Luigi Tansillo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Freddy84 (discussione | contributi)
''I due pellegrini''
Freddy84 (discussione | contributi)
link
Riga 5:
*Gonvien che sia del ceppó chi è del ramo. (citato da [[Scipione Maffei]] in prefazione a ''Teatro del signor marchese Scipione Maffei'', Alberto Tumermani Librajo, 1730)
*''I ricchi, qualor vonno, | e con la vigilanza e con la borza, | ogni aspro scoglio fertile far ponno. | Onde tastar bisogna oltre la scorza | il terren ch'a veder voi sete addutto; | che sia | buon per natura e non per forza: | e quando anco sia tal, che per far frutto | non richieda molto oro, opra e fatica; | e questa parte grava a par del tutto''. (da ''Il podere'')
*''Ogni [[Uomo|uom]] tre luoghi di fuggir si studi, | che son dannosi e disagiati et egri: | l'[[Acerra]] e Fuoragrotta e le Paludi. | Per quella polve e quegli orror sì negri, | s'io avessi ver' Cuma il mio podere, | io starei a non irvi gli anni integri. | Oltre ai danni ch'egli han da le galere, | i cui spirti dannati, a suon di ferro, | a sradicar le selve vanno a schiere; | svellon gli arbusti, non che l'orno e 'l cerro. | Sto talor nel balcon, sento le torme: | per non vedergli, o mi fo indietro, o 'l serro''. (da ''Il podere'')
*''Quante ceneri e polvi giaccion, forse, | per queste glebe seminate e sparse, | ch'eran donne leggiadre; ed, al fin corse, | fûr da la terra sfatte e dal foco arse; | e la lor fama qualche tempo corse | e in molte ragion vaga sì sparse; | ch'or, da le zappe vòlte e da aratri, | da figlie d'uom son fatte d'erbe matri!'' (da ''Quante ceneri e polvi...''; citato in ''I capolavori della poesia italiana'', a cura di Guido Davico Bonino, CDE, 1972)
*Quanto io ami [[Venosa]]; e quanto mentono coloro, che hanno detto talvolta, ch'io neghi lei patria mia, ed altre cose più maligne, e massimamente ora di fresco, per rubare e diminuire il premio e la lode, che merito ed attendo di questo servizio. (da una lettera al Magistrato di [[Venosa]], citato in [[Francesco Fiorentino]], ''Poesie edite ed inedite di Luigi Tansillo'', Editore Domenico Morano, Napoli )
Riga 12:
==''Al Signor Vicerè di Napoli''==
===[[Incipit]]===
*''Chi lascia il sentier vecchio, e il novo piglia, | (Dice il proverbio) se talor ritrova | Quel ch'ei non cerca non è maraviglia. | L'alrieraltrier vols'io, Signor, far cosa nova, | E l'usanza cangiar degli anni a dietro, | E questa novità poco mi giova. | Chiedeavi io grazia, ed otteneala in metro; | Or che v'ho scritto in prosa, io pur aspetto, | E quel che chiesi ancora non impetro''.
===Citazioni===
*''Non è vostro, ma mio, credo, il difetto; | Che quando in prosa la mercé chiedea, | Non seppi esprimer bene il mio concetto. | S'io non seppi narrar quel ch'io volea, | A cui toccava il fatto, in che manera | Né voi né altri intender mi potea?'' (p. VIII)
*''Forse son io, sì come [[Ovidio]] era, | Che non sapea parlar, se non in verso; | Se ben parlava da mattina a sera. | Io rifiuto la prosa, e torno al verso, | Torno a lo stil la penna, onde era tolta: | Poi che noce la prosa, e giova il verso''. (p. VIII)
*''S'io fossi un [[uomo]] ambizioso, avaro, | Ingordo del [[Ricchezza|denaro]], e degli inchini, | Che vi stesser le genti, avrei a caro. | Perché con questo impaccio, i cittadini | Avrian di me bisogno: onde a mia voglia | Ne caverei talor fasto, e quadrini''. (p. IX)
*''Mio Padre a [[Nola]], io a [[Venosa]] nacqui, | L'una origin mi diè, l'altra la cuna, | E che ne' versi miei talor non tacqui. | È nobil patria l'una e l'altra; e l'una | E l'altra un tempo fu possente e grande; | Ma così regge il mondo la Fortuna''. (p. XI-XII)
*''Io ebbi ardir raccomandarvi [[Nola]], | Che stava allor, come in catene servo: | Ed ebbe alcun vigor la mia parola''. (p. XII)