Giacinto Spagnoletti: differenze tra le versioni

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*A volte, in certi periodi, [[poesia]] era per me il prestarmi alla vita, alla gente analfabeta che non sapeva esprimersi: e diventavo la sua penna o la sua voce. (da ''Conversazioni con Danilo Dolci'', Mondadori, 1977)
*Fu, credo, una sera di primavera del 1951 che timidamente si affacciò fra noi un giovane dall' aria timida [[Bartolo Cattafi|Bartolo]], se interrogato, parlava solo di una guerra alle spalle, di una possibilità di trovar lavoro a Milano Ma non diceva nulla di più. (citato in ''Corriere della Serasera'', 23 maggio 2007)
*{{NDR|[[Aldo Palazzeschi]]}} L'impressione di chi lo ascolta resta quella di un uomo che, pur sorvolando il tempo, non si è lasciato sfuggire in una vita tanto lunga nulla di ciò che lo interessava.<ref name=Pup>Citato in [[Angelo R. Pupino]], ''La "follia" come premio'', ''La Fiera Letteraria'', n. 40, 14 novembre 1971.</ref>
*La sua visione tragica della vita (ricordiamo che ''Croquignole'' si chiude con due suicidi) è frenata da un'accorata vena sapienziale di origine contadina, da un soffio di misticismo crepuscolare, e infine, quando meno lo si aspetta, dall'immagine della gioia. Era alla gioia e non alla rassegnazione e alla tristezza che lo scrittore di Cérilly puntava: una gioia disperata, un bisogno, come dice [[André Gide]], di felicità da conquistare ad ogni costo. (dalla prefazione a [[Charles-Louis Philippe]], ''Croquignole'', Armando Curcio Editore, 1979)