Sándor Márai: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Sándor Márai==
*I popoli non sono disposti al rimorso, che è un problema solo dell'individuo. (da ''Terra, Terra!'')
*La [[vita]] è un dovere che siamo tenuti ad adempiere, certo un dovere gravoso e complesso, per il quale a volte è necessario sopportare dei sacrifici. (da ''Divorzio a Buda'')
 
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*Arriva il giorno in cui è l’anima a mettersi in viaggio, e allora il mondo si trasforma in un elemento di disturbo. Senza un progetto ben preciso, impreparati, senza averne l’intenzione, partiamo per una spedizione in confronto alla quale un viaggio in India ci sembrerà una banale gita domenicale.
*Arriviamo a comprendere fino in fondo gli esseri umani ai quali siamo uniti da un vincolo indissolubile soltanto nell’attimo della loro morte.
 
==''Terra, Terra!...''==
*I popoli non sono disposti al rimorso, che è un problema solo dell'individuo. (da ''Terra, Terra!'')
*[…] negli snodi critici della vita la vita stessa ci fa trovare, con mano invisibile e fatale, la lettura che in un modo o nell’altro, qualche volta in maniera indiretta, risponde al problema del momento.
*[…] non sono un poeta; nel mio sistema nervoso e nella mia coscienza manca quell’energia condensatrice che è la poesia, la quale con una sola parola, per mezzo di un comunicare magico, qualche volta demoniaco, riesce a catalizzare gli elementi della passione e della ragione come il nucleo dell’atomo con i protoni e i neutroni…
*[…] le leggi della conservazione dell’energia non sono solo fisiche, ma valgono anche nell’ambito del destino di ciascuno: il fenomeno che crea ogni singola personalità al di là della realtà organica non perisce mai nel corso della sua vita l’uomo non solo agisce, sogna, parla e pensa, ma tace anche qualcosa – per tutta la vita tacciamo su quel qualcuno che siamo, di cui solo noi sappiamo e di cui non possiamo parlare a nessuno. Ma noi sappiamo che quell’uomo e quel qualcosa di cui tacciamo sono «la verità», siamo noi quelli di cui tacciamo.
*Per l’idea ci vuole la parola, senza la parola non c’è scambio, giusto un brulichio nella coscienza, come formiche sulla pelle.
*Un’opera letteraria non è solo quello che lo scrittore (e il libro) dice, e nemmeno la maniera in cui viene presentata, ma è prima di tutto l’atmosfera che circonda il libro. Il libro diventa «vivo» in quest’atmosfera; altrimenti è simile a un corpo celeste raffreddato che riluce ma non avendo atmosfera non ha vita. Quest’atmosfera non cessa di esistere alla morte dello scrittore. Come nella vita reale, anche in letteratura vi sono personalità che muoiono lentamente, e anche dopo rimane comunque qualcosa della loro essenza, che si sprigiona dai loro libri come ai defunti continuano a crescere i capelli e le unghie. Perciò è viva la personalità di Tolstoj, perciò è vivo Proust…
*Perché un’opera rimanga viva lo scrittore deve sapere che da qualche parte esiste, nel presente o nel futuro, quell’essere particolare, quel fenomeno dialettico che è il lettore, alleato e insieme nemico. Che chiama e contemporaneamente respinge. C’è qualcosa di sensuale in questo fenomeno, qualcosa di allettante e di minaccioso. Il lettore è il compagno, come in amore la donna.
*Lo scrittore, che tra miseria e distruzione – che in guerra e in pace sono la condizione umana – si giustifica e assicura di «sentire sinceramente» quel che scrive, dimentica la regola secondo cui non esiste letteratura «sincera». Nella letteratura, come nella vita, solo chi tace è «sincero»: nell’attimo in cui qualcuno parla a un pubblico non è più «sincero», ma scrittore, o attore, perciò uomo che civetta.
*Qual è la vera ragione della crudeltà umana? La volontà di sopprimere? Le basi della vita organica sono le proteine e gli acidi nucleici. Occorrono miliardi di anni perché su un pianeta dotato di biosfera una molecola si disponga nella catena evolutiva per diventare un organismo complesso. La molecola non è crudele… Ma questa stessa molecola, nella variante evoluta, l’uomo, lo è. Perché?… Nessun altro organismo è incline alla crudeltà, solo l’uomo. Il panico che assale l’uomo perché sa che un giorno dovrà morire può essere la ragione della sua crudeltà? Non sappiamo nulla; tutti noi viventi siamo condannati a morte, dei condannati a morte chiamati alla vita da un cieco caso, vagolanti in un universo buio e indifferente.
*Ogni poeta è un mistico, altrimenti non è un poeta, solo un fabbricante di versi. Ma vi sono dei mistici, Valéry ad esempio, che non hanno un Dio. E provano allora un’eterna nostalgia per una divinità che ai loro occhi abbia un significato nell’Universo.
*Così come le religioni hanno sempre cercato di ostacolare il formarsi delle libere opinioni, per loro pericolose, allo stesso modo i sistemi di potere politico ed economico dell’epoca della massificazione – il comunismo e la civiltà dei consumi postindustriale, altrettanto nemici del libero pensiero – fanno di tutto per tenere le masse umane in stato di infantilismo spirituale. I fondatori di religioni hanno sempre fatto credere agli uomini di essere stati creati da Dio a suo immagine e non confessano che in realtà sono stati gli uomini a creare Dio a propria somiglianza.
*«Umanesimo» è la disposizione dell’animo che non confida nelle risposte sovrannaturali al problema della morte e non si aspetta la soluzione delle questioni terrene da forze sovrumane: per opera della cieca volontà del caso in un universo abbandonato, indifferente e ostile aveva preso forma un mammifero bipede, l’uomo, unico essere vivente che trovi un assetto nel mondo prescindendo dai suoi istinti.
*Ma nella Luce ci si può solo immergere, come nell’oceano: l’uomo non vi può vivere stabilmente, perché perde i sensi. Solo nella penombra è possibile vivere – vivere, cioè progettare e poi agire.
*Come capita nella vita: vediamo e sappiamo bene, nei momenti cruciali, le molte cose che sarebbe stato meglio non fare, non esternare… ma poi l’istante del ripensamento passa e rimane, con le tante incertezze, i difetti e anche i peccati, il «tutto», che è com’è perché non può essere diverso. E alla fine siamo responsabili solo del «tutto», i dettagli non contano.
*Colui che conosce un solo libro è sempre pericoloso: è il tipo che si accosta ai problemi della vita senza elasticità mentale e con rigidi pregiudizi.
 
==''La sorella''==
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*Sándor Márai, ''La sorella'' (A nővér), traduzione di Antonio Sciacorelli, Adelphi Edizioni, Milano 2006.
*Sándor Márai, ''Divorzio a Buda'' (''Válás Budán''), traduzione di Laura Sgarioto, Adelphi Edizioni, Milano 2002.
*Sándor Márai, ''Terra, Terra!...'' (''Föld, föld...!''), traduzione di Katinka Juhász, Adelphi Edizioni, Milano 2005.
 
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