Terenzio Mamiani: differenze tra le versioni

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''Mario Pagano, ovvero, della immortalità''
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*''... d'ogni affetto umano affinatrice | Fiamma è il dolore, e di virtù maestra | La morte''.
{{NDR|Terenzio Mamiani, ''Antonio Oroboni alla sua fidanzata'', da un libro anonimo del 1929}}
==''Mario Pagano, ovvero, della immortalità''==
===[[Incipit]]===
[[Francesco Pignatelli]] — [[Giuseppe Poerio]]<br />'''Pignatelli''': Voi stesso l'avete udito?<br />'''Poerio''': E come nò, se rinchiuso era con lui in una prigione medesima?<br />'''Pignatelli''': E fu la vigilia della sua morte?<br />'''Poerio''': Appunto fu la vigilia. Sapete che valica la mezzanotte, una voce improvvisa e sepolcrale veramente rompevane il sonno chiamando forte per nome alcuno di noi; e quella chiamata voleva dire: vieni, ti aspetta il carnefice. La notte pertanto che seguitò quel mirabil discorso di [[Mario Pagano]] gli sgherri gridarono il nome suo, e fu menato al patibolo.<br />'''Pignatelli''': Stava per mezzo a voi quell'omerica figura del [[Ettore Carafa|conte di Ruvo]]?<br />'''Poerio''': Nò, ma in Castello dell'Uovo insieme con altri uffiziali e con l'intrepido [[Gabriele Mantonè|Mantonè]]. Nel Castel Nuovo e in quella carcere proprio dove era [Mario Pagano]], stava il fratel vostro maggiore, principe di Strangoli, stava io, il [[Francesco Conforti|Conforti]], [[Domenico Cirillo|Cirillo]], Granali, [Eusebio Palmieri]], [[Vincenzo Russo]] e due giovinetti amorevoli e cari, cioè l'ultimo figliuolo dello Spanò ed un marchese di Genzano, bello come l'Appollino e di cui sentiva il Pagano particolare compassione.
===Citazioni===
*'''Poerio''': V'à una cagione suprema di tutte le cose, cagione assoluta e però insofferente di limiti e incapace d'aumento e di defficienza. Ma se niun difetto può stare in lei, ella è il bene infinito e comprende infinitamente ogni specie di bene. Ciò posto, la cagione suprema è altresì infinita bontà che raggia il bene fuor di sè stessa e ne riempie la creazione ed ogni ente se ne satura, a dir così, per quanto fu fatto capace. Tale contenenza di [[bene]] è poi sempre difettiva perchè sempre è finita. Di quindi si origina il [[male]]. Non si chieda dunque perchè [[Dio]] è permettitore del male, ma chiedasi in quella vece perchè piacque a Dio, oltre all'infinito, che sussistesse pure il finito. (p. 16)
*'''Poerio''': Se il [[vivere]] nostro presente fosse condito di molto diletto e noi incapaci di conoscere e desiderare con ismania istintiva l'[[eternità]], forse potrebbesi giudicare senza paradosso aver noi sortito quella porzioncella sola e frammento di beatitudine, brevissima ma sincera e inconsapevole della propria caducità. (p. 17)
*'''Poerio''': Col presupposto della [[immortalità]], bene avvertiva il Giordano Bruno|Bruno]], alcun desiderio naturale non è indarno e alcuna lacrima non cade senza conforto. Con la immortalità non è affetto generoso perduto, non ferita dell' animo a cui non si apparecchi altrove copioso balsamo. Per entro il corso interminato e magnifico de'nostri destini, ogni male vien riparato, ogni speranza risorge, ogni bellezza rifiorisce, ogni felicità si rinnova e giganteggia ne'secoli. (p. 18)
*'''Poerio''': Quando fosse possibile strappare dal cuor dell'uomo il concetto e la speranza della [[immortalità]], il consorzio civile medesimo pericolerebbe di sciogliersi e i piaceri e le utilità stesse della vita presente verrebbero gran parte impedite o affatto levate di mezzo. (p. 18)
{{NDR|Terenzio Mamiani, ''Mario Pagano, ovvero, della immortalità'', Dai Torchi della Signora De Lacombe, Parigi 1845}}
 
==''Prose letterarie''==
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*[[Alfonso Varano|Varano]] poi insieme col Gozzi restituì alla ''Divina Commedia'' il debito culto; il [[Carlo Gozzi|Gozzi]] con li scritti polemici, egli con la virtù dell' esempio; ed ebbe arbitrio di dire a [[Dante]] ciò che questi a Virgilio : ''Tu séi lo mio maestro e il mio autore''. Se non che il cantore delle ''Visioni'' chiuse e conchiuse l'intero universo nel sentimento della pietà e nei misteri del dogma, e non ben seppe imitare del suo modello la nervosa brevità e parsimonia, la varietà inesauribile e la peregrina eleganza. (XXVIII)
==''Dell'ottima congregazione umana''==
===[[Incipit]]===
Esaminato il fine del viver comune, fatta rassegna d'alcuni principii direttivi, più bisognevoli al nostro intento e poco o nulla noti agli antichi, segue senza più che noi trapassiamo a contemplare l'ottimo ordinamento civile. Della qual materia stragrande fermammo in principio del libro che sarebbero da noi segnate alquante linee soltanto, scegliendo quelle che più hanno riferimento con l'indole speciale de' tempi nostri. E pur questi pochi lineamenti noi cercheremo di descriverli, come suoi fare l'artista, secondo il concetto d'una bellezza ideale ricavata e desunta con fedeltà squisita dall'essere delle cose e figurandola in mente come e quale uscirebbe dalle mani della natura, quando non la perturbassero gli scorretti accidenti. Cosi noi delineeremo qnalche fattezza dell'incivilimento umano, contemplandolo nella natura primitiva ed universale dei popoli, ed avvisandoci di non iscambiare l'alterato e il mutabile col permanente ed inalterato; e per converso, di non dar nome d'errore emendabile e di accidente transitorio a ciò che appartiene alle condizioni salde e durevoli della comunanza civile. Chè nel primo difetto cadono i troppo retrivi ed i pusillanimi; nel secondo, i novatori audaci e leggeri.
===Citazioni===