Greta Garbo: differenze tra le versioni

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*Greta Garbo l'incontrai in una sala d'[[Assisi]], dove faceva così freddo da rannicchiarsi sotto al cappello e tenere alzato il bavero del cappotto. Quel freddo umbro-toscano che spacca le pietre, e odora lontanamente di polenta dolce e castagne arroste. ([[Emilio Cecchi]])
*Il volto della Garbo esprime un'Idea, quello della [[Audrey Hepburn|Hepburn]] un Evento. ([[Roland Barthes]])
*La Garbo appartiene ancora a quel momento del cinema in cui la sola cattura del volto umano provocava nelle folle il massimo turbamento, in cui ci si perdeva letteralmente in un'immagine umana come in un filtro, in cui il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne, che non si poteva raggiungere né abbandonare. [...] La Garbo offriva una specie di idea platonica della creatura [...] Il suo appellativo di Divina mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo della bellezza, l'essenza della sua persona corporea, scesa da un cielo dove le cose sono formate e finite nella massima chiarezza. ([[Roland Barthes]])
*La prima volta che la vidi fu nello studio del capo-scenografo della MGM, Cedric Gibbons. Strettamente avvolta in una specie di tuta, in pantaloni, il capo coperto da un turbante che le nasconde i capelli, gli occhi protetti da grandi occhiali neri, appare così decisa a «difendersi» da ogni assalto indiscreto che perfino mio marito non la riconosce. La conversazione verte sulla scelta degli abiti che dovrebbe indossare, ma lei non apre bocca, o quasi. Molto riservata, in ogni circostanza, sa come preservare il mito del suo mistero. Quando si gira, se ne sta rinchiusa nella sua roulotte, o nel camerino, fino all'ultimo, affidando alla sua controfigura la prova di tutti gli spostamenti, di tutte le posizioni. In tal modo la sua «apparizione» dà luogo a un effetto per così dire moltiplicato. Sebbene la sua controfigura sia una splendida donna, vestita e pettinata esattamente come lei, il fascino che irradia Greta Garbo non conosce uguali. ([[Margarita Wallmann]])