Salvatore Morelli: differenze tra le versioni

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''La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale''
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*Maggior rovina produsse e su [[Brindisi]], e su [[Taranto]] la novella invasione de' Longobardi. Al dir dell'anonimo di [[Bari]], la nostra città non presentava che un funesto spettacolo, il quale crebbe di vantaggio col ritorno che vi fecero le milizie Saracinesche. Invano gli Appuli tentarono allontanarli co' sanguinosi fatti d'arme sostenuti ne' dintorni di [[Oria]], questi ingagliardivano vieppiù ed alimentavano di strage la temeraria loro indole. (p. 50)
{{NDR|Salvatore Morelli, ''Brindisi e Ferdinando II, o Il passato, il presente e l'avvenire di Brindisi'', ''Quadri storici'', Tip. Del Vecchio, Lecce 1848}}
 
==''La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale''==
===[[Incipit]]===
Dalle meditazioni dolorose sulle pubbliche ed individuali sciagure, nel dodicennio della pena politica duramente espiata pel riscatto di questa dilettissima patria, io desunsi il criterio logico dell'urgenza di un nuovo processo educativo più conforme alla giustizia ed alla civiltà. Laonde essendomi convinto che la [[società]] non si rigenera se non rigenerando la [[famiglia]], e che il mezzo più attuoso a questo scopo supremo è la [èscienza]], e l'organo trasmissorio più naturale, più diffusivo e più efficace è la [[donna]], così mi proposi intitolare questo lavoro che ne reassume il concetto, coi due simpatici nomi, nei quali è riposto il segreto di condurre a felice soluzione l'arduo problema della vita, che oramai s'impone alle monarchie, alle oligarchie , ed alle male ordinate repubbliche come una minaccia ed un pericolo permanente.
===Citazioni===
*La lettera di [[Luigi Settembrini|Settembrini]], che ancora conservo, oltre quel che un galantuomo sa dire ad un compagno di sventura, conteneva anche questa forinola: ''si deve imparare più a riflettere che a leggere''». La mi piacque, ne intesi la saviezza e l'importanza, ma non soddisfece i miei desiderii. (p. 6)
*Debbo confessare dunque che discutendo con [[Giovanni de Maio]] io coufirmai in me la concepita necessità di un nuovo sistema educativo mercè le tre riforme emancipatrici della [[donna]], della [[coscienza]] e del [[pensiero]]! Il suo intelletto largamente nudrito di verace sapienza m'invaghì, e stemmo uniti per circa un mese e mezzo, finchè non venni assoluto dall'ultimo processo politico delle 300 bandiere per la discesa gloriosa di [[Carlo Pisacane]] e [[Giovanni Nicotera]] in [[Sapri]]. Così dopo cinque anni di penitenziale dimora su quello scoglio {{NDR|[[Ventotene]]}}, mi divisi con dolore da quei carissimi compagni. Giunto in [[Napoli]] dopo due giorni fui spedito scortato a [[Lecce]]. (p. 7)
*Che cosa è dunque la [[donna]] innanzi agli occhi del buon senso risaliente al [[Platone|platonismo]] tradizionale?<br />La è l'ultima parola del genio della natura; l'ultimo atto delle sue creazioni! (p. 10)
*Quel primato che apparentemente l'[[uomo]] esercita sulla [[donna]] è un usurpazione della forza sul dritto, è un grossolano controsenso, che ripugna alla logica indagatrice del vero. I due sessi costituiti nella identità d'una medesima natura, si assimilano, si uguagliano in ciò che determina in essi la umana personalità. (p.14)
*La lingua di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] nella parola ''homo'', che valse a significare il maschio e la femina della coppia umana, riverberò la riposta idea di questa originaria egualità di natura, sebbene nelle pratiche della vita si ebbero un divario di destinazione, ed alla donna cui competea un equa reciprocanza, solo perchè non isviluppata all'attività del corpo e della mente, si fece soffrire la sorte che la preponderante forza brutale impose sempre alla debolezza infelice. Sicchè in tutti i tempi e presso tutt'i popoli la donna fu ''capitis deminuta''. (p. 15-16)
*Gli [[Ebraismo|Ebrei]] quando erano sazii della moglie, le faceano bere l'acqua della gelosia, consistente in una specie di ranno benedetto dal sacerdote, da cui l'infelice rimanea gonfia e morta in un attimo. Era poi per quei mariti motivo a ripudiarla l'aver cotta un pò soverchio la carne. (17)
*In [[Asia]], e specialmente nell'Indous, {{NDR|la [[donna]]} considerata al di sotto di un mobile: da che nasce anche oggidì si abusa alle catene, costringendone i teneri piedi in calzari di ferro, onde inabilitarla alla comune assuetudine di fuggir la tirannide maritale.<br />A tal uopo la notte la tengono incatenata come belva feroce presso la casa. Quando invecchiasse durante il matrimonio, il marito la strangola; quando il marito muore prima di lei, dev'essere immolata sul suo sepolcro anche dalla mano del proprio genitore, ed in taluni luoghi dev'essere seppellita viva. (p. 17)
*La [[Grecia]] e [[Roma]] trasportando nella famiglia la dissolutezza filosofica, credevano onorare la Venere e le altre lascive deità pagane con la [[prostituzione]] della donna, la quale comperata come schiava, dopo aver concepito i figliuoli, potea essere cacciata ed uccisa impunemente. Gli [[Arabia|Arabi]] solevano uccidere le donne soverchie che nascevano in famiglia. I Germanesi e gli antichi Galli le dichiaravano schiave dell'uomo; laonde alla morte di costui le uccidevano sul suo sepolcro per andarlo a servire all'altro mondo, come aveano servito vivente con improbe fatiche. (p. 18)
*Quel terribile sospetto del cuore che si appella [[gelosia]], à origine dalla poca fiducia, e dal poco rispetto che ànno fra loro i due sessi, ed è più gagliardo là dove si è più barbari. (p. 19)
*{{NDR|Rifreimento alla [[donna]]}} A nome della civiltà, a nome della gratitudine che dobbiamo avere verso quest'essere da cui riceviamo la vita, a nome di quanto vi à di più augusto, si cessi una fiata da queste turpitudini, che violando la più nobile delle creature, sono il segnale d'una cieca ed inqualificabile barbarie!!! (p. 20)
 
{{NDR|Salvatore Morelli, ''La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale'', Società Tipografico - Editrice, Napoli 1869}}
 
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