal Rinascimento a oggi, storia e tecnica, ruoli e protagonisti di un mito della lirica'', Edizioni Idea Libri, 1989, p. 244)
 
*{{NDR|[[Beniamino Gigli]]}} La voce di Gigli può legittimamente rientrare fra i miti dell'opera. Compatta, armoniosa, omogenea, eccezionalmente spontanea nell'emissione, aveva una continuità di vibrazioni e una fermezza di suono che faceva pensare alla cavata carusiana. (da ''Voce di tenore, dal Rinascimento a oggi, storia e tecnica, ruoli e protagonisti di un mito della lirica'', Edizioni Idea Libri, 1989, p. 211)
 
*{{NDR|[[Beniamino Gigli]]}} Gigli aveva una cavata intermedia, tra il piano e il mezzoforte, ammaliante, anche perchè il suono restava ricco ed espansivo pur assumendo una sottile velatura di tenerezza ed emozione. (da ''Il Canto: storia e tecnica, stile e interpretazione dal "recitar cantando" a oggi'', Edizioni A. Vallardi, 1989, p. 91)