José Saramago: differenze tra le versioni

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{{Nobel|la letteratura '''(1998)'''}}
[[Immagine:Jose_Saramago-Sep2006.jpg|300px|right|José Saramago]]
 
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*Un [[uomo]] ha bisogno di fare la sua provvista di sogni.
*Usa ciascuno gli occhi che ha per vedere ciò che può o che gli consentono, o solo una piccola parte di ciò che desidererebbe, quando non è per semplice opera del caso.
*Il riso abita tanto accosto alla lacrima, lo sfogo così vicino all'ansia e il sollievo tanto prossimo alla paura, trascorrendo in tal guisa la vita delle persone e delle nazioni.
 
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*Giusto e sbagliato sono appena due modi diversi di intendere il nostro rapporto con gli altri, non quello che manteniamo con noi stessi, di quest'ultimo non c'è da fidarsi.
*Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.
 
*Non si può mai sapere in anticipo di cosa siano capaci le persone, bisogna aspettare, dar tempo al tempo, è il tempo che comanda, il tempo è il compagno che sta giocando di fronte a noi, e ha in mano tutte le carte del mazzo, a noi ci tocca inventarci le briscole con la vita, la nostra.
*Per sempre no, per sempre è sempre troppo tempo.
*Se in questo momento sono sincera, cosa importa se domani dovrò pentirmene.
{{NDR|José Saramago, ''Cecità'' (''Ensaio sobre a Cegueira''), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 1996. ISBN 8806141619}}
 
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[[Categoria:Premi Nobel|Saramago, José]]
 
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