Gilles Jacob: differenze tra le versioni

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==''Cinema e sogno''==
* Come critico, ho cercato di essere indipendente da ogni forma di pressione o di conformismo, di restare onesto anche a costo di sbagliare; come direttore di festival, sono stato attento ad aiutare, confortare, onorare, scoprire le opere degli altri. Come Bourvil, il povero diavolo de ''La traversata di Parigi'', ho passato la vita a portare valigie che non erano le mie. Ma erano belle valigie, piene di esotiche etichette multicolori. E che mi facevano venire anche un bel po' di voglie. (p. 8)
* Ho adorato il [[cinema]]. Il cinema e i suoi uomini. Ancora oggi, avrei difficoltà a decidere se preferisco i film o i registi. I film sono quel che resta, l'opera completata, il marmo eterno - il piacere; i registi sono la sofferenza. (p. 13)
*[[Maurice Pialat|Pialat]], il pittore che vede tutto nero, l'artista messo al bando dalla società, il genio in perenne attesa del riconoscimento da parte del pubblico. E quindi, l'amarezza. La violenza verbale. L'impressione di persecuzione che rasenta la nevrosi. (p. 31)
* Ho sempre amato i vecchi registi. Il mestiere di cineasta è talmente duro che si è vulnerabili a qualsiasi età, ma quando sono vecchi, malati, dimenticati, quando passano il tempo a ripetere vecchie storie o quando cercano di mettere in piedi un progetto di cui dovrebbero essere i primi a sapere che non vedrà mai la luce, allora gli [[John Huston|Huston]], i [[John Ford|Ford]], i [[Orson Welles|Welles]], gli [[Josef von Sternberg|Sternberg]] non sono più semplicemente degli esseri commoventi, sono come delle grandi querce colpite dal fulmine. (pp. 94-95)